La sfida che l’Unione Europea si appresta ad affrontare con le materie prime critiche si può vincere solo attraverso l’economia circolare: è la tesi di fondo di Erion, il sistema multi-consortile per la gestione di differenti tipologie di rifiuti, dai prodotti elettronici alle batterie, dagli imballaggi ai prodotti del tabacco e al tessile.
Una tesi ribadita recentemente in un workshop rivolto agli associati e ai produttori che sempre più spesso dovranno maneggiare questi temi per intraprendere la doppia transizione, green e digitale, in cui un ruolo centrale è svolto proprio dalle materie prime critiche, cioè quei minerali e quei metalli di cui si parla sempre più spesso (litio, cobalto, terre rare) e di cui si prevede un ampio utilizzo nei più disparati settori, dalle turbine eoliche agli smartphone fino ai droni.
Dal 23 maggio nei 27 Stati membri dell’UE è in vigore l’atteso regolamento sulle materie prime critiche, meglio noto come Critical Raw Materials Act. Il testo definitivo adottato individua due elenchi di materie: 34 critiche e 17 strategiche. Il regolamento sulle materie prime critiche stabilisce tre parametri di riferimento per la copertura del consumo annuo di materie prime dell’UE, da raggiungere entro il 2030: il 10% da estrazione locale; il 40% da trasformare nell’UE e il 25% da materiali riciclati.
Anche l’Italia si è mossa per tempo, attraverso un decreto legge voluto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Ma quali sono le informazioni da conoscere, le date da rispettare e gli obiettivi da conseguire?
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La partita delle materie prime critiche la si vince tutti insieme
Il sistema Erion è composto da sei consorzi di settore scelti da 2500 produttori. A loro si è rivolto, nel workshop interno del 13 giugno, Danilo Bonato, direttore generale di Erion Compliance Organization (ECO), la piattaforma che fornisce servizi di compliance normativa nonché consulenza in ambito economia circolare in favore dei produttori dei sei consorzi. Nel 2023 Erion ha gestito 252.272 tonnellate di rifiuti, con oltre 137 milioni di euro di valore economico generato e oltre 200mila tonnellate di materie prime seconde riciclate. Numeri importanti e che secondo il sistema-multiconsortile per la Responsabilità Estesa dei Produttori (EPR) sono destinati a crescere. Una premessa fondamentale perché è proprio ai rifiuti, e in particolar modo ai RAEE, che si deve guardare per un maggiore approvvigionamento di materie prime critiche.
Le azioni intraprese dall’Unione europea in questo campo sin dal 2008 si sono rivelate finora, e purtroppo, poco incisive. Quel che è necessario, secondo Bonato, è uno sforzo maggiore a livello di cooperazione. Perché la partita la si vince se si gioca tutti insieme. “Gli Stati membri da soli non sarebbero in grado di conseguire gli obiettivi. Gli sforzi per incrementare i volumi di materie prime critiche non sarebbero efficaci a livello nazionale. In assenza di coordinamento e cooperazione tra Stati membri e Commissione vi sarebbe una duplicazione degli sforzi, con forti inefficienze” ha ammonito il dg di ECO.
Non è un caso che per il Critical Raw Materials Act la Commissione abbia optato per il regolamento come forma dell’atto giuridico. Un regolamento, come è noto, consente di stabilire prescrizioni applicabili direttamente alle autorità nazionali e agli operatori economici, contribuendo a garantire che esse siano applicate in modo tempestivo e armonizzato e determinando una maggiore certezza giuridica. Senza le “interpretazioni” di ogni Stato membro che invece le direttive consentono.
Va sottolineato poi il carattere di interdipendenza tra atti legislativi sulle materie prime critiche: il Critical Raw Materials Act è coerente in maniera generale con il Green Deal, con normativa europea sul clima e altre normative dell’UE; e allo stesso tempo dialoga con il regolamento Batterie, con la direttiva WEEE e altre norme europee sulla gestione rifiuti in cui sono presenti materie prime critiche.
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I capitoli circolari del Critical Raw Materials Act
Tre sono, secondo Bonato, i capitoli chiave in ottica circolare del Critical Raw Materials Act:
- capitolo 3, in cui si parla di “rafforzare la catena del valore”, e dove vengono stabilite alcune priorità: fissare i target, introdurre i progetti strategici, stabilire condizioni abilitanti per realizzarli con successo;
- capitolo 4, incentrato sul monitoraggio e l’attenuazione dei rischi: definire gli stress test sulle catene del valore, coordinare le scorte strategiche, preparare le imprese a gestire i rischi;
- capitolo 5, dove a fianco all’obiettivo della sostenibilità vengono indicate le modalità per raggiungerla: migliorare la circolarità, introdurre certificazioni sull’impronta ambientale, assicurare conformità e vigilanza.
Tra i parametri di riferimento dell’art.5 del regolamento europeo c’è la moderazione della domanda. Vale a dire, come ricorda ancora Bonato, che bisogna aumentare gli sforzi per incentivare il progresso tecnologico e l’uso efficiente delle risorse per contenere il previsto aumento del consumo di materie prime critiche nell’UE al di sotto della proiezione di riferimento.
All’art.6 si parla del «progetto relativo alle materie prime critiche»: qualsiasi impianto pianificato o espansione significativa pianificata o riconversione di un impianto esistente attivo nell’estrazione, nella trasformazione o nel riciclaggio di materie prime critiche. Si tratta probabilmente del tentativo più evidente di una maggiore autonomia, affinché il Vecchio Continente possa uscire dalla storica dipendenza della Cina, che sul campo delle materie prime critiche detiene la leadership in ogni ambito, dall’estrazione al riciclaggio. All’art.7 si indica come avviene questa selezione: la Commissione informa il comitato delle materie prime critiche (ci torneremo tra poco) sulle domande considerate complete. Il comitato emette un parere e, tenuto conto del parere del comitato, la Commissione adotta la decisione di riconoscimento del progetto come strategico entro 90 giorni dal riconoscimento della completezza della domanda e la notifica al richiedente. I progetti strategici ottengono lo status di massima rilevanza nazionale possibile, laddove tale status esista nel diritto nazionale, e sono trattati di conseguenza nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni.
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Il comitato delle materie prime critiche e l’importanza della certificazione
Dati gli ambiziosi obiettivi fissati dalle istituzioni europee era facile prevedere forme di accompagnamento per gli Stati membri. In tal senso va inteso il “comitato delle materie prime critiche”, composto da rappresentanti degli Stati membri, uno per Stato, e la Commissione europea. Il presidente del comitato, ricorda ancora Bonato, può inoltre invitare rappresentanti delle imprese, in particolare delle PMI, della società civile, del mondo accademico, dei sindacati, delle autorità locali o regionali, di Paesi terzi nonché dell’Agenzia europea per la difesa, dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, dell’Agenzia europea dell’ambiente e del Servizio europeo per l’azione esterna a partecipare alle riunioni del comitato o dei suoi sottogruppi permanenti o temporanei in qualità di osservatori o a presentare contributi scritti.
Il comitato delle materie prime critiche:
- si riunisce almeno ogni tre mesi, per la valutazione delle domande relative a progetti strategici, ogni sei mesi, per mettere a punto il monitoraggio a norma del capitolo 4, una volta all’anno, per discutere i progressi compiuti nell’attuazione degli obblighi degli Stati membri connessi all’esplorazione di cui al capitolo 3.
- discute dell’attuazione dell’articolo 9 e condivide le migliori prassi al fine di accelerare la procedura di autorizzazione dei progetti.
- propone alla Commissione orientamenti per l’attuazione dell’articolo 9.
- discute dell’attuazione dei progetti strategici e delle misure che potrebbero essere adottate dal promotore del progetto o dagli Stati membri e consiglia la Commissione in merito alla valutazione del sistema d’acquisto in comune a norma dell’articolo 25.
La produzione di materie prime critiche, fa notare Bonato, provoca infatti impatti ambientali rilevanti. Al fine di limitare tali impatti e incentivare la produzione di materie prime critiche più sostenibili il Critical Raw Materials Act conferisce alla Commissione il potere di elaborare un sistema per il calcolo dell’impronta ambientale. Dal quale poi dovrà essere stabilita una certificazione ad hoc. Come ricorda Bonato, già oggi un certificazione può essere ottenuta nel contesto di un’ampia gamma di sistemi di certificazione pubblici e privati, aventi portata e livelli di rigorosità diversi.
Per il direttore generale di Erion Compliance Organization, tuttavia, devono essere fissati alcuni paletti:
- il sistema dovrebbe basarsi sulla considerazione di metodi di valutazione scientificamente validi e di norme internazionali pertinenti nell’ambito della valutazione del ciclo di vita.
- l’obbligo di dichiarare l’impronta ambientale di una materia prima critica dovrebbe essere applicato solo quando si è giunti alla conclusione che esso contribuirebbe agli obiettivi climatici e ambientali dell’Unione facilitando l’approvvigionamento di materie prime critiche con minore impronta ambientale.
- una volta adottate le pertinenti norme di calcolo, la Commissione dovrebbe definire classi di prestazione per le materie prime critiche, consentendo così ai potenziali acquirenti di confrontare agevolmente la relativa impronta ambientale delle materie prime critiche disponibili.
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Le scadenze e le date da tenere a mente
Sono tantissime le scadenze e le date fissate dal regolamento europeo sulle materie prime critiche, e puntualmente ricordate da Danilo Bonato al workshop del 13 giugno. La prima data è prossima. Entro il 24 agosto la Commissione dovrà valutare le domande di riconoscimento per i progetti relativi alle materie prime critiche. Le successive date di scadenza verranno fissate regolarmente, almeno quattro volte l’anno. A proposito di progetti strategici: entro il 24 novembre la Commissione dovrà adottare un atto di esecuzione che stabilisca un modello unico che i promotori di progetti sono tenuti a utilizzare per le domande.
E ancora: entro il 24 febbraio 2025 ogni Stato membro dovrà istituire o designare una o più autorità quali punti di contatto unici. I punti di contatto unici sono incaricati di facilitare e coordinare la procedura di rilascio delle autorizzazioni e di fornire informazioni sugli elementi di cui all’articolo 18 (accessibilità online delle informazioni). D’altra parte che sia più conveniente per le imprese puntare sulle materie prime seconde e non sulle risorse estrattive lo dimostrano anche le indicazioni del Critical Raw Materials Act: se per i progetti estrazione i tempi previsti sono di 27 mesi, per quelli relativi alla trasformazione e al riciclaggio si restringono a 15 mesi.
Per quel che riguarda l’estrazione, ricorda di nuovo il dg di ECO, entro il 24 maggio 2025 ogni Stato membro elabora un programma nazionale di esplorazione generale per le materie prime critiche. Tali programmi sono sottoposti a riesame almeno ogni cinque anni. Inoltre sempre entro il 24 maggio 2025 si dovrà mettere a disposizione del pubblico su un sito web ad accesso libero mappe che riportano informazioni di base relative alle mineralizzazioni contenenti materie prime critiche – in Italia, come abbiamo scritto, se ne occuperà l’Istituto Superiore di Protezione Ambientale (ISPRA).
Sempre entro il 24 maggio 2025 ed entro 12 mesi da ciascun aggiornamento dell’elenco delle materie prime strategiche dovranno essere individuate dagli Stati membri le imprese di grandi dimensioni operative sul loro territorio che utilizzano materie prime strategiche per fabbricare:
- batterie per lo stoccaggio di energia e la mobilità elettrica
- apparecchiature relative alla produzione e all’utilizzo dell’idrogeno
- apparecchiature relative alla produzione di energia rinnovabile
- aeromobili
- motori di trazione
- pompe di calore
- apparecchiature connesse alla trasmissione e allo stoccaggio di dati
- dispositivi elettronici mobili
- apparecchiature connesse alla fabbricazione additiva
- apparecchiature connesse alla robotica
- droni, lanciatori di razzi, satelliti
- chip avanzati
La Commissione, in collaborazione con le autorità nazionali, provvede affinché sia eseguita, almeno ogni tre anni, una prova di stress per ciascuna catena di approvvigionamento di materie prime strategiche. Le prove di stress consistono in una valutazione della vulnerabilità della catena di approvvigionamento, stimando l’impatto di diversi scenari. Almeno ogni tre anni le imprese dovranno effettuare a propria volta una valutazione del rischio della loro catena di approvvigionamento di materie prime strategiche, che comprenda:
- mappatura del luogo in cui sono estratte, trasformate o riciclate;
- analisi dei fattori che potrebbero incidere sul loro approvvigionamento;
- valutazione delle vulnerabilità alle perturbazioni dell’approvvigionamento.
Entro il 24 maggio 2026 la Commissione presenta al Comitato una relazione con gli ostacoli all’accesso ai finanziamenti per i progetti strategici e raccomandazioni per facilitare l’accesso. Sempre entro la stessa data, e quindi entro il 24 maggio 2026 e successivamente ogni due anni, nell’ambito del coordinamento delle scorte strategiche, la Commissione indicherà un parametro di riferimento che indica il livello di sicurezza delle scorte strategiche dell’Unione per ciascuna materia prima strategica. Inoltre potrà formulare pareri indirizzati a Stati membri per aumentare il livello delle scorte strategiche, raccomandando incentivi a favore degli operatori privati che dipendono da determinate materie strategiche come fattori produttivi, affinché costituiscano le proprie scorte strategiche o adottino altre misure per gestire la propria esposizione ai rischi di approvvigionamento.
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Misure nazionali sulla circolarità
Fin qui le misure dove centrale sarà il ruolo della Commissione europea, il cui nuovo assetto (che ha visto la riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza) si insedierà tra luglio e settembre. Ma ci sono poi le misure specifiche del regolamento europeo sulle materie prime critiche che dovranno essere portate avanti dagli Stati membri, come ha ricordato ancora Danilo Bonato. In questa sede analizzeremo soprattutto le misure riferite all’economia circolare.
Entro 2 anni dalla data di entrata in vigore del cosiddetto “atto di esecuzione” (maggio 2025) gli Stati membri attuano programmi nazionali, contenenti misure volte a:
- incentivare progresso tecnologico e efficienza delle risorse al fine di moderare l’aumento previsto del consumo di materie prime critiche nell’UE;
- promuovere la prevenzione dei rifiuti e aumentare il riutilizzo e la riparazione di prodotti e componenti con un potenziale di recupero delle materie prime critiche;
- aumentare la raccolta, la cernita e il trattamento di rifiuti che presentano un rilevante potenziale di recupero delle materie prime critiche e garantirne l’introduzione nel sistema di riciclaggio;
- aumentare l’uso di materie prime critiche secondarie, anche attraverso misure che tengano conto del contenuto riciclato nei criteri di aggiudicazione relativi agli appalti pubblici o incentivi economici per l’uso di CRM secondarie;
- aumentare la maturità delle tecnologie di riciclaggio per le materie prime critiche e promuovere la progettazione circolare, l’efficienza dei materiali e la sostituzione delle materie prime critiche;
- garantire che vi siano misure per dotare la forza lavoro delle competenze necessarie per sostenere la circolarità della catena del valore delle materie prime critiche;
- ove i contributi finanziari devono essere versati dal produttore nel rispetto degli obblighi in materia di EPR stabiliti a norma del diritto nazionale, promuovere la modulazione;
- adottare le misure necessarie per assicurare che le materie prime critiche che sono esportate una volta che abbiano cessato di essere rifiuti soddisfino le pertinenti condizioni di cui alla direttiva 2008/98/CE e ad altro pertinente diritto dell’Unione;
- sostenere l’uso di norme di qualità dell’Unione per i processi di riciclaggio dei flussi di rifiuti contenenti materie prime critiche.
Entro il 24 maggio 2025 la Commissione dovrà poi adottare atti di esecuzione, rivolti agli Stati membri, che specificano un elenco di prodotti, componenti e flussi di rifiuti da considerare dotati di un pertinente potenziale di recupero delle materie prime critiche. Inoltre entro il 24 novembre 2026 la Commissione adotterà un atto di esecuzione che definisce il formato per l’etichettatura di determinati prodotti. A decorrere da due anni dalla sua entrata in vigore qualsiasi persona fisica o giuridica che immetta sul mercato qualsiasi prodotto contenente magneti permanenti – la maggior parte dei magneti permanenti contiene magneti permanenti; riciclarli è possibile ma oggi nell’Unione questo avviene solo su piccola scala o nell’ambito di progetti di ricerca – garantisce che tali prodotti rechino l’etichetta ben visibile, chiaramente leggibile e indelebile che indica se tali prodotti contengono uno o più magneti permanenti e se tali magneti appartengono a uno dei tipi seguenti: neodimio-ferro-boro, samario-cobalto, alluminio-nichel-cobalto, ferrite.
Inoltre entro il 24 maggio 2026 la Commissione adotta un atto delegato al fine di integrare il regolamento stabilendo norme per il calcolo e la verifica della quota di neodimio, disprosio, praseodimio, terbio, boro, samario, nichel e cobalto recuperati dai rifiuti post-consumo presenti nei magneti permanenti incorporati nei prodotti. Entro il 24 maggio 2027 oppure a due anni dalla data di entrata in vigore dell’atto delegato se questa data è successiva, il produttore che immette sul mercato i prodotti contenenti magneti permanenti del tipo neodimio-ferro-boro, samario-cobalto, alluminio-nichel-cobalto e per i quali il peso totale di tutti i magneti permanenti supera i 0,2 kg, pubblica su un sito web a libero accesso le quote di materiali indicati al punto precedente recuperati dai rifiuti post-consumo presenti nei magneti permanenti incorporati nei prodotti.
Entro il 24 novembre 2026 la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione che stabilisce quali materie prime critiche devono essere privilegiate per valutare se l’obbligo di dichiarare l’impronta ambientale di una materia prima critica sia necessario e proporzionato. In più effettua una valutazione preliminare degli impatti al fine di decidere se attuare un atto delegato sull’impronta ambientale. Tale valutazione è basata, tra l’altro, su una consultazione di tutti i portatori di interessi pertinenti. Dal canto loro i produttori che immettono sul mercato materie prime critiche, per le quali la Commissione ha adottato norme di calcolo e di verifica, dovranno rendere disponibili una dichiarazione dell’impronta ambientale. Tale indicazione non si applica alle materie prime critiche incluse nei prodotti intermedi o finali.
Entro il 24 novembre 2026 gli Stati membri stabiliscono le norme relative alle sanzioni applicabili in caso di violazione del regolamento e adottano tutte le misure necessarie per assicurarne l’applicazione. Infine entro il 24 maggio 2028 la Commissione dovrà effettuare una valutazione del regolamento alla luce degli obiettivi perseguiti e dovrà presentare una relazione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo. Insomma: il lavoro per costruire una certa autonomia dalle materie prime critiche sarà lungo e faticosa. E per portarlo a termine serve puntare sull’economia circolare.
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