fbpx
venerdì, Novembre 29, 2024

Marcia indietro sul no alla plastica per frutta e verdura. Cosa succede in Francia?

Dal divieto di utilizzare contenitori monouso per alimenti nei fast food, all’addio agli scontrini fino ad arrivare alla messa al bando della plastica per gli imballaggi di frutta e verdura, puntando sullo sfuso. La Francia fa passi avanti verso la riduzione dei rifiuti, con qualche difficoltà

EconomiaCircolare.com
EconomiaCircolare.com
Redazione EconomiaCircolare.com

Mentre in Italia tutti i provvedimenti che riguardano una riduzione, diretta o indiretta, del packaging faticano a decollare – basti pensare all’ennesimo rinvio da parte anche del governo Meloni della Plastic Tax o alla posizione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) Gilberto Pichetto Fratin sul regolamento Ue sugli imballaggi – in altri Paesi europei la strada sembra tracciata, ma non senza difficoltà.

Dare uno sguardo a quello che succede oltralpe può rivelarsi quindi utile per immaginare un percorso efficace verso una riduzione dei rifiuti e, eventualmente, aggiustare il tiro. Facciamo quindi il punto su quanto sta avvenendo in Francia seguendo gli aggiornamenti di Zero Waste France.

Niente più usa e getta nei fast food

Negli ultimi tempi si è parlato molto, anche in Italia, di una nuova legge che prevede che in tutti ristoranti francesi con più di venti posti a sedere vengano utilizzate, a partire dal primo gennaio 2023, stoviglie lavabili e riutilizzabili. Il provvedimento, fortemente voluto dalle associazioni ambientaliste, interessa principalmente i fast food, dove gli alimenti e le bevande sono in genere servite in contenitori di plastica o carta, gettati via a fine pasto. Un divieto che si rivela notevole se si pensa alle grandi catene di fast food, prima fra tutte il colosso americano McDonald’s, e alle grandi quantità di rifiuti che ogni giorno producono. Secondo Zero Waste France, solo in Francia nel 2017 McDonald’s si è occupato dello smaltimento di oltre 1 chilo di imballaggi al secondo.

Le attività di ristorazione che non si adegueranno alla nuova norma dovranno pagare una multa di 7.500 euro.

Leggi anche: “Contenitori riutilizzabili nei supermercati? Un tabù”. Il test di Greenpeace

Addio alla stampa automatica degli scontrini

In un mondo in cui la digitalizzazione è sempre più presente in ogni aspetto della nostra vita, quello della stampa automatica di scontrini sembra un gesto anacronistico, specie quando si paga con la carta o con il telefono: difficilmente lo scontrino viene conservato e il più delle volte finisce immediatamente nei rifiuti. La Francia nel 2023 dirà perciò addio alla stampa di scontrini, ricevute di carte bancarie o anche buoni spesa e biglietti promozionali, a meno che non siano i clienti a richiederla. Restano fuori dal provvedimento alcuni tipi di ricevute, come quelle che menzionano una garanzia legale di conformità o che dimostrano il mancato pagamento con carta di credito.

Il provvedimento, che sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° gennaio è stato adottato lo scorso 14 dicembre 2022 con un decreto che ne stabilisce l’entrata in vigore al 1 aprile 2023.

Leggi anche: In Francia un’altra vittoria delle azioni legali contro la crisi climatica. Ora tocca all’Italia?

Frutta e verdura in plastica, dopo un anno arriva la sospensione

Aveva fatto ben sperare la graduale messa al bando, a partire da gennaio del 2022, degli imballaggi in plastica per frutta e verdura, invece il 9 dicembre a quasi un anno dalla sua entrata in vigore, il divieto è stato sospeso, a causa di numerosi appelli da parte degli operatori del settore.

Precedentemente varato dalla legge AGEC (Loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire) – la legge anti-spreco per l’economia circolare promulgata il 10 febbraio 2020 – il decreto prevedeva che dal 1° gennaio 2022, frutta e verdura fresca “non trasformata” venisse venduta priva di imballaggi in plastica, con alcune eccezioni: i prodotti ortofrutticoli confezionati in lotti di peso pari o superiore a 1,5 chilogrammi, e un elenco di frutta e verdura che presentano un rischio di deterioramento se venduti sfusi.

Inoltre, alcuni prodotti – lattuga d’agnello, germogli giovani, erbe aromatiche, fiori commestibili, semi germogliati, mirtilli rossi, uva spina, mirtilli, lamponi, fragole, more, uva spina, lamponi, fragole, more, ribes, bacche di sambuco, uva spina, ribes nero, kiwi, funghi e spinaci – erano esentati per un determinato limite di tempo, perché più facilmente deperibili, ma entro il 30 giugno 2026 il divieto avrebbe dovuto estendersi a tutta la frutta e la verdura in questione.

Il 9 dicembre scorso, in seguito alla contestazione in tribunale da parte di trasformatori di materie plastiche e del settore ortofrutticolo, dicevamo, il Consiglio di Stato ha revocato il decreto: ha infatti ritenuto, da una parte, che la norma non consentisse di adottare una traiettoria progressiva, e dall’altra che l’elenco delle esenzioni comprendesse erroneamente frutta e ortaggi che non presentano alcun rischio di deterioramento se venduti sfusi. 

“Si riparte quindi – spiega Zero Waste France – per un nuovo iter di redazione e consultazione che porti a un nuovo decreto, che probabilmente questa volta fisserà deroghe permanenti. Questo rischio di regresso rappresenta una perdita di tempo di fronte all’emergenza ecologica e rischia di offrire una lunga vita agli imballaggi in plastica”.

Nel momento in cui si scrive è in consultazione una nuova bozza di decreto che propone un elenco di esenzioni più ristretto rispetto al decreto originario dell’ottobre 2021 ma stabilisce anche per questi stessi prodotti – tra cui pomodori, asparagi, broccoli, cipolla, lattuga, fagiolini, ciliegie, uva, pesche e albicocche – un periodo di smaltimento delle scorte di un anno. Fatto che Zero Waste Europe definisce sorprendente: “I prodotti freschi in questa fase non sono ancora stati raccolti e quindi ancora meno imballati! – scrive in una nota – Così per diversi tipi di frutta e ortaggi che dovevano fare a meno della plastica prima del 31 dicembre 2023 verrebbero offerti alcuni mesi in più per utilizzarla”.

Ma l’obiettivo dell’associazione è quello di non perdere quanto si stava costruendo in termini di riduzione dei rifiuti: insieme ad altre 30 organizzazioni ambientaliste, cittadini, scienziati e parlamentari ha firmato una lettera aperta indirizzata ai principali attori dell’industria della plastica. Inoltre, in seguito alla chiusura, lo scorso 12 gennaio, della consultazione pubblica sulla bozza del decreto, è stata inviata una lettera al ministro della Transizione Ecologica Christophe Béchu da parte di diverse associazioni ambientaliste, in cui si chiede in sostanza di puntare su obiettivi più ambiziosi e non fare passi indietro su quella frutta e verdura che, in pratica, viene già venduta sfusa.

Leggi anche: Il “ritorno al futuro” degli imballaggi in Francia

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie