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lunedì, Dicembre 16, 2024

Certificare l’impronta ecologica delle imprese? Ora si può, con gli strumenti di Enea e Scuola Sant’Anna

Dichiarare di essere sostenibili non vuol dire esserlo. Per questo motivo Enea e la Scuola Superiore Sant’Anna hanno elaborato due strumenti innovativi per la comunicazione ambientale. Supporteranno le imprese nella misurazione e nella valutazione, per fornire messaggi corretti sull’impatto dei loro prodotti

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Redazione EconomiaCircolare.com

Nelle critiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il governo Draghi presenterà oggi all’Unione europea, il coordinamento nazionale no triv ha fatto notare che “la parola-chiave transizione compare 170 volte, la parola sostenibilità 154 e la parola ambiente 101”. Facendo notare che i messaggi green da parte delle istituzioni sono sempre più frequenti. Avviene lo stesso anche per le imprese: basta accendere la tv o leggere un giornale o aprire un sito che si verrà inondati, appunto, di slogan sulla sostenibilità, sulla neutralità climatica, sulla circolarità di beni e servizi. Quando però agli annunci non seguono le azioni, si parla di greenwashing. Una tendenza pericolosa, che cresce all’aumentare della sensibilità generale: tanto più è l’attenzione su questi temi, tanto più spesso le imprese tenderanno a mostrarsi in un certo modo.

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L’impronta ambientale di un prodotto

Si sa che spesso è più facile apparire che essere. Ancor più se la tua esigenza primaria è il profitto e la tutela ambientale rientra tra i costi da sostenere. Per combattere questa “naturale” tendenza delle imprese, scendono in campo i “nostri”, ovvero Enea (partner della nostra testata EconomiaCircolare.com) e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (di cui abbiamo scritto qui). Lo fanno attraverso due strumenti, il PEFStarter e il Life Cycle Communication Tool. Cosa sono? Due “attrezzi” che sono stati ideati per supportare le imprese nella misurazione, valutazione e corretta comunicazione dell’impatto ambientale dei loro prodotti. A legare i due strumenti è il concetto di impronta ambientale, nota anche con l’acronimo PEF (Product Environmental Footprint), promossa dalla Commissione europea per certificare l’affidabilità appunto dei messaggi green e per verificare la veridicità dei   green claim, ovvero le affermazioni sul minore impatto ambientale di prodotti o servizi.

Lo scopo, dunque, è proprio quello di evitare il greenwashing oppure, per dirla in altra maniera, le informazioni ingannevoli sulle reali qualità ambientali di prodotti e servizi.

I due tool sono stati sviluppati nell’ambito del progetto Life Effige  a cui partecipano, oltre Enea e la Scuola Sant’Anna (che ha il ruolo di coordinamento) anche alcune associazioni di categoria: Assofond per la filiera delle fonderie, FederlegnoArredo per quella del legno-arredo, Consorzio Agrituristico Mantovano per l’agroalimentare e CAMST per la ristorazione.

Come si legge sull’omonimo sito, “il progetto EFFIGE si propone di:

  • dimostrare l’efficacia del metodo PEF dell’UE per sostenere il miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodotti;
  • contribuire allo sviluppo e alla diffusione dell’impronta ecologica dell’UE, che è diventata una priorità assoluta nell’agenda politica della Commissione europea in termini di green economy e di economia circolare. Il fine è diffondere il PEF in Italia e nella UE, concentrandosi su settori non ancora coinvolti negli studi pilota europei. Grazie al progetto EFFIGE almeno 22 PEF saranno condotti secondo la Raccomandazione 179/2013/UE, in 4 diverse filiere: mobili, fonderia, agroalimentare, servizi di catering;
  • sviluppare documenti di lavoro preparatori per le future regole di categoria PEF in settori attualmente non ricompresi negli studi pilota PEF promossi dalla UE, al fine di migliorare la comparabilità inerente l’impatto ambientale e la sostenibilità ambientale tra realtà che operano nello stesso settore e, di conseguenza, consentire ai consumatori e alle aziende di prendere decisioni più consapevoli;
  • rimuovere gli inconvenienti tipici che influenzano l’implementazione del PEF all’interno delle PMI, attraverso la creazione di strumenti di supporto, sperimentati nelle esperienze pilota, diffusi poi in altri contesti produttivi e territoriali;
  • contribuire, come richiesto dalla Commissione (Rac. 2013/179/UE), allo sviluppo di banche dati pubbliche dedicate all’impatto ambientale dei diversi settori produttivi, pronte ad essere utilizzate dalle PMI per realizzare il PEF;
  • sviluppare orientamenti e approcci chiari per migliorare l’efficacia della comunicazione in merito alle prestazioni ambientali dei diversi prodotti, testando così gli strumenti ed i mezzi di comunicazione dell’Unione, redigendo e diffondendo linee guida “No Greenwashing”, grazie alle attività intraprese dal gruppo di lavoro;
  • stimolare l’integrazione del metodo PEF nelle altre politiche ambientali dell’UE, per mezzo di diversi suggerimenti e linee guida, elaborati dal gruppo di lavoro sull’integrazione del PEF;
  • creare strumenti e approcci facilmente replicabili e trasferibili, dedicati alla green economy, non ancora ricompresi da studi pilota PEF”.

Il metodo PEF è già stato sperimentato da alcune aziende, anche in Italia, che hanno misurato l’impatto ambientale di loro prodotti, realizzando poi azioni migliorative dei risultati e una corretta comunicazione.

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L’importanza dei tool

Nel linguaggio informatico il tool è uno strumento che compie o agevola una data funzione. È proprio basandosi su questo assunto che il progetto Life Effige ha creato i due supporti per le imprese che vogliono dar seguito alle promesse.

“Con il progetto PEFStarter vogliamo supportare le imprese, soprattutto le piccole e medie imprese, a familiarizzare con il metodo PEF, per comprenderne obiettivi, opportunità e procedure, nel convincimento che questo possa contribuire alla transizione verso un sistema economico sostenibile”, sottolinea Paola Sposato, ricercatrice del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi produttivi e Territoriali ENEA.

Accessibile gratuitamente all’indirizzo pefstarter.enea.it, il tool è disponibile in italiano e in inglese ed è suddiviso in tre sezioni: la prima introduce il concetto di politiche ambientali d’impresa, con particolare riferimento alla comunicazione ambientale di prodotto e all’approccio di ciclo di vita; la seconda illustra le opportunità del metodo PEF per le imprese; la terza descrive i passaggi principali per sviluppare uno studio PEF, ovvero, come raccogliere i dati, elaborare gli impatti ambientali, utilizzare e comunicare i risultati. Nel complesso il tool offre un percorso informativo personalizzato sugli aspetti principali del metodo PEF, al termine del quale viene prodotto un report riassuntivo scaricabile, oltre ad altri approfondimenti e informazioni.

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Il Life Cycle Communication Tool, sviluppato dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, consente invece di tradurre i risultati forniti dagli indicatori (ideazione, produzione, uso e smaltimento) con i quali si calcola l’impronta ambientale di un prodotto nel suo intero ciclo di vita in un linguaggio comprensibile anche dai non addetti ai lavori. Ad esempio, un determinato quantitativo di emissioni di gas serra evitati si potrà tradurre in numero di “viaggi in bus Milano-Roma risparmiati”, con relativa documentazione a supporto. Lo strumento si può scaricare sul sito del progetto Life Effige, cliccando sulla sezione Strumenti.

“Riteniamo che nel contesto attuale di Green Deal europeo, l’interesse da parte delle imprese verso il miglioramento e la comunicazione ambientali dei propri prodotti sia destinato a consolidarsi e speriamo che gli strumenti sviluppati possano supportare un numero crescente di imprese nell’intraprendere questo cammino”, conclude Patrizia Buttol, ricercatrice del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi produttivi e Territoriali ENEA.

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