fbpx
giovedì, Maggio 16, 2024

Gestione circolare delle acque in città: sfide e soluzioni nel progetto City Water Circles

Le falde acquifere del nostro Pianeta sono sovrasfruttate e in molte zone si estrae acqua “fossile” non più rinnovabile. È urgente esplorare soluzioni di gestione circolare delle acque per evitare la perdita di questa preziosa risorsa. L’esperienza del progetto “City Water Circles”

Simona Muratori
Simona Muratori
Ingegnere ambientale, ricercatrice e project manager presso Poliedra-Politecnico di Milano, insegnante di yoga. Esperta e autrice di numerose pubblicazioni sui sistemi di supporto alle decisioni per l’ambiente e il territorio, in particolare per quanto riguarda le metodologie di analisi a molti criteri e la gestione dei conflitti nei processi decisionali partecipati, e sugli aspetti tecnico-scientifici della valutazione ambientale strategica. Attualmente project manager del progetto CWC-City Water Circles.

I problemi idrici sono oggi una realtà per molte popolazioni, e sono destinati ad aumentare nei prossimi anni, in Europa e non solo, a causa dei cambiamenti climatici e della pressione antropica. Entro il 2030 nel mondo la richiesta d’acqua potrebbe superare del 40% la fornitura. Parallelamente, l’80% delle acque reflue attualmente viene reimmessa nell’ambiente senza alcun trattamento. È perciò urgente esplorare soluzioni di gestione circolare delle acque e sviluppare un sistema ad anello chiuso con riutilizzo ottimale per evitare la perdita di questa risorsa preziosa.

Per secoli l’umanità ha risposto al crescente bisogno d’acqua imposto dal miglioramento delle condizioni di vita, dallo sviluppo agricolo e dall’industrializzazione, cercando nuove risorse idriche da sfruttare: scavando nuovi pozzi e accumulando le risorse superficiali in bacini formati da dighe sempre più grandi. Da alcuni decenni però, è sempre più difficile trovare nuove risorse. Le falde sono però sovrasfruttate – si preleva più acqua della capacità di ricarica attraverso le piogge – e in molte zone del pianeta si estrae acqua “fossile”, non più rinnovabile.

Gestione acque città
Entro il 2030 nel mondo la richiesta d’acqua potrebbe superare del 40% la fornitura

La situazione in Italia

Anche in paesi relativamente ricchi d’acqua come l’Italia, sia le falde che le acque superficiali soffrono di sovrasfruttamento; a causa dei prelievi, infatti, la circolazione naturale si impoverisce e non riesce più a diluire gli inquinanti. Per questo gran parte dei fiumi e delle falde italiane sono in condizioni ancora lontane dal “buono stato ambientale” che dovrebbero raggiungere, secondo la Direttiva Quadro sulle Acque (n.60 del 2000). In breve, utilizziamo più acqua di quella che si potrebbe prelevare senza causare danni alle falde o ai fiumi.

Nel nostro paese l’acqua utilizzata per uso urbano, che è praticamente tutta acqua potabile, ossia della qualità migliore, corrisponde a circa il 20% dei consumi idrici. L’acqua potabile è utilizzata in grandi quantità anche per usi che non richiedono una qualità così elevata, come gli scarichi del WC o l’irrigazione, usi per i quali sarebbe possibile usare fonti alternative. Inoltre, l’acqua usata in ambito domestico è spesso la principale fonte di inquinamento di fiumi e falde, e l’eliminazione di tutti i nostri scarti attraverso un unico sistema di scarico conduce anche ad una perdita di potenziali utili risorse, come l’azoto nelle urine.

Leggi anche: Tutta l’acqua dell’Italia: consumi eccessivi, sprechi e carenze affliggono il Paese

La gestione delle acque in ambito urbano: un quadro delle sfide che ci attendono

Il modello convenzionale centralizzato di gestione delle acque in ambito urbano sta affrontando molte difficoltà dovute in buona parte all’invecchiamento delle infrastrutture, alla loro crescente dimensione e ai loro costi, alla debolezza delle strutture di governance e alle poche opportunità di investimento per sviluppare nuovi progetti infrastrutturali. Stiamo anche assistendo a un rapido cambiamento, legato al cambiamento climatico, nello scenario di disponibilità dell’acqua.

La gestione convenzionale delle acque in ambito urbano ha un costo sociale ed ecologico ormai troppo elevato, oltre a richiedere alti investimenti di capitale. Inoltre, l’urbanizzazione altera il paesaggio naturale e il ciclo naturale dell’acqua, che è solitamente mantenuto in equilibrio attraverso diversi processi idrologici quali l’evaporazione, la precipitazione, l’infiltrazione e la traspirazione delle piante. Costruendo case, strade, ecc. si impermeabilizza il suolo riducendo anche la quantità d’acqua che si infiltra nel terreno, andando perciò a mutare l’equilibrio del ciclo dell’acqua. L’aumento di superfici impermeabili contribuisce quindi all’aumento del deflusso delle acque piovane, che incrementa le alluvioni delle città e l’inquinamento dei corpi d’acqua superficiali.

Gestione acque città - superficie permeabile Gestione acque città - superficie impermeabile

La scarsità d’acqua nelle aree urbane, intensificata dai cambiamenti climatici, ha impatti negativi sull’ecosistema urbano, comportando, ad esempio, l’abbassamento del livello della falda acquifera, l’effetto “isole di calore”, l’accresciuta domanda di forniture d’acqua da lunga distanza e periodi (soprattutto estivi) di picco di consumo.

Il progetto Europeo CWC – City Water Circles

I rischi idrologici indotti dai cambiamenti climatici stanno rendendo le città europee sempre più vulnerabili sia alle inondazioni che ai problemi connessi alla scarsità d’acqua. Inoltre, la crescente pressione antropica implica l’aumento del consumo di acqua potabile e delle quantità di acque reflue da trattare, minacciando la sicurezza delle forniture d’acqua future.

Queste sfide condivise richiedono di adottare misure di risparmio idrico e di riutilizzo dell’acqua al di là delle pratiche correnti, sia nel settore pubblico che da parte dei singoli. Rinnovare le obsolete infrastrutture idriche urbane applicando il nuovo approccio dell’economia circolare offre molti vantaggi economici e ambientali.

Riconoscendo questo potenziale, città e operatori del servizio idrico di cinque contesti urbani (Budapest, Torino, Maribor, Bygdoszcz, Split) e organizzazioni di esperti (tra cui Poliedra-Politecnico di Milano), per un totale di 11 Partner di 6 Paesi europei, si sono uniti nel progetto CWC – City Water Circles, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Interreg Central Europe, per facilitare l’adozione dell’approccio circolare nelle città. CWC, lanciato a giugno 2019 e ora nella sua fase conclusiva, mira perciò a promuovere e diffondere la cultura del risparmio idrico, pratiche e politiche di raccolta e utilizzo di acque meteoriche e di recupero delle acque grigie, soluzioni naturali per la gestione della risorsa idrica.

I partner di progetto hanno collaborato per creare una base di conoscenza comune per la gestione del ciclo delle acque urbane e per co-progettare con gli stakeholder locali interessati una serie di metodi e strumenti innovativi utilizzabili in tutta l’Europa centrale. Le soluzioni trovate sono poi messe in pratica in cinque azioni pilota (attualmente in fase di finalizzazione), e utilizzate per sviluppare strategie e piani d’azione locali e raccomandazioni per i decisori politici nazionali ed europei.

Leggi anche: La gestione delle acque secondo i principi dell’economia circolare: un’opportunità e un’esigenza non più rimandabile

Il coinvolgimento degli stakeholder nella gestione delle acque

La gestione delle risorse idriche in ambito urbano è una sfida che deriva dalle complessità intrinseche del settore idrico. Infatti, l’organizzazione del sistema di gestione è caratterizzata da dipendenze inter e intra- settoriali, dalla molteplicità di stakeholder, dalla molteplicità di scale e grande diversità di problemi, oltre che da una governance a molti livelli. La gestione dell’acqua coinvolge una molteplicità di soggetti pubblici, privati, non profit, a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Governi, cittadini, utenti finali di diversa natura, attori privati, istituzioni finanziarie, operatori dei servizi idrici, tutti hanno interesse nei risultati di politiche e progetti riguardanti l’acqua.

In molti paesi l’allocazione di ruoli e responsabilità relativi alle politiche idriche è disperso a diversi livelli e tra diversi attori. La molteplicità di attori e la varietà dei loro interessi e delle loro preoccupazioni complica il processo decisionale, dato che in genere il potere di controllare l’andamento del processo decisionale e dei progetti, incluso riforme rilevanti, non è nelle mani di nessun singolo attore.

Inoltre, i livelli di governo e di amministrazione tipicamente non coincidono con le scale ambientali rilevanti, portando a inefficienze, esternalità spaziali, buchi o sovrapposizioni di responsabilità. Ad esempio, alcuni approcci di gestione adattativa richiedono un’autogestione locale dell’acqua, mentre processi strettamente correlati al ciclo dell’acqua quali il cambiamento climatico trascendono i confini territoriali e avvengono sulla scala globale.

A causa dell’alta frammentazione del settore idrico, dell’ampia diversità di problemi che possono sorgere, degli andamenti economici, sociali, climatici, urbani e tecnologici, il sistema idrico coinvolge una molteplicità di stakeholder e necessita di soluzioni da questi condivise per poter affrontare le sfide che lo riguardano.

Nel progetto CWC, in ciascuna delle aree coinvolte è stato istituito un gruppo di stakeholder che ha affiancato e supportato i partner del progetto, in particolare nei processi di creazione di strategie e piani di azione per la gestione circolare delle acque. In ciascun gruppo sono state rappresentate le seguenti categorie di stakeholder:

  • Enti pubblici locali, in particolare Comuni
  • Enti pubblici Regionali (aree metropolitane, Regioni)
  • Agenzie di settore riguardanti ambiente, acqua, energia, geologia, …
  • Operatori (pubblici) del servizio idrico, in particolare responsabili della gestione di acquedotti e fognature
  • Gruppi di interesse comprese ONG
  • Istituzioni di istruzione superiore (in particolare università) e centri di ricerca.
  • La popolazione
  • Piccole e medie imprese

In alcune delle aree di CWC si è ritenuto di includere anche rappresentanti di centri di formazione, scuole e grandi aziende.

Ciascuno stakeholder ha bisogni, prospettive, esperienze e visioni diversi, e la sfida è combinare tutti questi aspetti nella loro ricchezza senza esacerbare i conflitti. CWC ha coinvolto attivamente gli stakeholder nel processo decisionale, attivando un processo dal basso di co-creazione di misure e piani per una gestione della risorsa idrica più efficiente, sostenibile e circolare.

Leggi anche: Acqua pubblica, 10 anni di boicottaggio del referendum

© Riproduzione riservata

*Le attività descritte nel presente documento sono state finanziate dal programma Interreg Central Europe dell’Unione europea nell’ambito della convenzione di sovvenzione N. CE1578 (CWC). La responsabilità del contenuto di questa pubblicazione è esclusivamente degli autori.
spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie