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lunedì, Dicembre 16, 2024

Olio esausto nella ristorazione, un dispositivo recupera oli e acqua dal lavaggio delle stoviglie

Che fine fa l’olio che viene lavato via dalle stoviglie nelle attività di ristorazione? Ecco un dispositivo in grado di separare le sostanze oleose dalle acque di lavaggio delle stoviglie, permettendo così di riutilizzarle rispettivamente per produrre biocarburanti e per uso irriguo

Sara Dellabella
Sara Dellabella
Giornalista freelance. Attualmente collabora con Agi e scrive di politica ed economia per L'Espresso. In passato, è stata collaboratrice di Panorama.it e Il Fatto quotidiano. È autrice dell'ebook “L'altra faccia della Calabria, viaggio nelle navi dei veleni” (edizioni Quintadicopertina) che ha vinto il premio Piersanti Mattarella nel 2015; nel 2018 è co-autrice insieme a Romana Ranucci del saggio "Fake Republic, la satira politica ai tempi di Twitter" (edizione Ponte Sisto).

Un semplice dispositivo in grado di separare le sostanze oleose dalle acque di lavaggio delle stoviglie potrebbe rappresentare l’ultima frontiera per la raccolta di oli esausti. Perché se nella ristorazione gli oli commestibili sono ritirati al 100% dai consorzi, a questa parte residuale ancora non aveva pensato nessuno. A proporre l’idea è Piervincenzo Benvenuti ideatore di Hydro Ben.

Grazie alla soluzione proposta da Benvenuti, le acque reflue del lavaggio delle stoviglie vengono convogliate attraverso l’ingresso del dispositivo dove è montato su di un lato il cestello del filtro rimovibile, questo raccoglie tutti i detriti solidi, che costituiscono il rifiuto umido, che potrà essere avviato al compostaggio. Il grasso nell’acqua di scarico sale e galleggia in superficie venendo intrappolato nella camera grassi, mentre l’acqua lascia l’unità entrando nel sistema di scarico in gravità. Dopodiché, viene attivato l’elemento riscaldante programmato dal PLC per liquefare il grasso trattenuto (40°C), che viene poi rimosso dal tamburo di scrematura e depositato in un contenitore portatile per il riciclaggio. Con questo sistema i ristoratori riescono non solo a recuperare una materia fortemente inquinante per le nostre acque, ma anche a risolvere il problema di accumulo di grassi ed il conseguente intasamento delle tubazioni, riducendo così i costi di smaltimento.

I benefici per il settore della ristorazione

Questo sistema è ottimale per le cucine professionali. Una famiglia che ha già l’obbligo di separare gli oli delle scatolette non deve buttarlo nello scarico, ma effettuando il lavaggio di tutte le stoviglie andrebbe a recuperare una quantità che è poco significativa per considerare un riavvio alla rigenerazione – spiega Benvenuti – mentre invece tutti i ristoranti, che producono tra 50-200 pasti al giorno, potrebbero recuperare il 95% degli oli e dei grassi che altrimenti finirebbero nello scarico”.

In media questo genere di attività, con quei volumi di affari, possono recuperare mediamente 3,5 chili di olio e grasso tutti i giorni. “Quindi abbiamo calcolato che a Brescia ci sono circa 1000 ristoranti di queste dimensioni e potremmo raccogliere circa 1000 tonnellate all’anno di questa sostanza – ha proseguito – a Milano potremmo moltiplicare questo risultato per tre”.

Nelle isole il dispositivo però viene usato per il recupero dell’acqua, perché una volta separati gli oli e i grassi con un semplice ciclo di ossidazione si possono recuperare le acque per lo scopo irriguo. Un tema quello del recupero delle acque che quest’estate particolarmente siccitosa ha mostrato essere centrale nelle politiche del futuro e per la sostenibilità dell’agricoltura che secondo molti studi, dovrà fare sempre più i conti con temperature sempre più torride e scarse precipitazioni atmosferiche.

“Oggi questo sistema è diffuso pochissimo, – spiega Benvenuti –  purtroppo viene considerato solo un costo da parte della ristorazione perché non considera il risparmio economico che consente una riduzione annuale dei costi di spurgo. Inoltre, il nostro sistema una volta acquistato rimane di proprietà dell’acquirente e può essere riparato all’infinito. Le vasche vengono smaltite una volta al mese e sappiamo che con questo dispositivo basterebbero una o due volte l’anno”.

Leggi anche: “Scusa, mi ricicli l’olio?”, il dossier sugli oli alimentari esausti. Tra criticità e potenzialità

Olio esausto nella ristorazione: problemi e soluzioni

Questo dispositivo potrebbe rientrare tra le soluzioni indicate per le mense, che oggi secondo le indicazioni sono tenute a rimuovere gli oli delle stoviglie con la carta, generando nuovi rifiuti. “L’obbligo di raccolta degli oli c’è ma è limitato alle vasche interrate che dovrebbero essere verificate dalle Asl, ma non avviene quasi mai – denuncia Benvenuti che aggiunge – così in Italia il 70% della ristorazione non è dotato di queste vasche e scarica direttamente nelle fognature. Il problema di questo genere di rifiuto è che tende a creare crostoni con l’ossidazione, che occludono gli scarichi”.

L’opportunità è quella di recuperare i rifiuti e riconvertirli per la produzione di biocarburanti e la produzione di energia. Alcune delle multinazionali dell’energia hanno annunciato lo stop all’acquisto di olio di palma dall’estero per la produzione di biocarburanti e questo vuol dire, attraverso i consorzi, trovare nuove forme di approvvigionamento. L’affare è talmente evidente che secondo Benvenuti si è creata una “mafia” del recupero, dove soggetti non autorizzati, passano per il recupero degli oli e lo rivendono ai consorzi.

“E’ una realtà che ho già potuto misurare in tante città. I consorziati certificati per la rigenerazione pagano tra i 35 e i 40 centesimi al chilo questo prodotto. Dopo l’esplosione dell’olio di palma è molto salito per la produzione di biocarburanti, quindi c’è un interesse molto forte”.

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