Quali sono le competenze necessarie per la cosiddetta doppia transizione? E le nuove professioni in grado di coniugare sostenibilità ambientale e innovazione? A quali condizioni gli Istituti Tecnologici Superiori, le cosiddette ITS Academy, potranno accompagnare il “cambio di paradigma” e che ruolo giocano le imprese? Sono queste, in sintesi, le domande di partenza che hanno animato il dibattito durante il workshop pomeridiano di mercoledì 20 settembre, in occasione dell’evento “Ecodesign, Competenze, Circolarità”.
Dopo il convegno della mattina alla Camera dei deputati, la sessione pomeridiana dell’evento voluto da EconomiaCircolare.com, ISIA Roma Design e Sinergie si è svolta presso la prestigiosa sede universitaria di ISIA e ha coinvolto circa cento persone divise in quattro tavoli di lavoro.
“In occasione dell’Anno Europeo delle Competenze – spiegano gli organizzatori –, abbiamo deciso di concentrare l’attenzione sul futuro della formazione e sulla possibilità di accompagnare le imprese nell’abbracciare il complesso percorso della transizione ecologica. Le ITS Academy sono un grimaldello prezioso per scardinare l’impostazione ‘lineare’ e ripensare processi e prodotti mettendo al centro il concetto di ecodesign, quella ecoprogettazione sistemica che è l’unica via per rendere circolare e davvero sostenibile la nostra economia”.
Dopo l’avvio in plenaria dei lavori, che hanno potuto contare sul contributo del designer e imprenditore Fabrizio Giugiaro, le e i partecipanti si sono divisi in gruppi di lavoro per affrontare il tema assegnato e provare e individuare le linee guida di possibili percorsi formativi da realizzare sia in future ITS Academy, sia “contaminando” gli ITS e altri percorsi formativi esistenti. Qui di seguito è riportata la sintesi dell’elaborazione dei quattro tavoli.
Leggi anche: Regolamento Ecodesign, il Parlamento europeo chiede di più
Restituzione Tavolo Verde – Portavoce: Giulia Zago
Le domande proposte per orientare la discussione hanno innanzitutto evidenziato la necessità di formare figure verticali con forti competenze inerenti ambiti quali la chimica, la meccanica, le tecniche di misurazione, l’analisi dei dati. A questi campi del sapere è indispensabile affiancare un bagaglio di conoscenze trasversali inerenti lo studio dei modelli e dei processi della filiera, ma va evidenziata la necessità che l’attenzione alla sostenibilità e la padronanza dei suoi aspetti tecnico-scientifici, normativi ed etici divenga rapidamente una “competenza di base”.
Altro obiettivo, in termini di design sistemico, è quello di trasmettere competenze in grado di allineare gli input creativi – caratteristica principale del design made in Italy – ai limiti e alle esigenze tecnologiche dei singoli comparti e filiere. Tra i profili professionali individuati dal tavolo è emersa la figura del “circular data analyst”, con spiccata conoscenza delle dinamiche e dei contesti dell’economia circolare: una figura in grado di effettuare misurazioni e contestualizzare di valutare l’andamento del percorso di transizione intrapreso dall’ente di riferimento rispetto al contesto produttivo, sociale e ambientale in cui opera.
Il gruppo ha infine riconosciuto l’importanza di una formazione specifica da destinare ai decision maker delle varie aree della filiera in quanto figure che, se capaci di ravvivare la responsabilità etica e ambientale delle imprese, possono trasmettere la cultura della sostenibilità agli stakeholder interni ed esterni e produrre valore per il territorio circostante.
In chiusura è emerso che, poiché talvolta è difficile per le imprese avere consapevolezza della direzione da intraprendere per approcciarsi alla transizione ecologica, è indispensabile la collaborazione con il mondo delle Academy per permettere la diffusione di una vera e propria cultura della sostenibilità. Le imprese devono assumere un’ottica di formazione continua alla sostenibilità, perché solo in questo modo potranno davvero individuare i loro fabbisogni e contribuire efficacemente alla formazione di persone in grado di contribuire al successo dell’attività economica e al tempo stesso alla realizzazione concreta della doppia transizione.
Restituzione Tavolo Blu – Portavoce: Matteo Civiero
Le quattro domande proposte per la discussione hanno innanzitutto evidenziato la necessità di formare figure con forti competenze “hard” e altrettante competenze “soft”. Tra le prime emergono profili in grado di confrontarsi con sistemi complessi e analizzare grandi moli di dati, in modo da contestualizzarli nel paradigma della transizione ecologica. Tra le soft skill, la necessità di sviluppare un approccio interdisciplinare, interculturale e comunitario, nonché la capacità di avere una visione di lungo periodo. È emersa anche l’esigenza di permettere a studenti e studentesse di sviluppare doti di auto-imprenditorialità, perché il percorso professionale immaginato al termine dell’esperienza dell’ITS Academy può essere anche quello di libero professionista o consulente per più realtà aziendali.
Diversi i profili professionali individuati dal tavolo di lavoro: Ecodesigner; Data Analyst; Contamination Manager, cioè una figura ibrida che lavora in maniera trasversale tra i reparti; Innovation Broker, ovvero una sorta di consulente che sia aggiornato sui nuovi modelli di business e sappia indirizzare l’impresa sulle azioni da intraprendere; Capability Manager, colui che si occupa delle relazioni tra collaboratori, nell’ottica di abbracciare la sostenibilità non solo in senso ambientale, ma anche sociale.
Accanto a questo è emersa la necessità di modellare percorsi che permettano ad allievi e allieve di conoscere e seguire l’intero ciclo di vita di un prodotto, non solo da un punto di vista tecnico ma anche economico. È stata infine sottolineata l’estrema rilevanza del ruolo delle imprese, alle quali viene chiesto di attivare tirocini effettivamente professionalizzanti che permettano a studenti e studentesse dell’Academy di fare esperienza sul campo fin dall’inizio.
Leggi anche: I sei “fulcri” della Ellen MacArthur Foundation per fare leva sull’ecodesign
Restituzione Tavolo Rosso – Portavoce: Laura Greco
Le domande proposte per la discussione hanno innanzitutto suscitato, tra i e le partecipanti al tavolo, la seguente riflessione: esiste un ritardo nella percezione dei bisogni del mercato del lavoro dovuto anche alla difficile comunicazione tra generazioni. Questo ritardo aggrava anche il disallineamento tra il costo della vita e gli stipendi, nonché tra la domanda e l’offerta di lavoro.
Una volta delineata questa cornice di complessità, il tavolo ha individuato due profili professionali a partire dai quali cominciare a rispondere alle domande: tecnico superiore per la progettazione di sistemi costruttivi sostenibili e tecnico superiore per la progettazione di comunità energetiche rinnovabili e solidali. Di fronte a questi profili, il tavolo si è interrogato su quali set di competenze servirebbero per la loro formazione: management progettuale, lingue, conoscenza dei materiali e delle filiere, ecodesign. In particolare, l’ecodesign è stato individuato come competenza centrale, sia per quanto riguarda i prodotti e i loro cicli di vita, sia per ciò che concerne i processi di produzione stessi. Di seguito è stata sottolineata l’importanza dell’informazione e della comunicazione per diffondere responsabilità e spirito critico negli acquirenti e utenti. Alle imprese, invece, è richiesto un atteggiamento più proattivo e aperto nell’affrontare queste tematiche, nonché una più diffusa disponibilità ad ospitare i tirocinanti che escono da questi nuovi percorsi di studio con progetti di inserimento e stipendi allineati.
Restituzione Tavolo Viola – Alessandra Gallo
Le persone che hanno partecipato al tavolo viola hanno aperto i lavori concentrandosi sulle competenze. L’essere umano nuovo dovrebbe avere una visione ampia e dinamica, frutto del costante confronto con il cambiamento sociale e ambientale che stiamo vivendo. Le sue soft skills dovrebbero essere innanzitutto la capacità di lavorare proficuamente con altri profili tecnici, di saper parlare più lingue e di analizzare la complessità e saperla gestire in team. Questo profilo può riuscire a conciliare la sostenibilità e la produttività economica a partire dalla sua formazione: i contenuti formativi devono comprendere l’analisi del ciclo del prodotto, il concetto di riduzione della CO2, l’analisi dei materiali e dei processi produttivi, la progettazione d’impresa, gli strumenti per la lettura e analisi dei dati e gli strumenti per imparare a leggere il mercato. Le imprese dovrebbero invece proporre tirocini formativi e percorsi di tutoraggio “on to one”.
© Riproduzione riservata