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venerdì, Novembre 15, 2024

Rifiuti tessili: aspettando la responsabilità estesa del produttore, arrivano i consorzi

In pochi mesi sono nati tre consorzi che si candidano a gestire la responsabilità estesa del produttore (EPR) per i rifiuti tessili. Ve li presentiamo

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

L’Italia ha accettato prima di altri Paesi europei la sfida di una più corretta e sostenibile gestione dei rifiuti tessili. Lo dimostra la scelta di aver fatto partire già il primo gennaio – anticipando così di tre anni la data prevista dall’Unione europea (Direttiva UE 2018/851) – l’obbligo di raccolta differenziata. La raccolta, ovviamente, è solo uno dei tasselli per rendere più sostenibile la gestione dei rifiuti tessili.

Uno degli strumenti più fortunati per adempiere a questo obiettivo, come i lettori di EconomiaCicolare.com sanno bene, è la cosiddetta responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility, in inglese: EPR): “I regimi di responsabilità estesa del produttore sono elementi essenziali di una buona gestione dei rifiuti” (recita la direttiva citata).

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La responsabilità estesa del produttore

L’Unione Europea ha regolamentato le EPR sempre nella Direttiva quadro sui Rifiuti: “È auspicabile introdurre la definizione di «regimi di responsabilità estesa del produttore» al fine di precisare che si tratta di una serie di misure adottate dagli Stati membri volte ad assicurare che ai produttori di prodotti spetti la responsabilità finanziaria o quella finanziaria e operativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto, incluse le operazioni di raccolta differenziata, di cernita e di trattamento.

Tale obbligo può comprendere anche la responsabilità organizzativa e la responsabilità di contribuire alla prevenzione dei rifiuti e alla riutilizzabilità e riciclabilità dei prodotti. I produttori dei prodotti possono adempiere agli obblighi previsti dal regime di responsabilità estesa del produttore a titolo individuale o collettivo”.

L’Italia, nonostante abbia introdotto l’obbligo della raccolta differenziata, non ha ancora regolamentato il sistema EPR per questa tipologia di rifiuti. Il Ministero della transizione ecologica ha avviato i lavori coinvolgendo una serie di soggetti (una riunione si è tenuta nel dicembre scorso) ma la crisi del gas e quella delle materie prime ha messo per ora tra parentesi la questione. Intanto le imprese si sono messe in moto. Negli ultimi mesi, infatti, sono fioriti una serie di consorzi che si candidano a gestire collettivamente – come accade per gli imballaggi, i Raee, i penumatici – gli obblighi previsti per i rifiuti tessili. Vediamoli insieme.

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Ecotessili

l primo dei consorzi nati per la gestione dei rifiuti tessili, in ordine di tempo, arriva nel dicembre dello scorso anno dal mondo della cosiddetta distribuzione moderna, e nasce all’interno di un esistente sistema che gestisce la responsabilità estesa del produttore per altre tipologie di prodotti e frazioni di rifiuti. Il 13 dicembre, infatti, nell’ambito del Sistema Ecolight nascono Ecoremat ed Ecotessili , promossi da Federdistribuzione e dedicati, rispettivamente, alla gestione dei materassi e imbottiti dismessi e alla gestione dei rifiuti tessili.

Il Sistema Ecolight, lo ricordiamo, è costituito dal Consorzio Ecolight (gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche – RAEE e pile), da Ecopolietilene (rifiuti dei beni in polietilene) e da Ecolight Servizi. Con Ecotessili, affermava una nota, Ecolight “amplia così il proprio ambito di azione a favore dell’ambiente, rafforzando il proprio impegno allo sviluppo di quella responsabilità estesa del produttore”. In questo caso il consorzio Ecotessili valorizza l’expertise nell’EPR legata all’esperienza pluriennale dei citati consorzi.

“I nostri punti di riferimento sono le aziende, chiamate a svolgere un ruolo attivo nel contesto dell’economia circolare e rispondere a quella responsabilità estesa del produttore”, ha dichiarato in una nota Giancarlo Dezio, presidente di Ecoremat e di Ecotessili: “Attraverso il Sistema Ecolight, che già raggruppa oltre duemila imprese italiane, abbiamo creato un hub di professionalità, know-how, competenze, strumenti e informazioni per garantire risposte efficaci, efficienti sia sul versante dei servizi erogati, sia su quello della tracciabilità e di una sempre maggiore tutela dell’ambiente. Questo patrimonio viene messo a fattore comune anche per la gestione dei rifiuti tessili, di materassi e imbottiti”.

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RETEX.GREEN

Oltre ai gestori di sistemi collettivi EPR, sono scesi in campo anche i produttori. A gennaio di quest’anno, durante l’inaugurazione di Pitti Immagine Uomo 101, SMI – Sistema Moda ItaliaFondazione del Tessile Italiano, hanno annunciato da soci fondatori la nascita di del consorzio RETEX.GREEN, “formato esclusivamente da  produttori italiani, per il RICICLO nella MODA: un sistema collettivo EPR, per la gestione dei rifiuti del  tessile, dell’abbigliamento,  delle calzature e  della pelletteria”. Un ampliamento, sul modello francese, del perimetro dei prodotti soggetti alla responsabilità estesa.

Il consorzio, spiega una nota, darà vita da un “network estremamente qualificato di fornitori, che si occuperanno di tutte le fasi connesse alla raccolta, selezione e cernita, avvio al riutilizzo, riciclo e valorizzazione dei rifiuti provenienti dai prodotti del tessile, dell’abbigliamento, delle calzature e della pelletteria”. Il team di partner operativi “sarà creato e controllato da un general contractor per il waste management che avrà il compito di selezionare e controllare i migliori operatori per la creazione di una filiera Moda quanto più possibile circolare”. Il tutto, ovviamente, sotto il controllo dei soci fondatori. Questa struttura, secondo i promotori, “potrà consentire un decisivo miglioramento del riutilizzo e del riciclo, in termini misurabili e quantificati, secondo rigorosi modelli di rendicontazione ispirati alla massima trasparenza”. Trasparenza e legalità sono parole d’ordine citate spesso nel comunicato, a sottolineare forse l’intenzione di una cesura con l’attuale sistema della gestione dei rifiuti tessili post consumo, non sempre cristallino.

Tra gli obiettivi di RETEX.GREEN, “massimizzare quantitativamente e migliorare qualitativamente la raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti dell’abbigliamento, delle calzature e della pelletteria e, più in generale, incrementare la sostenibilità ambientale e sociale della filiera, a partire dai cicli produttivi, distributivi e di consumo dei prodotti moda”. E poi prevenzione dei rifiuti, simbiosi industriale, produzione e impiego dii materiali riciclati, e ancora comunicazione, educazione ambientale, informazione, ricerca e sviluppo, eco-design.

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Cobat TESSILE

Ultimo arrivato, in ordine di tempo (la nota alla stampa è stata diffusa il primo aprile), Cobat TESSILE. L’alveo, come per Ecotessili, è quello dei gestori dei sistemi EPR collettivi: Cobat, nato come Consorzio obbligatorio per le batterie al piombo esauste e i rifiuti piombosi, oggi è una piattaforma multi-consortile, controllata dal gruppo Innovatec, per la gestione di RAEE, pile, accumulatori e PFU.

A Cobat TESSILE partecipano produttori (ad oggi: F.lli Campagnolo Spa, Leva Spa, Remmert Spa), associazioni delle piccole, medie e grandi imprese (CNA, CONFARTIGIANATO, CASARTIGIANI e CONFINDUSTRIA TOSCANA NORD) e società attive nel settore del riciclo (Tintess Spa). “La costituzione di Cobat TESSILE – ha dichiarato il presidente Maurizio Sarti – risponde alle nuove sfide che la società si pone. Grazie alla Piattaforma Cobat, erede di una storia ultratrentennale maturata con la gestione di una molteplicità di filiere, il neonato consorzio affronta con resilienza i mutamenti delle norme e del mercato, in grado di fare innovazione attraverso l’economia circolare”.

Con una visione moderna del ruolo dei consorzi, come abbiamo in parte già evidenziato, Ecotessili, RETEX.GREEN e Cobat TESSILE dichiarano che offriranno alle imprese consorziate non solo la gestione dei rifiuti e il loro avvio a riciclo e recupero, ma anche una serie di servizi come comunicazione, e ricerca e sviluppo, formazione, ecodesign.

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