fbpx
venerdì, Novembre 15, 2024

La direttiva sul Greenwashing a un passo dal traguardo dopo il voto all’Europarlamento

All’approvazione definitiva delle nuove norme contro il greenwashing manca solo il via libera del Consiglio Ue. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dovranno essere recepite dagli Stati membri entro 24 mesi. La direttiva avrà effetti su una serie di abitudini di marketing problematiche legate al greenwashing e all’obsolescenza precoce dei beni

EconomiaCircolare.com
EconomiaCircolare.com
Redazione EconomiaCircolare.com

Dopo il voto di ieri all’Europarlamento, manca soltanto il via libera del Consiglio Ue e la Direttiva europea sul greenwashing potrà essere pubblicata in Gazzetta ufficiale europea. Obiettivo: vietare l’uso di dichiarazioni ambientali fuorvianti, migliorare l’etichettatura dei prodotti e rendere più visibili le informazioni relative alla garanzia

Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la direttiva che modifica le direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE per quanto riguarda il conferimento dei poteri ai consumatori per la transizione verde attraverso una migliore protezione contro le pratiche sleali e una migliore informazione (593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni). Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dovrà essere recepita dagli Stati membri entro 24 mesi. In virtù di questo provvedimento, una serie di abitudini di marketing problematiche legate al greenwashing e all’obsolescenza precoce dei beni saranno aggiunte all’elenco UE delle pratiche commerciali vietate, in modo da tutelare chi acquista beni e servizi rispetto a condotte ingannevoli.

Leggi anche: Non solo greenwashing ma anche stereotipi di genere e razzismo bianco: analisi dello spot Apple

Direttiva Greenwashing: stop alle affermazioni ambientali generiche

Le nuove regole mirano a rendere l’etichettatura dei prodotti più chiara e affidabile vietando l’uso di affermazioni ambientali generiche come “ecologico”, “naturale”, “biodegradabile”, “climaticamente neutro” o “eco” senza documenti e certificazioni che ne dimostrino veridicità e fondatezza.

La direttiva sul greenwashing è in stretta correlazione con un’altra proposta di direttiva emanata lo scorso anno dalla Commissione europea e ora al vaglio delle istituzioni comunitarie: quella sui Green claim, che sarà più focalizzata sulle dichiarazioni ambientali e definirà nel dettaglio criteri e condizioni per il loro corretto utilizzo.

Anche l’uso delle etichette di sostenibilità sarà ora regolamentato, data la confusione causata dalla loro proliferazione e dal mancato utilizzo di dati comparativi. In futuro nell’UE saranno consentite solo etichette di sostenibilità basate su sistemi di certificazione ufficiali o stabiliti da autorità pubbliche. Altro importante elemento di novità è che la direttiva sul greenwashing vieta di affermare che un prodotto ha un impatto neutro, ridotto o positivo sull’ambiente se questi risultati sono legati al ricorso a sistemi di compensazione delle emissioni.

Una spunta alla maggior durata dei prodotti

Un altro obiettivo importante della nuova legge è far sì che produttori e acquirenti si concentrino maggiormente sulla durabilità dei beni: le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e una nuova etichetta armonizzata darà maggiore risalto ai beni che hanno un periodo di garanzia esteso.

Le nuove norme vieteranno anche le affermazioni infondate sulla durata dei prodotti: non sarà possibile, ad esempio, affermare che una lavatrice durerà 5.000 cicli di lavaggio se ciò non è vero in condizioni normali.  E sarà vietato anche indurre a sostituire i materiali di consumo prima del necessario (come accade talvolta con l’inchiostro della stampante) o presentare i beni come riparabili quando non lo sono. In particolare sul fronte della riparabilità e della durata dei prodotti sono intervenuti gli attivisti dell’European Environmnetal Bureau (EEB) che ritengono la direttiva un passo importante per contrastare il greenwashing aziendale, ma si rammaricano che l’UE abbia perso l’occasione di vietare altre pratiche sleali come l’obsolescenza precoce e gli ostacoli alla riparazione.

“Sebbene la nuova legge richieda che le informazioni sulla riparabilità e la durabilità dei prodotti siano messe a disposizione dei consumatori presso i punti vendita, non vi sono ulteriori obblighi per rendere i prodotti più durevoli o riparabili” recita la nota dell’EEB. “La legge inoltre non vieta l’obsolescenza precoce, la pratica commerciale che limita intenzionalmente la durata di vita di un prodotto per incoraggiarne l’acquisto sostitutivo”.

Per Biljana Borzan (S&D, HR), relatrice del provvedimento durante l’esame all’Europarlamento e nei negoziati con il Consiglio, la direttiva sul greenwashing “cambierà la vita quotidiana di tutti gli europei! Ci allontaneremo dalla cultura dell’usa e getta, renderemo il marketing più trasparente e combatteremo l’obsolescenza prematura dei beni. Le persone potranno scegliere prodotti più durevoli, riparabili e sostenibili grazie a etichette e pubblicità affidabili. Ancora più importante, le aziende non possono più ingannare le persone dicendo che le bottiglie di plastica sono buone perché l’azienda ha piantato alberi da qualche parte – o dire che qualcosa è sostenibile senza spiegare come. Questa è una grande vittoria per tutti noi!”.

Leggi anche: Dal Parlamento Ue lo stop ai gas fluorurati e alla riduzione dell’ozono. “Così supportiamo il clima”

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie