“Il mondo dipende dai funghi, perché hanno un ruolo fondamentale nel riciclo della materia in tutto il pianeta”, sosteneva il padre della sociobiologia E.O. Wilson. I funghi responsabili della carie bruna del legno, ad esempio, sono i principali decompositori degli alberi nelle foreste boreali e contribuiscono a riciclare l’80 per cento del carbonio delle conifere in tutto il pianeta. E da questo regno variegato e imprevedibile, di cui fanno parte anche lieviti e muffe, potrebbero adesso venire nuove soluzioni per l’economia circolare: dall’abbigliamento al packaging, fino all’edilizia.
Che i funghi non fossero solo un ottimo cibo si è scoperto da tempo. I lieviti sono indispensabili per la panificazione, da un fungo è ricavata la penicillina, un’invenzione farmaceutica che cambiò la storia, e negli anni Sessanta il potere allucinogeno di alcune specie portò migliaia di giovani americani in Messico per viaggi psichedelici e non tutti a Woodstock sapevano che la Lsd veniva sintetizzato dall’Ergot, il fungo della segale cornuta: mentre oggi la medicina si interroga se utilizzarli come antidepressivi o per la terapia del dolore.
E non sono neppure le cose più strabilianti che i funghi sanno fare: si pensi ai funghi-parassiti ingeriti dalle formiche che si sviluppano dentro l’apparato digerente fino ad arrivare al cervello per dare degli stimoli ai neuroni dell’animale, trasformando la formica in una sorta di zombie che li porterà dove è più facile riprodursi, o al fungo più grande del mondo: l’Armillaria ostoyae si trova in una foresta dell’Oregon e ha un’estensione di circa 9,5 chilometri quadrati, pesa circa 11 tonnellate e si stima abbia almeno 2400 anni.
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Le potenzialità della coltivazione dei funghi
Non immaginate, però, un imponente porcino: l’Armillaria ostoyae vive completamente sottoterra. Il cappello del fungo è solo il corpo fruttifero di un organismo sviluppato in gran parte nel substrato attraverso le ramificazioni delle ife, filamenti microscopici attraverso cui il fungo attinge una varietà di enzimi per soddisfare le proprie necessità digestive e che messi assieme formano il micelio. Una manciata di suolo può contenere centinaia di chilometri di miceli.
Sono le straordinarie proprietà del micelio, in particolare la sua facilità di espandersi, e la caratteristica dei funghi di trasformare materiali organici a spingere gli scienziati a cercarne utilizzi alternativi per produrre cibo, foraggio, elementi chimici, carburanti, fibre tessili e materiali per l’edilizia e i trasporti in maniera sostenibile. Insomma: la biotecnologia applicata ai funghi potrebbe essere un alleato nella decarbonizzazione e nel passaggio all’economia circolare. Ecco una lista dei possibili impieghi del micelio.
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Materiali per un’edilizia “green”
Case del futuro costruite con i funghi. Non si parla ovviamente dell’Amanita muscaria dei Puffi, ma di mattoni realizzati con il micelio. L’edilizia è uno dei settori con maggiore impatto sull’ambiente: si spreca una risorsa preziosa e scarsa come l’acqua e i cementifici sono impianti industriali molto inquinanti. Avere a disposizione materiali “green” e a basso costo è una soluzione ideale per liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili dell’industria delle costruzioni e ridurre le emissioni di CO2.
Oltre ad avere interessanti proprietà: i mattoni di micelio sono ignifughi, isolanti, resistenti e facili da modellare, capaci di autoriparazioni e durevoli. Il micelio colonizza rifiuti agricoli come paglia o scarti del mais e un successivo trattamento chimico uccide il fungo in modo che crescendo non intacchi la struttura portante dell’edificio. Il materiale, inoltre, è più facilmente biodegradabile in caso di demolizione. Il micelio può essere anche mescolato con i calcinacci e i rifiuti edili per creare un nuovo materiale: una soluzione particolarmente adatta per costruire in fretta nuove abitazioni temporanee nelle zone colpite da disastri ambientali.
Per il momento, siamo però solo a livello di ricerca o di produzione artistica. Nel 2014 è stato creato un padiglione alto 12 metri realizzato con i mattoni di micelio e posizionato all’ingresso del museo d’arte moderna di New York City, mentre il collettivo artistico MY-CO-X, fondato dalla professoressa universitaria Vera Meyer, costruisce piccoli edifici in legno coperti di pannelli isolanti fatti con i funghi. Non si tratta certo di edifici dove poter vivere se non per brevi vacanze in campeggio, ma le potenzialità dei funghi nell’edilizia sono innegabili.
Dall’arredamento al packaging
Il regno dei funghi e il legno vivono in stretta simbiosi da milioni di anni, quindi non sorprende sia venuto in mente di utilizzarli per fabbricare mobili. Del resto nell’Inghilterra del XVIII e XIX secolo il legno macchiato dal fungo Chlorociboria aeruginascens veniva già impiegato nella lavorazione Tunbridge per i mobili intarsiati. L’utilizzo moderno, invece, non ha fini estetici, ma è orientato all’eco-design sostenibile. Come il padiglione dell’Olanda a Expo 2020 a Dubai, dove le piastrelle e i pannelli acustici sono stati prodotti dall’azienda italiana Mogu utilizzando il micelio dei funghi.
Le capacità strutturali e meccaniche dei miceli sono, però, applicabili anche a prodotti di più largo consumo industriale, in questo caso con un impatto concreto più immediato sull’economia circolare e il riciclo. Confezioni per l’imballaggio di questo tipo sono completamente biodegradabili e sostituiscono benissimo la plastica e il cartone: Ikea ha iniziato a brevettare soluzioni di packaging ecosostenibile, Wildsmith Skin li utilizza nell’industria cosmetica, mentre Ecovative, tra le altre cose, produce cassette per il vino e cuscinetti per gli imballaggi dei computer.
Abbigliamento sostenibile
In Europa orientale il fungo esca (Fomes fomentarius) viene ancora impiegato per la fabbricazione di cappelli e altri capi d’abbigliamento. L’industria della moda è uno dei comparti con maggiore impronta di carbonio, si parla del dieci per cento delle emissioni totali ed è il secondo per il consumo di un bene prezioso come l’acqua: i funghi potrebbero essere quindi un’ottima soluzione, sia in chiave decarbonizzazione sia circolarità. Ci sta lavorando tra gli altri, l’azienda MycoWorks, che ha brevettato un’alternativa a base di micelio per il cuoio.
È stato scoperto che a date temperature, livelli di umidità e altri fattori ambientali il micelio del Reishi, o ganoderma, produce delle fibre: dal loro trattamento si ottiene un materiale simile alla pelle. Una collezione di abiti fatti col Reishi è stata presentata alla New York Fashion Week. Mylo è, invece, una pelle prodotta dal micelio per utilizzo sportivo realizzata da Bolt Threads. Adidas, Stella McCartney, Lululemon e Kering hanno già collaborato per investire nel nuovo biomateriale. MicroSilk, infine, è una seta ottenuta dalla fermentazione di zucchero, acqua e lievito.
Cibo del futuro e cocktail “di tendenza”
Nonostante la velenosità di alcuni funghi, la loro presenza in cucina è una costante fin dall’antichità in tutte le culture e il tartufo è uno degli alimenti più costosi al mondo. Un hamburger di funghi non attirerà probabilmente il palato dei consumatori italiani, ma c’è da tenere in considerazione i livelli di consumo di questo tipo di alimento in nazioni come gli Stati Uniti, con le note conseguenze sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Secondo Meati, azienda del Colorado che produce questi hamburger, il cibo a base di micelio permetterà di risparmiare il 99 per cento di acqua e di anidride carbonica. Finora sottovalutati perché ritenuti carenti dal punto di vista nutrizionale, i funghi sono però ricchi di fosforo e potassio e sono ideali per dimagrire visto il basso apporto calorico, quindi è facile aspettarsi l’arrivo di snack a base di miceli disidratati.
Insomma, più cibo a basso costo per le nazioni dove l’alimentazione è un problema e un alleato contro l’obesità e l’inquinamento nell’opulento Occidente. Con una strizzata d’occhio al business: drink a base di estratti di miceli saranno una delle nuove tendenze, secondo il New York Times.
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È ancora troppo presto per parlare di decarbonizzazione
La coltivazione stessa dei funghi può avvenire in maniera sostenibile perché gran parte delle sostanze utilizzate come substrati proviene dagli scarti di lavorazione delle industrie agricole come lolla di riso, paglia, tegumenti del grano, gusci di noci, fondi di caffè, dal letame degli allevamenti o dalla lavorazione del legno (segatura) e della carta e il substrato esausto può essere riutilizzato.
Tuttavia attualmente per il 90 per cento di funghi coltivati in Europa si impiega ancora come substrato per favorire lo sviluppo del micelio e la fruttificazione un milione di tonnellate ogni anno di torba, che è un combustibile fossile e l’estrazione ha un notevole impatto ambientale. Molti degli impieghi alternativi visti finora sono allo stato embrionale e difficilmente sono nella condizione di aiutare in maniera significativa nella decarbonizzazione.
Se pensiamo, infine, quanto poco sia conosciuto il “terzo regno” (flora, fauna e funghi) persino da micologi esperti (si stima esistano circa 1.400.000 di specie di funghi al mondo: finora sono state identificate e catalogate solo 80.000), non deve però essere preso con sufficienza l’allarme della Fungi Foundation della micologa cilena Giuliana Furci: potremmo non essere in grado di capire il danno che l’uomo fa intervenendo nel mondo dei funghi.
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La mega fattoria di Dubai
A Expo 2020, che si è conclusa a Dubai lo scorso 31 marzo, una delle installazioni che ha attirato più curiosi era contenuta all’interno del padiglione dei Paesi Bassi. Si trattava di un’azienda agricola verticale, alta 18 metri, con oltre 9.000 piante ed erbe aromatiche. Qui c’era un mega vivaio di funghi ostrica che costituiva il fulcro del padiglione.
Dopo la fine della fiera mondiale, i residenti di Dubai possono continuare a visitare la mega fattoria. E presto potranno assaporare i funghi di produzione locale. Entro l’estate, infatti, l’imprenditrice ed educatrice locale, Dima Al Srouri, ha promesso che rifornirà di funghi i ristoranti locali e consentirà l’accesso alla fattoria per scopi educativi.
“Il padiglione dei Paesi Bassi era un perfetto esempio di ecosistema in cui i funghi ostrica producevano Co2 e le piante la consumavano. Abbiamo acquistato la fattoria e presto ci trasferiremo in una nuova posizione a Dubai”, ha affermato Srouri, che insegna Urbanistica all’Università della Sorbona di Abu Dhabi. Le piante inoltre torneranno al fornitore locale e lì saranno trasformate in compost, che servirà da cibo per altre piante.
Durante i sei mesi di Expo, tonnellate di funghi sono state coltivate utilizzando un sistema climatico circolare che collegava acqua, energia e cibo all’interno del biotopo del padiglione, hanno affermato gli organizzatori. Un prototipo, certamente, che però è allo stesso tempo un esempio di economia circolare. E, si spera, ha ispirato i visitatori a pensare a soluzioni integrate per stili di vita sostenibili.
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