Il riutilizzo (o riuso) è essenziale per rendere più sostenibili gli imballaggi che usiamo. Lo sostiene la Ellen MacArthur Foundation (EMF), uno dei soggetti più accreditati al mondo sui temi dell’economia circolare. Lo fa in due diversi studi pubblicati di recente: uno pensato per dare un contributo ai lavori dell’ONU sul trattato globale sulla plastica (From single-use to reuse: A priority for the UN treaty) il secondo (Unlocking a reuse revolution: scaling returnable packaging) centrato proprio sui vantaggi del riuso degli imballaggi e su come agire per renderli sempre maggiori.
Il passaggio da modelli monouso a modelli di riutilizzo, si legge nel secondo documento, “presenta una delle maggiori opportunità per ridurre l’inquinamento da plastica”: “Si stima infatti che il passaggio a modelli di riutilizzo possa fornire una riduzione di oltre il 20% delle perdite annuali totali di plastica negli oceani entro il 2040”.
Riuso necessario per una gestione globale sostenibile della plastica
Nell’ambito dell’impegno della Ellen MacArthur Foundation per sostenere lo sviluppo di uno strumento internazionale vincolante, ambizioso ed efficace per porre fine all’inquinamento da plastica, la fondazione ha redatto un documento che già nel titolo (From single-use to reuse: A priority for the UN treaty) richiama la necessità di un approccio alla plastica che superi lo strapotere dell’usa e getta per arrivare a sistemi di riutilizzo efficienti. EMF sottolinea infatti “la necessità di dare priorità al riutilizzo nel trattato ONU sulla plastica”. Per questo la Fondazione, nel report citato, indica “le misure politiche da adottare per superare gli attuali ostacoli al riutilizzo su larga scala”. La sostenibilità della plastica a livello globale, dunque, secondo la EMF non può fare a meno di puntare su sistemi di riutilizzo degli imballaggi.
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Sbloccare il riuso
Il secondo report è dedicato alle iniziative da mettere in campo per “Sbloccare la rivoluzione del riutilizzo” (Unlocking a reuse revolution: scaling returnable packaging). Obiettivo dello studio è “informare le imprese, i responsabili politici e le istituzioni finanziarie sulle scelte progettuali fondamentali per facilitare questa collaborazione e far funzionare efficacemente i sistemi di riutilizzo-restituzione su scala”. La premessa della ricerca è che “per raggiungere le dimensioni necessarie ad affrontare l’inquinamento da plastica, il riutilizzo ha urgente bisogno di essere fatto crescere di scala”. Infatti, “nonostante le iniziative concertate e ambiziose dell’industria, come il Global Commitment, il mondo è fuori strada per affrontare i rifiuti e l’inquinamento da plastica. Sebbene l’eliminazione degli imballaggi sia essenziale, laddove possibile, e gli sforzi di riciclo saranno ancora necessari, per ottenere un futuro in cui la plastica non diventi mai un rifiuto, i sistemi di riutilizzo devono essere significativamente e urgentemente incrementati per raggiungere un futuro in cui la plastica non diventi mai un rifiuto”.
Lo studio – che indica anche i vantaggi ambientali del riutilizzo – è stato sviluppato con Systemiq ed Eunomia e in collaborazione con oltre 60 organizzazioni leader, tra cui la Banca europea per gli investimenti, i governi nazionali, gli esperti di riutilizzo e i principali marchi e rivenditori, come The Coca-Cola Company, Danone, PepsiCo e Unilever.
Il focus della ricerca sono i sistemi di imballaggio riutilizzabili da azienda a cliente (BtoC): i clienti acquistano prodotti confezionati, restituiscono l’imballaggio una volta consumato il bene, e l’imballaggio viene pulito e riempito nuovamente prima di essere rivenduto.
Gli scenari di riuso degli imballaggi
Lo studio ipotizza tre scenari, progressivamente più ambiziosi:
Fragmented effort (Sforzo frammentato, scenario 1). Un sistema di restituzione a bassa scala e sistema di ritorno frammentato: 2% del mercato degli imballaggi, 80% di tasso di restituzione, riutilizzo dell’imballaggio per circa 5 volte;
Collaborative Approach (approccio collaborativo, scenario 2). Un sistema di riutilizzo consolidato con un potenziale di scala superiore: 10% del mercato, 90% di tasso di restituzione e un riutilizzo di circa 10 volte:
System Change (Cambiamento di sistema, scenario 3). Un sistema di restituzione “visionario, scalato, condiviso e standardizzato”: 40% del mercato, tasso di restituzione del 95% e 15 riutilizzi.
Lo scenario più ambizioso, System Change, “rappresenta una visione a lungo termine per l’ottimizzazione dei modelli di restituzione”. Spiega la Fondazione che “Il raggiungimento di questo obiettivo richiederà un’importante transizione dai sistemi e dalle catene di fornitura attuali e non avverrà da un giorno all’altro, ma dovremmo iniziare a lavorarci oggi. Per alcune applicazioni per le quali l’imballaggio per la restituzione è una soluzione collaudata (ad esempio, alcuni tipi di bevande), questo scenario audace è più o meno in linea con i sistemi più avanzati esistenti (ad esempio, i sistemi in Germania). Per le applicazioni meno mature, come i prodotti per la cura della persona o i prodotti alimentari, sono necessarie ulteriori attività di ricerca e sviluppo prima di poter realizzare questa visione a lungo termine”.
I risultati offerti dal report si basano sui dati e sulla geografia francesi.
EMF ammette che lo studio non ha potuto considerare tutti i fattori in campo. “Riconosciamo che ci sono altre importanti considerazioni e sfide da approfondire che non rientrano nell’ambito di questo studio, ad esempio la sicurezza del riutilizzo dei materiali, leve efficaci per il cambiamento del comportamento dei clienti nella restituzione degli imballaggi e modelli di governance per garantire sistemi efficaci ed equi”.
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Prestazione ambientali
L’adozione di modelli di riutilizzo di scala, oltre a rappresentare “una delle maggiori opportunità per ridurre l’inquinamento da plastica”, può inoltre giocare “un ruolo fondamentale anche nel ridurre significativamente l’uso di materiali vergine, le emissioni di gas serra e il consumo di acqua”.
Gli imballaggi in plastica a rendere hanno il potenziale per ottenere “significativi benefici ambientali rispetto a quelli monouso”. In particolare, nello scenario di cambiamento di sistema possono ridurre, secondo EMF, le emissioni di gas serra e l’uso di acqua tra il 35 e il 70% e l’uso di materiali tra il 45 e 75%.
Prestazioni economiche
Un sistema di restituzione progettato in modo collaborativo (scenario 2), con imballaggi standardizzati e infrastrutture condivise, “può fornire, su larga scala, la parità di costo per le applicazioni di bevande e cura della persona”. Nello scenario 3 (System Change), i costi totali per unità delle bottiglie di plastica per bevande e dei flaconi per la cura della persona a rendere sono, rispettivamente, del 6% e del 10% inferiori rispetto a quelle monouso. Mentre “è improbabile che sistemi frammentati o su bassa scala raggiungano la parità di costo con gli attuali sistemi monouso altamente ottimizzati e su grandi volumi”.
Se, tuttavia, si considerano i “ricavi” ottenuti dai depositi non restituiti, tutte le applicazioni diventano economicamente competitive rispetto a quelle monouso. “Sebbene il raggiungimento di alti tassi di restituzione debba essere la priorità assoluta per ottenere risparmi economici e massimizzare l’opportunità ambientale, i depositi non restituiti possono avere un impatto significativo sulla redditività economica dei sistemi di restituzione. Possono contribuire a ridurre il rischio o a finanziare la fase di transizione, coprendo il valore perso degli imballaggi non restituiti quando i tassi di restituzione sono bassi, prima che si realizzino tassi di restituzione più elevati”.
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Le iniziative de mettere in campo per sistemi di riuso degli imballaggi più efficienti
Per far funzionare l’economia degli imballaggi a rendere e massimizzare l’opportunità ambientale “è fondamentale un’azione collettiva”, ricorda spesso la Fondazione: serve dunque l’impegno di tutti gli attori coinvolti. “Poiché le imprese mantengono la proprietà e la responsabilità degli imballaggi – si legge – in tutto il modello di riutilizzo e restituzione, hanno un ruolo fondamentale nel progettare questi sistemi condivisi in modo ottimale e nell’incentivare l’adozione da parte dei clienti, mentre i politici hanno un ruolo cruciale nel creare le condizioni favorevoli e le istituzioni finanziarie nel sostenere e investire nell’infrastruttura”.
Lo studio EMF ha identificato tre fattori chiave per raggiungere buone performance dei sistemi di riutilizzo:
Scala e infrastrutture condivise: la condivisione delle infrastrutture, come la raccolta, la selezione, la pulizia e il trasporto, consente di ottenere economie di scala. Forse l’esempio più importante di infrastruttura condivisa è la raccolta, non solo per condividere i costi, ma anche per fornire ai clienti un’esperienza coerente e semplificata. Dover separare gli imballaggi e interagire con più flussi di raccolta potrebbe essere un ostacolo per i clienti;
Standardizzazione e condivisione degli imballaggi: la standardizzazione degli imballaggi per alcuni tipi di prodotti può aumentare significativamente l’efficienza della selezione, della pulizia e dello stoccaggio, mentre la condivisione degli imballaggi può ridurre drasticamente le distanze di trasporto e le emissioni e i costi associati. Etichette e chiusure possono essere utilizzate per differenziare marchi e linee di prodotti;
Tassi di restituzione elevati: incentivando la restituzione e fornendo un’esperienza cliente senza attriti, le aziende possono aumentare i tassi di restituzione. La restituzione dell’imballaggio da parte dei clienti è fondamentale per il funzionamento di questi modelli di business. Tutti gli attori devono collaborare per ottenere alti tassi di restituzione.
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