Se è vero che l’attuazione del PNRR preoccupa il governo Meloni, altrettanto non può dirsi dei progetti relativi all’economia circolare. Dopo che a inizio febbraio era arrivato il via libera per i progetti relativi alle filiere di RAEE, tessile, carta e cartone, adesso dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) la notizia dello sblocco dei fondi provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedicati specificatamente all’ampio settore delle plastiche.
Più nello specifico si tratta di 115 milioni di euro con i quali vengono finanziati 75 nuovi progetti faro di economia circolare: è la definizione scelta dal PNRR per indicare “progetti altamente innovativi per il trattamento e il riciclo dei rifiuti provenienti dalle filiere strategiche individuate nel Piano d’Azione per l’Economia Circolare varato dall’Unione europea”.
In tutto si tratta dell’Investimento 1.2 all’interno della Missione 2, intitolata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”: 600 milioni in tutto per far decollare alcune delle più importanti filiere circolari del Paese. A patto di rispettare le prossime scadenze: entro il 30 dicembre 2023 dovranno essere individuati i soggetti realizzatori, mentre entro il 30 giugno 2026 gli interventi dovranno essere conclusi e collaudati, così come previsto dall’intero PNRR.
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I dettagli e gli obiettivi dei progetti faro sul riciclo della plastica
Col decreto dipartimentale n° 184 del 28 aprile 2023 il MASE ha pubblicato sul proprio sito la lista aggiornata dai soggetti beneficiari delle risorse PNRR dedicate ai “progetti faro” per il riciclo dei rifiuti in plastica, che potrà avvenire attraverso il riciclo meccanico, il riciclo chimico e le plastic hubs.
In questo settore, scrive il ministero, “si incoraggiano i progetti di simbiosi industriale sotto forma di “distretti circolari” al fine di garantire un riutilizzo completo dei sottoprodotti del riciclaggio della plastica e produrre beni ad alto valore aggiunto”. Uno degli obiettivi dell’investimento del PNRR è il contrasto al cosiddetto marine litter, cioè la dispersione dei manufatti in plastica lungo i mari e le coste.
“La graduatoria viene interamente finanziata e raddoppia sul valore, grazie alle economie realizzate in altre linee” commenta la viceministra all’Ambiente Vannia Gava. “Si tratta di progetti faro importanti: con gli impianti per il riciclo chimico della plastica, infatti, promuoviamo la produzione di materie prime seconde, introducendo metodologie alternative alla termovalorizzazione e confermando l’avanguardia dell’industria italiana anche in questo settore”.
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A chi si rivolgono i bandi di economia circolare e cosa (non) finanziano
I destinatari dell’investimento sono sia le imprese che esercitano in via prevalente un’attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi o un’attività di trasporto, sia le imprese che svolgono attività ausiliarie in favore delle prime.
Gli operatori possono partecipare in forma autonoma o mediante l’adesione a una rete di imprese o altre forme contrattuali di collaborazione (ad esempio, consorzio o accordo di partenariato). La partecipazione in forma aggregata preclude la partecipazione in forma autonoma sulla stessa linea di intervento.
Vale la pena infine ricordare che non sono finanziabili proposte riguardare discariche, impianti TMB e inceneritori.
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