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martedì, Maggio 21, 2024

Biocarburanti e tutela dei marchi di lusso: la posizione dell’Italia nello stop alle auto termiche

Dopo la votazione del Consiglio Ambiente sul pacchetto Fit for 55, è necessario comprendere le richieste avanzate dal nostro Paese. Specie perché l’Europa ha tenuto aperte le porte ai biocarburanti, a patto che siano a zero emissioni, e ha prorogato di cinque anni lo stop per i marchi di lusso

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Redazione EconomiaCircolare.com

“Come in ogni transizione si perderanno posti di lavoro ma se ne creeranno di nuovi”. È meno deciso del solito il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, in un’intervista a La Stampa pubblicata oggi, dopo la votazione notturna del 29 giugno da parte dei ministri dell’Ambiente dell’Unione europea. Il Consiglio Ambiente a Lussemburgo ha adottato le sue posizioni – sono comunque orientamenti generali, che dovranno poi discussi dal Parlamento e adottati dalla Commissione – su alcune importanti proposte legislative nel pacchetto Fit for 55, con il quale l’Ue intende ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030.

La decisione più attesa era quella relativa allo stop dal 2035 sulla nuova produzione di auto con motori a scoppio – benzina, diesel, gpl e metano -, specie dopo che negli scorsi giorni alcuni Paesi dell’Unione, tra i quali l’Italia (insieme a Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia), avevano proposto uno slittamento al 2040. Invece il Consiglio ha confermato le indicazioni della Commissione (a luglio 2021) e del Parlamento (negli scorsi giorni). Ecco perché la reazione del ministro Cingolani era probabilmente la più attesa.

Gli Stati membri hanno poi adottato una posizione comune sul sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (EU ETS), sulla condivisione degli sforzi nei settori non ETS, sulle emissioni e gli assorbimenti derivanti dall’uso del suolo, sul cambiamento dell’uso del suolo e la silvicoltura, sulla creazione di un fondo sociale per il clima. Ma la partita fondamentale resta quella sull’auto.

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L’Italia punta sui biocarburanti e sull’emendamento Ferrari

Il governo Draghi, dicevamo, si era fatto notare nei giorni precedenti al Consiglio dell’Ambiente per una proposta che chiedeva di posticipare l’eliminazione dei motori a combustione dal 2035 al 2040 e di ridurre le emissioni di CO2 del 90% (anziché del 100% come proposto da Commissione europea ed Europarlamento) nel 2035. Nel documento, che era stato visionato dall’Ansa, si chiedevano diverse modifiche alla proposta della Commissione europea sugli standard di emissione di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri di nuova immatricolazione.

“A quanto si è appreso – scriveva l’agenzia giornalistica il 23 giugno – l’Italia si è associata all’iniziativa con l’obiettivo specifico di ottenere modifiche al testo sotto esame sui veicoli commerciali, i biocarburanti e le produzioni di nicchia”. E in questo senso il governo Draghi ha ottenuto i suoi scopi. Leggendo infatti le decisioni assunte dal Consiglio dell’Ambiente sul settore automotive, si scopre che da una parte è stato confermato lo stop alle auto termiche a partire dal 2035 ma, allo stesso tempo, il Consiglio ha lasciato aperte tutte le porte sulle tecnologie con le quali ottenere questo scopo. Dunque non solo elettrico, ma anche biocarburanti, a patto che dimostrino di essere decarbonizzati.

Nel 2026 la Commissione – si legge nel documento del Consiglio Ambiente – valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e la necessità di riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa verso emissioni zero”. Secondo questa posizione, dunque, dal 2035 potrebbero ancora essere prodotte e vendute nuove auto termiche, se alimentate con biocarburanti che siano a zero emissioni.

Un punto a favore per il nostro Paese e soprattutto per i ministri Cingolani e Giorgetti che, sollecitati da Eni, puntano sul settore dei biocarburanti affinché la transizione per l’automotive sia morbida e lenta. Allo stesso tempo è passato anche il cosiddetto “emendamento Ferrari”, vale a dire la proroga di cinque anni dell’esenzione dagli obblighi di CO2 concessa ai produttori di nicchia, ovvero quelli che producono meno di 10mila veicoli all’anno. Si tratta di un assist diretto ai marchi di lusso, come appunto le italiane Ferrari e Lamborghini.

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“No ai biocarburanti” e “troppo tardi lo stop dal 2035”

Le scelte del Consiglio Ambiente sono, come già ribadito, interlocutorie. È interessante perciò comparare le reazioni di due delle più note ong internazionali a livello ambientale, che proprio sul tema della mobilità si battono da tempo.

“I governi europei hanno preso la storica decisione di porre fine alla vendita di auto e furgoni inquinanti – è  il commento di Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia – I trasporti sono la principale fonte di emissioni climalteranti e le automobili sono la parte più importante del problema. Quello di oggi è un enorme passo avanti per la lotta al cambiamento climatico. Ne beneficeranno anche la qualità dell’aria, la nostra indipendenza dal petrolio e la possibilità di rendere i veicoli elettrici più accessibili. Ora bisogna concentrarsi sulla capillare diffusione delle infrastrutture di ricarica, la riqualificazione dei lavoratori dell’industria automobilistica e la costruzione della filiera delle batterie sostenibili”. Più critica, invece, la posizione sulla porta aperta ai biocarburanti (o e-fuels), tema sul quale T&E ha dedicato più di un report. “Non dovremmo perdere altro tempo prezioso su questo tema – ha aggiunto Aneris – I carburanti sintetici non sono soluzioni adatte né utili per il settore automotive”.

Dal canto suo Greenpeace si concentra sulla data dello stop alle auto termiche, che è stato confermato a partire dal 2035. Uno stop che, secondo l’ong, arriverebbe troppo tardi, visto che per consentire all’Europa di rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi questa operazione dovrebbe invece avvenire entro il 2028. “Mettere fine alla vendita di nuove auto alimentate a combustibili fossili è la cosa giusta da fare, ma il 2035 è troppo tardi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi e ci tiene ancora fortemente legati a una dipendenza dal petrolio che finanzia le guerre e fa ricadere i costi economici sui consumatori” dichiara Federico Spadini, campagna Trasporti di Greenpeace Italia. “L’Europa ha un disperato bisogno di decarbonizzare il settore dei trasporti, ma i ministri europei hanno perso un’occasione d’oro. Ora sta ai singoli Paesi impegnarsi per ridurre l’uso dell’automobile, potenziare il trasporto pubblico e rendere più vivibili le città in cui potersi spostare in modo sostenibile”. Anche i biocarburanti vengono liquidati con due aggettivi da Greenpeace, definiti “costosi e inefficienti“.

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