Quello della moda è una delle industrie più inquinanti al mondo. Nel sistema malato innescato dal fast-fashion e dall’ultra fast-fashion, la produzione non riesce a stare dietro alla vendita ed il bisogno di consumo nel settore corre velocissimo, anche cavalcando i social.
Le persone acquistano circa il 60% in più di abiti rispetto a vent’anni fa. Tanto che secondo il British Fashion Council con gli indumenti, scarpe e accessori a nostra disposizione potremmo vestire le prossime sei generazioni. Ogni anno produciamo fino a 100 miliardi di vestiti, di cui 92 milioni di tonnellate diventano rifiuti, a volte ancor prima di essere venduti: solo un 20% viene raccolto per essere riciclato o riutilizzato.
A 10 anni dalla strage di Rana Plaza, quando in India lavoratori e lavoratrici di una fabbrica tessile furono costretti a continuare a lavorare in una struttura fatiscente che crollò, causando la morte di 1.138 persone, su EconomiaCircolare.com vogliamo tornare a parlare di moda e di come il sistema può e deve cambiare.
Lo facciamo mettendo al centro il consumatore e la consumatrice, non come unico responsabile di un meccanismo difettoso ma come soggetto attivo che, attraverso una maggiore consapevolezza, può indirizzare le proprie scelte d’acquisto lontano da manovre di greenwashing.
La tendenza dei grandi marchi del fashion di tingere di verde abiti o collezioni, senza aver alcun requisito per tali dichiarazioni e senza fornire le informazioni adeguate per stabilire se davvero sia così, è ormai una triste prassi tra i marchi del fast-fashion e non solo: non è esente l’industria del luxury che mostra sempre un maggiore interesse verso le tematiche ambientali. Il greenwashing permea dunque tutto il sistema della moda in maniera trasversale e, mentre in Europa si lavora alla direttiva sui Green Claim per verificare le affermazioni a tema ambientale delle aziende e proteggere i consumatori da pubblicità ingannevoli, vogliamo fare la nostra parte.
In questo Speciale troverete uno sguardo ampio sulle problematiche che l’industria della moda porta con sé: un lavoro che non intende demonizzare la creatività che c’è dietro una collezione di moda ma che vuole portare alla luce i lati oscuri che fanno di tanta bellezza e genio, un fardello sulle spalle di lavoratrici, lavoratori, con enormi conseguenze sul Pianeta.
Lo Speciale è stato possibile anche grazie al contributo di corsiste e corsisti del workshop conclusivo del “Corso di giornalismo d’inchiesta ambientale”, organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com, in collaborazione con IRPI MEDIA, Fandango e Centro di Giornalismo Permanente. Buona lettura.
© Riproduzione riservata