Dopo lo stop, l’anno scorso, ai lavori per preparare un decreto che avvii il sistema di responsabilità estesa del produttore per i prodotti tessili (EPR-Extended producer responsibility), il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), su sollecitazione della filiera produttiva nazionale, ha rimesso in moto la macchina. Una serie di incontri con gli stakeholders produttivi si sono svolti in via Cristoforo Colombo l’8 ottobre scorso, con un primo obiettivo raggiunto: si riparte da una delle versioni del decreto circolate l’anno scorso, per metterla a punto, e sottoporla a consultazione, per rendere il testo definitivo probabilmente entro il secondo trimestre 2025.
L’8 ottobre scorso al Mase erano presenti diverse delegazioni, ricevute in due diversi incontri. Il primo ha visto i rappresentanti del ministero (Laura D’Aprile, capo del Dipartimento per la transizione ecologica, e Luca Proietti, Direttore generale DG economia circolare) confrontarsi con Confindustria, Confindustria Toscana Nord e Sistema moda Italia (SMI). Al secondo incontro, Proietti ha incontrato il Consorzio per il riuso e il riciclo tessile (Corertex) e Astri, la pratese Associazione tessile riciclato italiana.
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I 12 punti di Confindustria e Sistema moda Italia
L’abbrivio a questi incontri è stato dato dall’invio al Mase, a luglio, di un documento in 12 punti predisposto da Confindustria e SMI: “Principi per l’introduzione di un ottimale regime EPR tessile condivisi dal sistema Confindustriale del settore tessile/moda”. Invio accompagnato dalla richiesta di un incontro.
Il documento tocca punti cruciali del sistema EPR: come la partecipazione ai sistemi dei produttori (PRO) anche degli operatori del monte della filiera, che si vuole partecipino anche al Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili (CORIT), cui spetterebbe la definizione di linee di indirizzo affinché il mercato delle materie prime seconde sia improntato ai principi di trasparenza e non discriminazione; inoltre secondo Confindustria e SMI la proprietà del rifiuto tessile urbano dovrebbe essere dei Comuni, che la gestiscono attraverso convenzioni i consorzi; viene richiesta poi una specifica previsione per chiarire i meccanismi di flusso finanziario legato al contributo ambientale nei confronti dei soggetti a monte della filiera (il mondo produttivo); le associazioni chiedono infine che i Sistemi dei Produttori possano volontariamente effettuare attività di gestione dei rifiuti tessili pre-consumo per accrescere al massimo la circolarità della filiera, naturalmente al di fuori delle attività relative all’EPR.
Il senso del documento ce lo sintetizza Mauro Chezzi, vicedirettore Sistema Moda Italia e referente associativo del Consorzio Retex.green. “Il documento rappresenta l’importanza di introdurre un regime EPR che sia anche strumento di politica industriale. Il tema sottostante a questo documento è che il tessile moda non è un settore come gli altri normati dall’ EPR: perché le pile, le batterie e anche gli elettrodomestici non sono un core business del tessuto produttivo italiano, non sono come il tessile moda o, se vogliamo trovarne un altro, il design e arredo. Non sono il classico made in Italy”. Per questo, spiega ancora, “andare ad intervenire su un’industria che ha questa importanza, questo peso all’interno dell’economia italiana, richiede cure e attenzioni, direi un di più di presa in carico da parte della pubblica amministrazione, dei decision maker, in termini di accompagnamento e valorizzazione del know how e delle specificità delle aziende”.
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Gli esiti delle riunioni al MASE
“La riapertura del tavolo sull’EPR è un fatto positivo”, ci dice Francesco Marini, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord. “Occorre partire dai 12 punti che rappresentano la posizione politica di sintesi di Confindustria; il caposaldo, per noi imprescindibile, di questa operazione è che si abbia sempre presente la tutela degli interessi dell’intera filiera produttiva del tessile-abbigliamento”.
Soddisfazione anche in SMI, che con EconomiaCircolare.com parla di un incontro “fruttuoso”. “Abbiamo raccolto due importanti disponibilità da parte del ministero in generale e dell’ingegner Proietti in particolare. La prima: riaprire subito il cantiere dell’EPR tessile”, racconta Mauro Chezzi. E si riapre, anche questa una buona notizia per la filiera, da un testo meno inviso al sistema produttivo rispetto a quello di partenza: “La seconda bozza di decreto, che noi abbiamo chiamato la ‘bozza non bozza’ redatta dagli uffici del ministero che teneva conto delle osservazioni degli stakeholders. Bozza fatta circolare nel ministero ma mai ufficializzata e anzi disconosciuta in quanto errore di trasmissione di un documento interno”.
La seconda apertura riguarda il timing: “Abbiamo convenuto la necessità di celerità nel processo. Non sono emersi tempi prestabiliti. Noi abbiamo assicurato al ministero che a brevissimo il sistema Confindustria invierà un contributo per la modifica della ‘bozza non bozza’. Sul testo rivisto con le nostre osservazioni ci saranno poi alcuni passaggi di sondaggio tra gli stakeholders e poi la vera e propria consultazione, che coinvolgerà anche i consorzi”. A Chezzi abbiamo chiesto una previsione sulla tempistica: “Considerando i tempi tecnici per la consultazione, un paio di mesi tra Consiglio di Stato e Corte dei Conti, nella migliore delle ipotesi potremmo avere un decreto EPR tessili nel secondo trimestre 2025”.
Anche il bilancio del secondo incontro – quello promosso dall’onorevole di Fratelli d’Italia, Chiara La Porta, a cui hanno preso parte il presidente e il vicepresidente del Consorzio per il riuso e il riciclo tessile, Raffaello De Salvo e Fabio Marseo, e il vicepresidente di Astri, Sauro Guerri – è positivo: “L’incontro ci è sembrato proficuo – spiegano Corertex e Astri in una nota stampa-. Il ministero ci ha consegnato anche un documento con dodici punti sull’EPR sui quali collaboreremo per evidenziarne problematiche o per dare consigli utili in merito alla stesura del documento”.
I pratesi hanno chiesto al ministero “un impegno netto per scongiurare che in Europa si prendano decisioni e si applichino normative sfavorevoli al distretto pratese, che potrebbero comprometterne il futuro”. Il suggerimento è stato di “implementare e migliorare il sistema attuale di gestione dei cicli post consumo piuttosto che rifondare completamente l’intero percorso con conseguenti maggiori costi e il rischio di minori garanzie di tenuta occupazionale”.
Tra i desiderata di Corertex e Astri, anche alcuni paletti nella struttura dei consorzi: “Un modello di gestione potrebbe essere quello dei Raee con tutta una serie di correttivi. Ad esempio, sarà fondamentale la presenza di una governance diffusa e di una maggiore attenzione agli stakeholder, guardando quindi all’interesse della collettività (a partire dai cittadini) e non solo a quello economico”.
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