Come possono i giovani prepararsi per indirizzare il mercato del lavoro verso modelli più circolari e sostenibili? E quali sono le competenze chiave che non possono mancare a un giovane imprenditore circolare? Per rispondere a queste domande, l’associazione studentesca AEGEE-Europe ha realizzato un sondaggio intervistando cinquanta imprenditori di varie nazioni europee (Italia, Estonia, Olanda, Portogallo e Spagna), attivi nell’economia circolare, per chiedergli quali sono secondo loro le attitudini, le conoscenze e le competenze più rilevanti nel proprio lavoro.
Il risultato è stato un report dal titolo “Youth competencies in the circular economy labour market – A taxonomy of competencies”, realizzato all’interno del progetto Circular Economy – Sustainable Competences for Youth (CESCY), finanziato dal programma Erasmus + dell’Unione Europea. Le skill più importanti, in base alle risposte degli imprenditori circolari, sono state la capacità di lavorare in squadra, la collaborazione, le abilità comunicative, il pensiero critico e sistemico e il problem solving. Sono state ritenute fondamentali anche qualità come la creatività, la capacità di adattamento, la motivazione e l’etica. E, ovviamente, la comprensione dei principi dell’economia circolare.
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Il mercato del lavoro sta cambiando, le competenze sono le stesse
Sono tutte caratteristiche indispensabili che i giovani devono padroneggiare per adattarsi alla transizione ecologica e circolare. La questione, infatti, va al di là dell’attrezzare i giovani per essere competitivi sul mercato del lavoro, poiché il mercato del lavoro stesso sta evolvendo verso la circolarità, ridefinendo il concetto di risorse, di catena del valore, di utilizzo di un bene: in poche parole sono competenze e conoscenze utili per il mondo del futuro.
Questa transizione sarà, in ogni caso, ad alta intensità occupazionale. Secondo la United States Environmental Protection Agency, per ogni 10.000 tonnellate di prodotti e materiali di scarto, si crea un posto di lavoro se questi vengono inceneriti, sei posti di lavoro se conferiti in discarica, 36 posti di lavoro se riciclati e fino a 296 posti di lavoro se rigenerati e riutilizzati. Questo cambiamento non solo aumenterà la domanda per i ruoli esistenti nella gestione e riparazione delle risorse, ma richiederà anche nuove combinazioni di competenze e metodologie di lavoro.
Come è emerso dalle risposte degli imprenditori, non è però del tutto corretto parlare di nuove competenze circolari. Le competenze necessarie in un’economia circolare sono simili a quelle di un’economia lineare (ad esempio, progettare un prodotto circolare richiede le stesse capacità di progettazione di un prodotto lineare). La differenza sta nel contesto/contenuto piuttosto che nella competenza in sé. Un intervistato lo ha sottolineato chiaramente: si tratta piuttosto di conoscere le proprie competenze e di utilizzarle in un contesto circolare.
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Le attitudini di un giovane imprenditore circolare
A un giovane imprenditore circolare, a giudizio degli intervistati, sono richieste alcune attitudini particolari: per prima cosa adattamento e flessibilità, che riguardano la capacità di rispondere in modo appropriato a circostanze impreviste. Poiché l’economia circolare si basa su connessioni locali, è necessario adattarsi al contesto e conoscere gli attori locali (aziende, comunità, necessità del territorio) e le risorse disponibili per avviare un’attività. E poi avere la flessibilità per fronteggiare i primi ostacoli, come un sistema economico ancora lineare o la mancanza di consapevolezza dei clienti.
Nell’economia circolare le risorse sono trattate in modo differente. I vecchi prodotti trovano nuove applicazioni con funzioni completamente diverse o sono offerti come servizi. Si creano nuovi prodotti a partire dagli scarti. Tutto ciò richiede un’accentuata creatività. Secondo il Circularity Gap, l’attuale sistema economico è circolare per meno del 9%. Ciò significa che attualmente non vi è un’abbondanza di esempi di imprese circolari in diversi settori. Pertanto, è necessario pensare fuori dagli schemi per avere una visione a lungo termine di un mondo circolare come imprenditore o ideatore di prodotti circolari.
La mentalità e la motivazione sono gli aspetti fondamentali che distinguono l’imprenditore circolare da quello lineare. I valori condivisi con l’azienda e la passione per la sostenibilità aiutano i dipendenti ad andare avanti anche quando i risultati desiderati non vengono raggiunti immediatamente nei tempi previsti. La motivazione aiuta a vedere il fallimento come una nuova sfida. Inoltre la motivazione riduce lo stress, stimola la crescita continua e favorisce l’imprenditorialità.
Gli intervistati hanno sottolineato la centralità dell’etica nel contesto lavorativo, evidenziandone diverse sfaccettature fondamentali. Tra queste, l’empatia verso i colleghi, il rispetto per la natura e per le generazioni future sono qualità etiche particolarmente apprezzate. La coerenza è vista come una virtù irrinunciabile ma difficile da mantenere, poiché richiede la capacità di ammettere gli errori e di riflettere sui costi ambientali e sugli sprechi, con l’obiettivo di ottimizzare le risorse disponibili. La resilienza e la persistenza sono altre qualità cruciali, in quanto aiutano a non farsi sopraffare dalle difficoltà nel vivere pienamente i propri principi etici. Inoltre la trasparenza nel processo produttivo è considerata essenziale.
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Le conoscenze per un modello di business circolare
Chi ambisce a guidare un’azienda orientata all’economia circolare deve possedere una serie di conoscenze imprescindibili. Prima di tutto serve la consapevolezza del valore aggiunto che i modelli di business circolari possono offrire: ad esempio, riutilizzare il flusso dei rifiuti si rivela spesso una scelta più economica rispetto all’acquisto di materie prime. Un imprenditore leader nell’economia circolare deve, inoltre, essere in grado di integrare i principi dell’economia circolare in tutti i processi aziendali, inclusi i servizi, gli acquisti, l’utilizzo dei materiali, la fabbricazione dei prodotti e il consumo energetico.
Un imprenditore circolare deve dare priorità alla prevenzione dei rifiuti, considerando fin dall’inizio il destino di un prodotto alla fine del suo ciclo di vita ed essere capace di trovare soluzioni innovative ai problemi legati alla loro gestione. Inoltre è essenziale mantenere un equilibrio tra il profitto e l’impatto positivo sulla società e sulla natura. Deve preferire la produzione locale nella propria comunità piuttosto che esternalizzare alle grandi aziende e privilegiare l’utilizzo di materie prime e industrie locali rispetto ai mercati esteri. La comprensione del comportamento dei consumatori è indispensabile per il successo di un’impresa, così come la capacità di indirizzarli verso alternative più sostenibili.
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Le skill per l’economia circolare
Dal punto di vista delle competenze vere e proprie, capacità di lavorare in team e collaborazione sono due skill particolarmente apprezzate per chi vuole fare business circolare. L’economia circolare richiede, infatti, un approccio multidisciplinare, che a sua volta impone di lavorare in team e dunque significa sapere ascoltare, mettersi in discussione, esprimere le proprie idee in maniera assertiva ed essere empatici. I giovani futuri imprenditori circolari devono apprendere le tecniche per incoraggiare il lavoro in team e quelle di leadership per motivare e coinvolgere dipendenti e partner commerciali.
Tutto ciò viene facilitato da una comunicazione efficace, ovvero saper parlare con il linguaggio adatto per ciascuno degli interlocutori. Un’azienda circolare è obbligata a comunicare in maniera chiara la propria vision, gli obiettivi e i valori. Sapere usare le tecniche di storytelling permette di comunicare l’anima del prodotto e aiuta a costruirvi intorno una comunità di clienti fondata sugli stessi principi.
Perciò è necessario avere un modo di pensare sistemico, uno sguardo d’insieme che coinvolga l’intera catena del valore. Al pensiero sistemico va affiancato il pensiero critico, utile nella progettazione del modello di business, di un prodotto o nella riduzione dei rischi. Un imprenditore circolare deve essere in grado di rispondere alle domande critiche che altri potrebbero porsi in futuro: come fa questo prodotto a risparmiare risorse, a prevenire gli sprechi e l’inquinamento e a ripristinare i sistemi naturali?
Tuttavia gli intervistati concordano sul fatto che non esiste un unico modo migliore per progettare un modello di business circolare. L’economia circolare nella pratica è una scoperta quotidiana. Alcuni degli intervistati la definiscono un banco di prova perenne, dove non è mai detto che ciò che si prova funzioni. Pertanto è necessario sperimentare costantemente il modello di business applicando i principi del design thinking: adottate una mentalità di apprendimento continuo, formulare in ogni occasione ipotesi da convalidare, chiedersi incessantemente il “perché” di una determinata spiegazione, mettere sempre in discussione le proprie idee al termine di un dibattito costruttivo.
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