“Efficienza dei materiali edili significa risparmio energetico e riduzione di emissioni”. A dimostrarlo è l’analisi ‘Building renovation: where circular economy and climate meet’ dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) che analizza i vantaggi dell’economia circolare nell’ondata di ristrutturazioni che sta attraversando l’Europa. Gli 800 miliardi previsti dal Recovery Plan, o più correttamente il NextGenerationEU, rappresentano il più grande pacchetto di misure di stimolo mai finanziato, e una parte di questi fondi aiuterà i Paesi membri ad efficientare e ristrutturare i propri edifici.
Consumo energetico ed emissioni degli edifici europei
Gli edifici sono responsabili di circa 40% del consumo energetico europeo e del 36% delle emissioni di gas serra relative all’energia. Per questo motivo il Green Deal europeo punta a rendere più sostenibile il settore dell’edilizia attraverso due modi: primo, rafforzando la legislazione relativa all’efficienza energetica e alla prestazione energetica degli edifici (Energy Performance of Buildings Directive); e, in secondo luogo, promuovendo l’elettrificazione nel settore residenziale.
Dal momento che si stima che il 20-25% delle emissioni del ciclo di vita dell’attuale parco edilizio dell’UE siano incorporate nei materiali da costruzione, l’European Environment Agency sostiene che è la circolarità dei materiali a diventare decisiva in questa transizione.
Tra il 2005 e il 2019 le leggi in vigore e inverni più miti hanno contribuito a una riduzione del 29% delle emissioni di CO2 degli edifici. Tuttavia non è abbastanza: per ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030 – come previsto dal pacchetto Fit For 55 – si deve raggiungere una riduzione del 60%.
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Le strategia per efficientare il settore edilizio
Poiché l’85-95% degli edifici esistenti saranno ancora in piedi nel 2050, si lavora con quello che si ha e la ristrutturazione in questo gioca un ruolo fondamentale. Tra le numerose strategie contenute nel Green Deal troviamo la Renovation Wave: un piano di azione che mira a raddoppiare il tasso annuo di rinnovamento energetico (attualmente stimato all’1%) di edifici residenziali e non residenziali entro il 2030 e di avviare profonde ristrutturazioni che potrebbero ridurre il consumo energetico di almeno il 60%, un uno dei tasselli mancanti del puzzle Fit For 55.
La strategia affronta anche la povertà energetica: quasi 34 milioni di europei non possono permettersi di riscaldare adeguatamente le proprie case, il che mette a rischio anche la salute e il benessere delle persone più vulnerabili. A questo proposito il piano prevede la realizzazione di diversi progetti sulla ristrutturazione degli edifici con il programma di ricerca Horizon Europe.
EEA fa notare inoltre come la qualità complessiva e l’obsolescenza del patrimonio edilizio siano fattori da considerare. Secondo i loro dati, circa il 15% degli europei vive in abitazioni con tetti che perdono, pareti, pavimenti o fondamenta umidi e tra il 5% e il 39% vive con infissi o pavimenti marci. Comfort, sicurezza, manutenzione e rinnovamento energetico sono tutte facce della stessa medaglia. Da questo punto di vista, la proposta della Commissione europea di revisionare la ‘Construction Products Regulation’ permetterà di creare un quadro armonizzato nel valutare e comunicare le performance ambientali dei prodotti edili. I nuovi requisiti dovrebbero garantire un eco design di prodotti da costruzione all’avanguardia, rendendoli più durevoli, riparabili, riciclabili e più facili da rigenerare.
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Ristrutturare edifici in ottica circolare
Gli obiettivi di circolarità possono essere raggiunti attraverso alcune azioni. Innanzitutto è importante aumentare la durata della vita non solo dei materiali, riducendo così la domanda di materie prime, ma anche l’intensità d’uso degli spazi esistenti trasformandoli in aree polivalenti. Si può inoltre efficientare le risorse e i materiali attraverso la sostituzione di materiali ed elementi con altre tecnologie che garantiscono una maggiore durata. Questo riduce la frequenza di manutenzione e ristrutturazione. Un’altra mossa suggerita dall’EEA è pensata per affrontare il problema della demolizione: riparare la struttura e le fondamenta di edifici invecchiati, si traduce in rimando della domanda di nuove costruzioni e questo riduce la domanda di materiale e le conseguenti emissioni.
L’investimento in materiali durevoli però presenta un quadro più complesso di quello che si pensa. Questo approccio restituisce comunque un’impronta carbonica in termini di consumo materiali e di emissioni. Questo perché la maggior parte dei materiali durevoli sono più pesanti e ad alta intensità emissiva durante la produzione rispetto ai materiali tradizionali. L’EEA ricorda però che la durabilità dei materiali, rimandando gli interventi di manutenzione e ristrutturazione, presenta benefici nel lungo temine.
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