Il settore residenziale viene spesso citato tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra e tuttavia è anche uno degli ambiti in cui abbiamo a disposizione un maggior numero di soluzioni per traghettare l’umanità verso un futuro meno pesante sul pianeta. Di queste soluzioni e della loro applicazione nel contesto italiano, fa una sintesi il Green Building Council Italia in una recente roadmap per decarbonizzare progressivamente l’ambiente costruito da qui al 2050.
Lo studio, dal titolo “Decarbonizzare il ciclo di vita dell’ambiente costruito. Roadmap italiana per raggiungere gli obiettivi climatici al 2050“, nasce all’interno del progetto internazionale Building Life, sviluppato dalla rete europea dei World Green Building Council e da 10 GBC nazionali, tra cui quello italiano. Finanziato dalla fondazione Ikea e dalla fondazione Laudes, il progetto mira a definire una tabella di marcia europea e dieci nazionali con una strategia condivisa per la decarbonizzazione dell’ambiente costruito entro il 2050 con il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera.
I 68 obiettivi
La tabella di marcia proposta si compone di 68 obiettivi suddivisi in tre aree d’azione: decarbonizzazione degli edifici, secondo cui tutti gli edifici, compresi quelli esistenti, dovranno produrre zero emissioni nella fase d’uso; circolarità del settore delle costruzioni, per cui tutti gli edifici dovranno essere progettati e gestiti in modo che il loro ciclo di vita sia massimizzato e i rifiuti valorizzati; qualità e resilienza delle città attraverso una gestione comunitaria in grado di minimizzare l’impatto sull’ambiente, resistere ai fenomeni climatici estremi e aumentare la biodiversità.
Per ogni area, la proposta del Green Building Council Italia prevede obiettivi progressivi a partire dal 2025 e arrivando al 2050. Così, per esempio, per l’area decarbonizzazione degli edifici, lo studio propone di iniziare dalla definizione di metodi di calcolo e strumenti di analisi condivisi, la creazione di passaporti energetici e la formazione degli stakeholder, per poi passare all’efficientamento degli edifici e all’eliminazione delle dispersioni, all’impiego di “green gas” come il biometano e a una decarbonizzazione del mix energetico per produrre energia elettrica. In questo ambito, lo studio riporta l’esempio virtuoso del sistema di teleriscaldamento di Brescia che, attivo fin dal 1970, soddisfa il 70 per cento del fabbisogno di calore della città differenziando le fonti e privilegiando il recupero di calore da cascami industriali e la termovalorizzazione dei rifiuti.
Leggi anche: Un protocollo per un’edilizia più sostenibile, e poi formazione e informazione. Ecco il Circularity Accelerator
Edifici circolari
Per quanto riguarda l’area della circolarità del settore delle costruzioni, la proposta del GBC parte dalla creazione delle condizioni necessarie per rendere gli edifici più circolari (istituzione di un tavolo tecnico nazionale per la definizione di normative, creazione di passaporti degli edifici, piani di decostruzione per la gestione del fine vita, formazione specifica per i professionisti del settore, creazione delle filiere industriali per il riciclo dei materiali) e arriva al recupero del 100 per cento dei rifiuti da demolizione e costruzione e a un ambiente costruito completamente progettato per massimizzare il ciclo di vita. Qui il caso studio viene da Pirelli 35, edificio nella zona Gioia a Milano, recuperato su progetto di Park Associati e Snøhetta, integrando il riutilizzo di strutture esistenti, massimizzando luce e temperatura dall’esterno e utilizzando fotovoltaico e geotermico.
Infine, per l’area di intervento sulle città, lo studio propone di agire sulle costruzioni, sulla mobilità, sull’energia e sulle infrastrutture per creare città in cui macchinari e mezzi di trasporto non emetteranno gas serra, esisteranno centri di raccolta, riuso e riciclo dei materiali e verde urbano e bacini d’acqua mitigheranno gli effetti dell’isola di calore urbana, faranno aumentare la permeabilità delle superfici, incrementeranno la biodiversità e consentiranno una migliore gestione della risorse idriche. In questo ambito lo studio riporta l’esempio del Milano Innovation District, progetto di rigenerazione urbana sviluppato da Lendlease, che utilizza il 100 per cento di energia rinnovabile, conserva e recupera acqua e risorse e minimizza la produzione di rifiuti in ogni fase di vita.
Leggi anche: Gestione circolare delle acque in città: sfide e soluzioni nel progetto City Water Circles
Passare all’azione
Individuati gli obiettivi, la proposta del GBC identifica le azioni necessarie per passare dalla teoria alla pratica. Per realizzare questi obiettivi, dovranno essere coinvolte direttamente sei diverse categorie di stakeholder: governo e pubbliche amministrazioni, sviluppatori immobiliari, settore delle costruzioni, produttori di materiali e componenti, servizi e reti di energia, settore finanziario. Per ognuna di esse il GBC identifica sotto obiettivi specifici e relative azioni per ognuna delle aree appena descritte. La proposta entra nel dettaglio, fornendo indicazioni concrete su come arrivare al 2050 con un ambiente costruito che non contribuisca al cambiamento climatico ma che sia anzi in grado di partecipare a una gestione sostenibile delle risorse.
Per centrare l’obiettivo bisognerà agire subito e con decisione, il percorso è lungo e ancora in salita, ma lo studio è chiaro: le strategie esistono. La neutralità climatica dell’ambiente costruito è possibile anche in Italia dove il patrimonio edilizio è vecchio e dove il territorio è pieno di specificità e disomogeneità. Ma perché il nostro paese possa vincere la sfida, sembra sottolineare lo studio, è necessario un approccio sistemico ed è indispensabile che settore pubblico e privato lavorino in sintonia. Per capire come e approfondire alcune delle strategie proposte dal GBC Italia, ne abbiamo parlato con il presidente, Marco Mari e nei prossimi giorni pubblicheremo l’intervista.
Leggi anche: Edilizia e urbanistica circolare: c’è una miniera (sostenibile) e non la usiamo
© Riproduzione riservata