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sabato, Dicembre 14, 2024

Dalla Cop28 il messaggio è chiaro: l’aria condizionata fa male. I consigli del report UNEP

Tra gli argomenti meno dibattuti ma su cui si è espressa la Cop28 c'è anche il raffreddamento. A partire dal report dell’Unep “Come soddisfare la domanda di raffreddamento riducendo le emissioni”. Nel quale si consiglia l’adozione di misure chiave per diminuire il consumo energetico

Carlotta Indiano
Carlotta Indiano
Classe ‘93. Giornalista freelance. Laureata in Cooperazione e Sviluppo e diplomata alla Scuola di Giornalismo della Fondazione Basso a Roma. Si occupa di ambiente ed energia. Il suo lavoro è basato su un approccio intersezionale, femminista e decoloniale. Scrive per IrpiMedia e collabora con altre testate.

Si è conclusa la Cop28 e si tirano le somme. Le questioni irrisolte sono ancora molte e tra gli “hot topic” c’è proprio il raffreddamento. “Con l’aumento delle temperature, è fondamentale lavorare insieme per migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni del settore del raffreddamento, aumentando al contempo l’accesso al raffreddamento sostenibile. Questo accesso è particolarmente importante per le comunità più vulnerabili, che spesso hanno contribuito in misura minore ai cambiamenti climatici, ma sono le più esposte ai loro impatti”, ha dichiarato Sultan Al Jaber, presidente della Cop28.

Il petroliere ha fatto sentire la sua voce sulla questione soprattutto perchè gli Emirati Arabi Uniti, paese ospitante della Cop28, hanno inaugurato un’iniziativa congiunta con la Cool Coalition, un progetto che promuove un approccio olistico per soddisfare le esigenze di raffreddamento sia dei Paesi industrializzati che di quelli del Sud del mondo attraverso la riprogettazione urbana e degli edifici, l’efficientamento energetico, le energie rinnovabili e l’accumulo termico. Dall’alleanza nasce la Global Cooling Pledge che ha redatto il report Unep su come affrontare la crisi climatica soddisfando la domanda di raffreddamento e riducendo le emissioni: “Global Cooling Watch, Keeping it Chill: How to meet cooling demands while cutting emissions”.

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente stima infatti che più di 1 miliardo di persone sono ad alto rischio di caldo estremo a causa della mancanza di accesso al raffreddamento. La maggior parte vive in Africa e in Asia. Inoltre, quasi un terzo della popolazione mondiale è esposto a ondate di calore mortali per più di 20 giorni all’anno.

Ma, se seguiremo le raccomandazioni contenute in questo rapporto, avremo un mondo più fresco e migliore per tutti. Almeno stando a quanto dice Sultan Al Jaber, vero vincitore della 28esima edizione della Conferenza annuale sui cambiamenti climatici.

Leggi anche: lo Speciale sulla Cop28

I suggerimenti dell’ONU

L’adozione di queste misure consentirebbe di tagliare almeno il 60% delle emissioni dell’intero settore previste entro il 2050, di garantire l’accesso universale a un sistema di raffreddamento salvavita, di ridurre la pressione sulle reti energetiche tra l’1.5 e i 2 terawatt e di risparmiare fino a 22mila miliardi di dollari entro il 2050.

L’Unep parte dal presupposto che, in base alle politiche attuali, da qui al 2050 la capacità installata di apparecchiature di raffreddamento a livello globale triplicherà, determinando un consumo di elettricità più che raddoppiato. Di conseguenza si prevede che le emissioni dovute al raffreddamento saliranno a 6,1 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente (CO2e) nel 2050, pari a oltre il 10% delle emissioni globali previste per quell’anno, un calcolo basato sullo Scenario delle politiche attuali del Rapporto sul divario di emissioni 2023 del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

Questo rapido aumento del raffreddamento metterà a dura prova le reti elettriche di molti Paesi, rappresentando un ostacolo importante per la transizione in corso dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabili. L’aumento della domanda di apparecchiature che consumano molta energia, come i condizionatori d’aria e i refrigeratori, farà aumentare le emissioni indirette dovute al consumo di elettricità e quelle dirette dovute al rilascio di gas refrigeranti nelle apparecchiature di raffreddamento, la maggior parte dei quali ha un potenziale di riscaldamento globale molto più elevato dell’anidride carbonica.

Leggi anche: Dalla Cop28 restano indietro giustizia climatica e diritti umani. ONU: “L’era dei fossili deve finire con equità”

Raffreddamento sostenibile

Con l’aumento del riscaldamento terrestre, la refrigerazione è diventata una necessità tanto quanto la sicurezza alimentare. In ottica capitalista – produttiva garantisce il comfort termico, mantiene la qualità e la sicurezza degli alimenti dall’azienda agricola alla tavola, ma riduce anche la perdita e lo spreco di cibo e assicura che i vaccini siano stabili e accessibili. Il raffreddamento consente alla forza lavoro di rimanere produttiva e permette alle economie digitali di essere redditizie ma è particolarmente critico per le popolazioni vulnerabili. In quest’ottica il raffreddamento è un fattore chiave del cambiamento climatico che necessita di una pianificazione energetica per rientrare nella transizione “giusta, ordinata e sostenibile” descritta nel documento conclusivo della Cop28.

Secondo il report Unep, dunque, è necessario un passaggio globale e sistematico al raffreddamento sostenibile per ridurre al minimo l’aumento delle emissioni dovute al raffreddamento, aumentando al contempo l’accesso complessivo al raffreddamento per le comunità vulnerabili. Soddisfare la crescente domanda di raffreddamento in modo sostenibile rappresenta una delle maggiori sfide della crisi climatica.

Per questo il report si concentra su tre aree di intervento:

  • un rapida riduzione dei refrigeranti climalteranti
  • standard di efficienza energetica più elevati
  • raffreddamento passivo

Per prima cosa, mentre l’80% dei Paesi ha riconosciuto il raffreddamento sostenibile come una priorità in almeno uno strumento politico o legislativo chiave, solo 53 Paesi hanno stabilito regolamenti o quadri normativi che consentono di agire su tutte e tre le aree necessarie per sostenere un futuro di emissioni di raffreddamento prossime allo zero, per cui si evidenzia la necessità di un quadro normativo definito.

Grazie all’emendamento di Kigali di ottobre 2017 al Protocollo di Montreal, sono state gettate basi normative per l’eliminazione degli idrofluorocarburi (HFC), gas impiegati principalmente come refrigeranti,  e l’integrazione verso refrigeranti a basso potenziale di riscaldamento (GWP Global warming potential).

Il rapporto delinea quindi le azioni da intraprendere nelle strategie di raffreddamento passivo, come l’isolamento, l’ombreggiatura naturale, la ventilazione e le superfici riflettenti mentre inquadra standard di efficienza energetica più elevati attraverso l’aggiornamento degli standard minimi di prestazione energetica e una migliore etichettatura.

Queste tre aree di intervento permetterebbero ad altre 3,5 miliardi di persone di beneficiare di frigoriferi, condizionatori d’aria o raffreddamento passivo entro il 2050; ridurre le bollette dell’elettricità per gli utenti finali di 1.000 miliardi di dollari nel 2050 e di 17mila miliardi di dollari cumulativamente tra il 2022 e il 2050; ridurre il fabbisogno di energia di picco di 1,5-2 terawatt (TW) ed evitare investimenti per la produzione di energia elettrica dell’ordine di 4-5.000 miliardi di dollari.

Un altro elemento da sfruttare secondo l’Unep è la finanza climatica: la Banca Mondiale utilizza il suo rating obbligazionario AAA per raccogliere fondi dai mercati internazionali con obiettivi di sostenibilità. Ciò ha comportato l’emissione di obbligazioni verdi, obbligazioni blu e obbligazioni per la protezione delle foreste e della biodiversità. I criteri di ammissibilità per i green bond includono alcune misure di raffreddamento sostenibile, come i progetti che riducono il consumo netto di energia negli edifici, riducono la perdita o lo spreco di cibo e migliorano l’efficienza energetica dei centri di dati.

Leggi anche Emissioni record e scarsa ambizione sulle fossili: l’Unep striglia i governi in vista della Cop28

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