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lunedì, Dicembre 16, 2024

Economia circolare, la ricerca: un terzo delle persone non sa cosa sia

Uno studio norvegese rivela quanto sia necessario lavorare sull’informazione per le tematiche legate all’economia circolare, ma anche come la sensibilità stia crescendo positivamente, soprattutto tra i giovani. I dettagli della ricerca DNV

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

Per risolvere un problema il primo passo è senza dubbio averne consapevolezza. E i risultati di un’indagine condotta dalla società norvegese DNV su un gruppo di 2900 cittadini tra Europa e Stati Uniti non sono troppo incoraggianti. Oltre un terzo di loro (il 35,8 per cento) non ha saputo rispondere alla domanda su cosa sia l’economia circolare.

Sollevando seri dubbi su come possa modificarsi il comportamento delle persone se non hanno neppure la percezione dell’urgenza di adottare scelte di consumo più sostenibili. Sebbene, da un altro punto di vista, confermi quanto sia indispensabile il ruolo dell’informazione. Sia da parte dei media tradizionali sia delle aziende, che secondo lo studio dovrebbero decisamente migliorare la comunicazione sul tema.

“La consapevolezza rappresenta l’elemento chiave. Il comportamento dei consumatori è fondamentale perché l’economia circolare diventi una realtà”, commenta il manager di DNV Luca Crisciotti. “In definitiva è ciò che spinge le persone nella direzione del riutilizzo e del riciclo dei materiali oppure a cercare beni e servizi innovativi ispirati alla circolarità”, conclude Crisciotti.

Le abitudini di consumo di chi segue l’economia circolare

Lo studio evidenzia anche aspetti positivi. La conoscenza di cosa sia l’economia circolare è in aumento, e soprattutto le generazioni più giovani sono sensibili alla necessità di riciclare e riutilizzare i materiali. Tuttavia, spesso manca il passaggio verso azioni concrete. Solo il 45 per cento di coloro che affermano di sapere cosa sia l’economia circolare si comporta di conseguenza.

Anche in questo caso emerge una differenza generazionale: il 53 per cento dei giovani sostiene di contribuire attivamente all’economia circolare, mentre solo il 32,4 per cento della popolazione adulta afferma lo stesso.

Tra coloro che affermano di avere comportamenti in linea con l’economia  circolare, le abitudini di consumo sono differenti. Il 48,1 per cento ha dichiarato di acquistare prodotti riciclabili e il 62,9 per cento preferisce comprare prodotti usati e ridurre i consumi.

Inoltre, le persone con più di 55 anni riutilizzano e riparano molto di più gli oggetti rispetto ai giovani, che invece preferiscono acquistare beni di seconda mano oppure noleggiarli. Secondo gli autori dell’indagine, le ragioni del differente approccio all’economia circolare andrebbero cercate sia nell’educazione ricevuta, sia nel differente potere d’acquisto tra le generazioni.

Leggi anche: Come si misura l’impronta ambientale di prodotti e organizzazioni? Le nuove linee guida Ue

Cosa influenza i consumatori nelle scelte sostenibili

Ci sono poi una serie di considerazioni etiche fondamentali nell’indirizzare le persone verso la circolarità. La valutazione dell’impronta ecologica di un prodotto, secondo il 49,1 per cento degli intervistati, è l’aspetto più importante a cui guardare. Seguito a stretto giro dalla sostenibilità sociale: avere informazioni sulle condizioni di lavoro di chi il bene lo ha prodotto, ma anche sulla qualità e sul rispetto delle normative e delle certificazioni.

Tuttavia, soprattutto nell’abbigliamento e nella moda, i motivi principali per cui si acquista un abito piuttosto che un altro sono al di fuori delle logiche dell’economia circolare: lo stile e il prezzo, mentre la sostenibilità ambientale è solo al terzo posto. La conclusione degli autori della ricerca è che “i consumatori tendono a focalizzare l’attenzione principalmente sui comportamenti sostenibili che sentono più vicini alle preoccupazioni della vita quotidiana”. E, dunque, il costo di un bene resta un elemento imprescindibile.

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Informare sull’economia circolare: una priorità assoluta

L’indagine approfondisce anche il tema cruciale da dove le persone attingano le informazioni legate all’economia circolare. Al primo posto si trovano i social media e i canali tradizionali di informazione (60,9 per cento dei casi), seguiti a una certa distanza dal dibattito politico (26,8 per cento) e dalle discussioni con gli amici (23 per cento).

Sembra non essere sufficiente, invece, l’attuale “storytelling sulla sostenibilità” delle aziende, visto che solo una persona intervistata su cinque ha affermato di aver appreso informazioni direttamente dalla comunicazione d’impresa. Un aspetto che secondo gli autori dovrebbe spingere le case produttrici e i brand a investire in una comunicazione mirata per costruire un rapporto di fiducia con i clienti.

Altrimenti, si crea un circolo vizioso. “La transizione verso l’economia circolare deve essere guidata dalle aziende produttrici. Tuttavia, questo non è possibile senza la partecipazione dei consumatori”, fa notare Luca Crisciotti. “Perciò – conclude il manager – servono azioni concrete per colmare l’attuale ‘gap informativo’ e assicurarsi che la consapevolezza dei cittadini diventi una priorità, attraverso un’informazione affidabile e verificata”.

Molti consumatori, infatti, sarebbero disposti a “finanziare” le aziende più innovative che abbracciano la sostenibilità e producono beni riciclabili e riutilizzabili attraverso i loro acquisti. Mentre il 21 per cento degli intervistati sostiene che, in caso contrario, potrebbe funzionare il boicottaggio. “Un grave rischio – conclude lo studio DNV – per tutte le aziende che non miglioreranno e comunicheranno adeguatamente il loro contributo all’economia circolare”.

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