Ridotto impatto ambientale, green, naturale 100%: bellissime parole ma poco utili e credibili se non addirittura dannose se non avallate da un sistema in grado di misurare, comunicare in modo trasparente e affidabile i contenuti di sostenibilità. Il rischio di greenwashing è elevato, crea confusione e sfiducia tra i consumatori e danneggia le imprese che si impegnano a ridurre effettivamente il proprio impatto ambientale.
La sostenibilità ha bisogno di regole chiare che dicano come fare bene le cose. Ha bisogno di norme. Anche la moda sostenibile ne ha bisogno. Ma quali strumenti abbiamo?
Norme tecniche dal 1921: UNI
Dal 1921 disponiamo di UNI, Ente Italiano di Normazione, un’associazione privata riconosciuta dallo Stato e dalla Ue che studia, approva e divulga le norme tecniche volontarie che riguardano tutti i settori produttivi (fatta eccezione per l’elettrico). Vi partecipano i rappresentanti di tutti gli operatori che hanno un interesse nello specifico business, per discutere su problematiche di comune interesse e sviluppare soluzioni di normazione. Attraverso la propria rete di esperti, UNI partecipa alle attività degli enti di normazione europeo (EN) e internazionale (ISO) dove può portare il punto di vista dell’industria italiana su questioni importanti per la nostra attività.
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Perchè servono le norme, e perchè è importante esserci
Le norme sono importanti perchè permettono di usare un linguaggio comune, di sviluppare test con le stesse metodiche per confrontare i risultati anche tra soggetti di Paesi diversi, perché permettono di trasformare in numeri e valori oggettivi criticità e risultati: non per niente le certificazioni più credibili sono basate sulle norme tecniche.
Tutto bene quindi? Non tanto. Vorrei attirare l’attenzione su due criticità:
- la dimensione internazionale dei sistemi di normazione è fondamentale specie per un settore fortemente globalizzato come quello della moda, ma se i rappresentanti delle imprese italiane non fanno sentire la propria voce nelle riunioni di ISO e CEN le nostre aziende rischiano di dover subire regole sviluppate dai rappresentanti di imprese di altri Paesi che avranno tutto interesse ad affermare le proprie specifiche esigenze e peculiarità. In altre parole: gli assenti non decidono, subiscono;
- anche le norme devono saper tenere il passo con i tempi, con i nuovi materiali, i nuovi prodotti, le nuove sensibilità. Una norma vecchia e superata limita l’azienda, ne riduce il potenziale di crescita. Pertanto è necessario accrescere le competenze di quanti operano nel sistema della normazione e intensificare il confronto con le imprese e i centri di ricerca per essere in piena sintonia con i trend di innovazione.
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Quale taglia?
Solo un esempio che dimostri quanto sia utile per gli operatori della filiera dell’abbigliamento partecipare attivamente alle attività di normazione: tutti sanno quanto sia importante un sistema unico di misurazione delle taglie dei capi e come sia forte la resistenza delle industrie della moda dei vari Paesi ma anche dei singoli brand a modificare la numerazione tradizionalmente usata: non si tratta solo di un cambio di mentalità ma di stravolgere tutto il sistema di codifica e di descrizione delle taglie. Uniformare le taglie nel rispetto degli standard e delle esigenze industriali in un contesto di chiarezza ed efficienza è l’impegno che UNI si è preso per evitare il rischio – tutt’altro che ipotetico- di dover subire sistemi di misurazione incompatibili con le tipologie corporee del mercato italiano.
End of waste settore moda
Tecnici, manager, imprenditori e ricercatori devono quindi seguire attivamente le attività di UNI: insieme si è più forti e più attrezzati, ad esempio a gestire la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti tessili a partire dal 1 gennaio 2022. Il nostro Paese ha infatti anticipato al prossimo anno la scadenza per rispettare questo adempimento introdotto dal pacchetto di Direttive europee sull’Economia circolare. La gestione dei rifiuti tessili, in un’ottica di economia circolare, ha un’importanza strategica e rappresenta una grande opportunità per le 55.000 micro, piccole e medie imprese che operano nel settore della moda Made in Italy e per i loro 309.000 addetti. Nel processo di definizione di una corretta strategia per l’end of waste nel settore moda, la normazione tecnica avrà un ruolo fondamentale: stiamo infatti lavorando per superare alcune criticità e per dar vita a un quadro di norme chiaro, che permetta all’economia del riciclo e del riuso dei tessili di essere veramente efficace, per la sostenibilità economica e ambientale di settore.
Secondo il Circular Economy Action Plan della Commissione Europea, il tessile è il quarto settore per maggior uso di materie prime “primarie” e acqua (dopo alimentare, costruzioni e trasporti) e il quinto per emissioni di gas effetto serra: per questi motivi ha bisogno di “regole” che ne favoriscano la circolarità – anche sotto forma di incentivi – e la creazione di modelli di prodotto/servizio, processi di produzione e maggiore trasparenza.
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European Commitee for Standardization
A livello CEN si sta quindi iniziando a lavorare sul tema dell’economia circolare applicata al settore tessile in quanto al momento non vi sono norme in materia. Infatti in base alla Draft decision 41/2020 il CEN/TC 248 “Textiles and textile products” ha inoltrato la richiesta di una NWIP (new work item proposal) dal titolo “Circular Textiles Chain – Requirements and categories” che è stata approvata con il 100% dei voti e verrà sviluppata dal nuovo working group “Circular textiles chain – Requirements and categories” attualmente in fase di costituzione.
L’ente di normazione olandese NEN ha già elaborato – su richiesta dell’industria tessile locale – una norma nazionale sull’economia circolare, che verrà utilizzata come base per sviluppare una risposta pienamente europea alla sfida sulla “circolarità tessile”. La futura norma europea descriverà le categorie dei prodotti tessili “circolari” (non è prevista l’applicazione a pelli e pellicce) e definirà i requisiti che dovranno avere i materiali utilizzati per produrli e le strategie di circolarità utilizzate, in modo da poter supportare con adeguata documentazione le varie categorie di prodotto (anche ai fini del loro inserimento nelle attività di Green Public Procurement). Quanto prima verrà affiancata da altre due norme per completare il pacchetto di riferimento normativo.
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