Adottare strategie circolari sta diventando per molte aziende una scelta obbligata. Non solo per adeguarsi alle politiche europee – come la recente proposta della Commissione europea sul diritto alla riparazione – che spingono in questa direzione ma per essere competitivi su un mercato in evoluzione, in cui gli stessi consumatori iniziano a chiedere un cambio di passo.
Secondo il World Economic Forum, l’interruzione di un modello di produzione non è una novità: “l’abbiamo vista con le start-up digitali, le cosiddette born digital che hanno stravolto il modo di operare delle organizzazioni pre-internet con modelli di business tradizionali. Le aziende che sono sopravvissute si sono unite all’onda e hanno digitalizzato i loro modelli di business; quelle che non l’hanno fatto sono scomparse”.
Ad oggi, le aziende “nate circolari” e i loro nuovi modelli di business competitivi potrebbero creare uno sconvolgimento tra quelle aziende che continuano a portare avanti un sistema lineare ed erodere le loro quote di mercato. Ma, come è accaduto con la rivoluzione digitale, le aziende che saranno in grado di adottare nuovi modelli di business circolari sopravviveranno.
Ecco gli 8 vantaggi, su spunto del World Economic Forum, che l’economia circolare sta portando nel mondo del business, rispetto ai modelli lineari tradizionali.
1. Prodotti più apprezzati dai consumatori
Un recente studio condotto McKinsey e NielsenIQ ha evidenziato un legame tra le dichiarazioni relative all’ESG e la spesa dei consumatori, l’aumento della fedeltà e la crescita dei prodotti. Ad esempio, in un sondaggio McKinsey del 2020 che ha coinvolto i consumatori statunitensi, oltre il 60% degli intervistati ha dichiarato che pagherebbe di più per un prodotto con un packaging sostenibile.
Anche la Wharton School dell’Università della Pennsylvania ha rilevato che i motivi che spingono i consumatori ad acquistare prodotti e marchi sostenibili sono l’intenzione di migliorare l’ambiente (30%), ridurre gli scarti di produzione (23%), ridurre l’impronta di carbonio (22%) e preoccuparsi del benessere degli animali (17%). Non ci sarebbe, inoltre, un’allineamento tra la consapevolezza e le preferenze dei consumatori e il modo di operare dei rivenditori, in questo caso della grande distribuzione, su fattori che vanno dalla disponibilità dei consumatori a pagare di più per i prodotti sostenibili all’utilizzo e alla preferenza per i modelli di rivendita/commercio.
Certo, sappiamo che la volontà del cittadino, per quanto sia potente il suo potere d’acquisto, non basta: sono necessarie politiche adeguate che permettano di compiere le giuste scelte d’acquisto e che instradino i rivenditori verso processi più sostenibili, ma è innegabile che la direzione sembra tracciata e che prodotti circolari, con una maggiore attenzione per l’ambiente, saranno sempre più apprezzati dai consumatori.
Un documento dell’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) dello scorso anno fa il punto su questo tema, suggerendo ai decisori politici di mettere in atto una serie di iniziative per sostenete il potere decisionale dei cittadini e consentire un comportamento più coerente con l’economia circolare, a patire dalla comprensione dei fattori che lo influenzano.
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2. Un miglior rapporto con il consumatore
Nell’economia lineare, le aziende vendono nuovi prodotti e lasciano il dialogo con i clienti ai loro partner a valle. Per i modelli di business circolari invece, un’interazione con il cliente di questo tipo non è sufficiente: richiedono iun dialogo continuo in tutto l’ecosistema aziendale durante il ciclo di vita del prodotto.
Tra i modelli proposti all’interno del sistema circolare c’è quello del Product-as-a-Service (indicato con l’acronimo PaaS), in cui il cliente paga per l’utilizzo di un servizio per un periodo di tempo limitato. Il fornitore mantiene la proprietà del prodotto e rimane incentivato per la manutenzione continua, la durata, l’aggiornamento e il trattamento del prodotto alla fine del suo utilizzo.
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Anche la sharing economy, l’economia della condivisione che vede, ad esempio, i servizi di car sharing in uso in molte città italiane, consente di ridurre i beni in circolazione e di ottimizzarne l’utilizzo, fornisce ai clienti un accesso conveniente e comodo a prodotti e servizi, spesso attraverso l’utilizzo di app.
Questi due modelli di business circolare, insieme ai nuovi sistemi di recupero e ricondizionamento, offrono un maggior numero di momenti di relazione con i consumatori, anche durante le riparazioni, le restituzioni e gli aggiornamenti. Questa comunicazione non solo può dare a chi usufruisce del servizio una maggiore soddisfazione ma aiuta i fornitori a meglio comprendere l’utilizzo e le percezioni degli utenti.
Non a caso, il dialogo costante con i consumatori finali sarà un’esperienza nuova per molti fornitori, che devono imparare a renderlo pertinente, tempestivo e coinvolgente.
Un’implicazione positiva di questo aspetto riguarda la responsabilità estesa del produttore (EPR): attraverso questi sistemi un prodotto non è semplicemente “lanciato” nel mercato ma il produttore resta coinvolto in tutto il suo ciclo di vita, compreso lo smaltimento dello stesso una volta giunto a fine vita.
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3. Riduzione dei costi
Già a partire dall’ecodesign i prodotti circolari sono progettati per essere riutilizzati, riparati o ricondizionati e infine smontati: le stesse componenti sono progettate per essere ricondizionate, rigenerate e infine riciclate. Di conseguenza, materiali e componenti costano meno e il prolungare della vita del prodotto lo renderà anche un’opzione più conveniente.
Tuttavia, si tratta di una scelta che, sia per l’azienda che per il consumatore, non è la più economica nell’immediato. A livello aziendale è necessario un processo di transizione che richiede investimenti e decisioni coraggiose, mentre per quel che riguarda il consumatore puntare su un prodotto più durevole non è economicamente più conveniente in prima battuta rispetto ad un prodotto a basso costo, usa e getta o che rientri nei canoni dell’economia lineare ma, a lungo termine, i benefici economici possono essere notevoli.
4. Fonti di guadagno ricorrenti
I modelli di business circolari prevedono vendite ricorrenti non solo nei modelli di business Product-as-a-service e di sharing economy, ma anche dal commercio di componenti e materiali recuperati, che generano un profitto ogni volta che vengono rivenduti. Anche i servizi correlati, come le riparazioni, la ridistribuzione e la rimessa a nuovo, generano guadagni ricorrenti. Così come i rifiuti e i sottoprodotti diventano risorse e dunque beni riescono ad innescare un flusso ci compravendita.
Inoltre per sopperire a questi nuovi processi saranno necessario nuove figure professionali: come l’analista in ambito di economia circolare, che controlla e favorisce lo sviluppo di nuove politiche ecologiche grazie al monitoraggio e all’analisi comparativa di come un’azienda si comporta rispetto alle attività sostenibili o i gestori di rifiuti zero, che aiutano imprese, organizzazioni e comunità con lo sviluppo e l’attuazione di una politica a rifiuti zero. Si stima che solo a Londra perseguire strategie di economia circolare e raggiungere gli obiettivi di strategia ambientale fissati per la città, potrebbe creare oltre 280 mila nuovi posti di lavoro in un decennio.
5. Maggiore resilienza
I prodotti circolari sono progettati in modo che, quando non possono più essere utilizzati, le loro componenti, i materiali, l’energia e le altre risorse possano essere recuperate. Gli utenti sono incentivati a restituire i prodotti pagando dei depositi o in base ai termini dei contratti di noleggio.
Recuperando i componenti e riciclando i materiali, anziché smaltirli, le aziende hanno la possibilità di resistere meglio alle catene di fornitura instabili e alle carenze di materie prime. Non sono più in balia del mercato e possono proteggersi anche dalle fluttuazioni dei prezzi.
6. Maggiore utilizzo del prodotto
In un sistema lineare, i modelli commerciali sono concepiti sul possesso del prodotto da parte dell’utente, il che può comportare uno scarso utilizzo: le auto, ad esempio, resterebbero parcheggiate per circa il 95% del tempo.
I modelli di Product-as-a-Service e di sharing economy garantiscono invece un maggiore utilizzo del prodotto, consentendo un guadagno più elevato per unità.
7. Risparmio di tempo
Nell’ottica di un design circolare, i prodotti e le componenti che smettono di funzionare possono essere rimessi a nuovo più rapidamente, riportandoli a condizioni pari al nuovo o quasi, eliminando la necessità di produrre molti nuovi componenti.
Un esempio è dato dall’energia eolica: la domanda di turbine eoliche è attualmente così elevata che alcuni produttori impiegano anche due anni per evadere gli ordini. Al contrario, una turbina eolica esistente può essere rigenerata e riconsegnata in quattro mesi. Secondo la World Steel Association, circa l’80% di una tipica turbina eolica è costituito da componenti in acciaio. Diverse parti possono essere rigenerate per soddisfare o superare le specifiche originali, tra cui riduttori, generatori, cuscinetti e rotori.
In genere, questi componenti devono essere riparate dopo dieci o vent’anni di servizio. Durante il processo di rigenerazione, tutti i componenti della turbina eolica vengono ispezionati e testati e le parti che non rientrano nelle specifiche originali vengono rimesse a nuovo o sostituite.
8. Rispetto dell’ambiente
E in ultimo, ma non per importanza c’è la questione ambientale: riciclare, riparare, ricondizionare, riutilizzare i prodotti circolari e smaltirli nel modo giusto richiede meno energia e ha un impatto minore sull’ambiente rispetto ai metodi convenzionali. Questo ha effetti positivi su problemi come la perdita di biodiversità, lo sfruttamento forestale ed estrattivo, la produzione di componenti e prodotti e il trasporto di materie prime. Basti pensare all’elettrificazione e alla necessità di materie prime, spesso materie prime critiche, che stanno spingendo alcuni Paesi verso un’intensificazione delle attività estrattive, e al ruolo che l’economia circolare potrebbe avere in questa situazione.
Un rapporto della fondazione Ellen MacArthur conferma che eliminare rifiuti e inquinamento, ridurre l’estrazione di materie prime e rigenerare i sistemi naturali sia fondamentale per fermare e invertire la perdita di biodiversità.
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