Dall’ecotassa per chi usa gli inceneritori alla costituzione di un osservatorio nazionale sulle politiche locali di prevenzione dei rifiuti, dall’idea di un fondo per la realizzazione di biblioteche comunali degli attrezzi alla possibilità, per gli stessi Comuni, di realizzare impianti eolici o fotovoltaici: queste e molte altre sono le proposte che l’associazione dei Comuni Virtuosi ha presentato ufficialmente lo scorso 26 novembre al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in un incontro che si è tenuto online. Dal 2015 l’associazione dei Comuni Virtuosi mette in rete gli enti locali, oggi 130, per diffondere buone pratiche in campo ambientale sperimentate con successo dalle comunità. Il dossier che raccoglie principi e pratiche di economia circolare ha riscosso l’attenzione e l’apertura del ministro Costa, che a giugno 2019 ha creato presso il suo dicastero una direzione generale per l’economia circolare con a capo l’ingegnera Laura D’Aprile.
“Il nostro approccio è sempre molto pragmatico – conferma a EconomiaCircolare.com Marco Boschini, coordinatore dell’associazione dei Comuni VIrtuosi -. Il tentativo è quello di veicolare una cultura della sostenibilità che abbia una sua possibile applicazione sul campo. In generale l’incontro col ministro Costa è andato bene: prima dell’incontro il ministro aveva letto e approfondito il materiale che gli avevamo inviato, tanto che ha scorporato le nostre proposte, inviando poi quelle non di propria competenza ai ministeri dello Sviluppo Economico e dei Trasporti. Su ciò che riguarda i settori specificatamente ambientali, Costa ha sostanzialmente approvato le nostre sollecitazioni e ha dato mandato di attivare un tavolo di lavoro per una loro possibile applicazione nella normativa”.
Un tavolo di lavoro per il 2021
Il 2021, dunque, potrà aprirsi con i primi passaggi formali per la costituzione di un tavolo di lavoro sui temi dell’economia circolare, dei rifiuti e dei criteri ambientali minimi. Su quest’ultimo punto, già sollevato nella nostra testata da Silvano Falocco per la rubrica In Circolo, l’attenzione dei Comuni Virtuosi è massima. “Quella dei Cam è già una normativa acquisita – specifica Boschini – ma attraverso uno studio che abbiamo commissionato ci siamo resi conto che, nonostante al nostro interno ci sia già una sensibilità molto alta su questi temi, la maggioranza dei Comuni aderenti alla nostra rete non aveva mai applicato quello che invece è un obbligo di legge. E le motivazioni sono spesso legate a carenza di risorse, mancanza di formazione, carenza di tempo. Abbiamo chiesto quindi al ministro Costa di fare in larga scala quello che noi abbiamo fatto in piccolo. Partire cioè da una mappatura dell’esistente per capire dove sono i problemi e provare a correggere il tiro rispetto a una normativa che è già in essere ma che evidentemente non funziona”.
Quella dell’Italia divisa in varie fasce, tra eccellenze e croniche carenze, è una narrazione nota e che si applica molto bene ai 7.903 Comuni che la compongono. Non è soltanto l’atavica differenza tra Nord e Sud né tantomeno quella tra grandi città e piccoli centri. “Il problema di fondo dei Comuni italiani – osserva Boschini – è che negli ultimi 15-20 anni sono stati svuotati di risorse, sono stati appesantiti di burocrazia, sono stati resi inermi dal blocco delle assunzioni che ha impedito quel ricambio generazionale che fisiologicamente porta a un’attenzione e a una modalità di lavoro diversa su tematiche come quella dell’economia circolare. Non ci si deve dunque sorprendere se un personale anziano come quello della pubblica amministrazione, e in special modo degli enti locali, sconta difficoltà in settori innovativi. Per cui anche se ci sono sindaci e assessori che vogliono sperimentare vengono poi bloccati da una macchina comunale che non è all’altezza del compito”.
Si tratta di un un problema denunciato più volte e su cui però la classe politica nazionale fa fatica a individuare soluzioni “definitive”, di sistema. Con risultati sotto gli occhi di tutti. “A fronte di cambi di passo sempre tracciati, nelle dichiarazioni politiche, sono tanti i Comuni che hanno un ufficio Ambiente costituito da una sola persona o addirittura in condivisione con altre amministrazioni” dice amareggiato Boschini. A complicare tutto è arrivata poi la pandemia.
Premiare chi fa bene
“Da quando il Covid-19 si è abbattuto su di noi, viviamo un tempo complicato e drammatico. I nostri sindaci sono il terminale delle istituzioni repubblicane, il chilometro zero della democrazia – scrive l’associazione sul proprio sito – I nostri sindaci non hanno filtri o anticamere, tutti i giorni sono in contatto diretto con i cittadini che amministrano e con i quali condividono la quotidianità. L’associazione Comuni Virtuosi propone una strategia volta ad interrompere il consumo di suolo, la messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico) e del patrimonio edilizio pubblico e privato (anche in chiave antisismica), la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico (sedi istituzionali, scuole, biblioteche, musei, impianti sportivi, ecc.) e privato, il recupero e il riuso di aree dismesse, edifici e luoghi abbandonati”. Consapevoli del fatto che però, al netto degli annunci, le risorse per gli enti locali sono comunque limitate, i Comuni virtuosi chiedono di introdurre un sistema di premialità che vada a incentivare chi riesce ad adottare buone pratiche. In cosa consiste esattamente questo meccanismo?
“Bisogna andare al di là di quelle che sono le normative in vigore – riflette Boschini – Faccio un esempio noto, ovvero quello relativo alla legge che stabilisce che tutti i Comuni italiani devono raggiungere il 65% di raccolta differenziata. Sappiamo tutti che è tutto fuorché così. Ecco perché noi chiediamo che per esempio i Comuni più virtuosi del minimo previsto per legge vengano premiati attraverso i trasferimenti dello Stato centrale. A parità di risorse, intendiamoci. Cioè: il Comune che fa l’80% di differenziata deve prendere più risorse di quello che ne fa il 20%. Oppure, per fare un altro esempio: il Comune che interrompe la cementificazione del territorio e rinuncia agli oneri di urbanizzazione deve essere premiato, anche economicamente, dallo Stato centrale rispetto al Comune che, magari proprio a fianco, se ne infischia di tutti i dati scientifici e continua a far costruire palazzoni. Non è più possibile trattare alla stessa maniera, anzi a volte peggio, i Comuni che sono effettivamente virtuosi. Insomma: a parità di risorse devono essere penalizzati quelli meno sensibili dal punto di vista ambientale, e non viceversa”.
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