Misurare la circolarità all’interno dei processi aziendali e, soprattutto, metterla in pratica. Oggi è possibile con Circol-Up, uno strumento gratuito realizzato da GS1 Italy per tutte le imprese del largo consumo.
Il tool è il risultato di un progetto condiviso con le aziende, finalizzato a rendere più facile la transizione verso un modello di economia circolare realmente competitivo.
Sviluppato in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Circol-Up è in grado di misurare la performance di circolarità aziendale, sia complessiva che per ogni fase del ciclo di vita dei prodotti, dall’approvvigionamento fino al consumo e al riciclo.
Circol-Up: come funziona
Il tool è stato sviluppato e adattato, specificatamente a tre settori: alimentare e bevande, cura della persona e della casa e Retail.
È composto da una vera e propria checklist accessibile via web, contenente una serie di domande relative all’applicazione dei principi dell’economia circolare nei processi aziendali.
La check-list ripercorre le sei fasi della supply chain: approvvigionamento, design, produzione, distribuzione, consumo, prevenzione e gestione dei rifiuti. E fornisce, al termine della compilazione, una valutazione delle prestazioni e i margini di miglioramento, attraverso un indicatore complessivo di circolarità aziendale e un indicatore relativo ad ogni fase del ciclo di vita.
“Circol-Up promuove e facilita la misurazione della circolarità proprio con questo duplice obiettivo: quello di comprendere a che punto è l’azienda nel percorso di transizione verso un modello di economia circolare e quello di supportare l’implementazione di azioni strategiche concrete che permettano di raggiungere obiettivi misurabili in termini economici e di ottimizzazione e protezione delle risorse – ha spiegato a Economiacircolare.com, Carolina Gomez, ECR project manager di GS1 Italy – Grazie all’utilizzo di Circol-Up, le aziende possono individuare le aree in cui implementare nuove soluzioni di circolarità che permettono, non solo di massimizzare il proprio livello di adozione dei principi di questo modello economico, ma anche di rispondere alle esigenze del consumatore di avere prodotti sempre più sostenibili”.
Il tool punta infatti a garantire anche una maggior trasparenza, sia per il consumatore, che tra i diversi partner commerciali dell’intera filiera.
“Il consumatore si sentirà sempre più coinvolto nel momento in cui l’azienda implementa soluzioni che lo rendono parte attiva del ciclo di vita dei prodotti, principalmente nelle fasi di consumo e di gestione dei rifiuti – ha aggiunto Gomez – per esempio, fornendo indicazioni chiare per la riparazione, il riutilizzo o per il corretto smaltimento degli imballaggi, oppure indicando le migliori modalità di consumo per evitare lo spreco e ridurre l’impatto ambientale derivante dal suo consumo e dall’utilizzo”.
Leggi anche: Da azienda ad azienda: vantaggi e modelli di imballaggi riutilizzabili nel settore B2B
Circol-Up: digitalizzazione e condivisione dei dati
Lo sviluppo del tool è anche legato al fatto che, per ogni “ciclo di vita di un prodotto”, esiste un analogo “ciclo di dati”, relativo all’imballaggio del prodotto, alla provenienza delle materie prime, alle condizioni di produzione, all’identificazione delle sostanze chimiche, ecc.
“La capacità degli stakeholder del settore di supportare le dichiarazioni ambientali ed etiche, di gestire la catena di custodia, di riciclare o ridurre i rifiuti, dipende anche dalla disponibilità dei dati durante il movimento dei prodotti lungo la filiera – ha spiegato ancora Gomez – Per rendere le informazioni sulla sostenibilità condivisibili in modo appropriato e sicuro, i partner commerciali devono fare di più che semplicemente registrare e documentare i dati correlati. Hanno bisogno di condividere i dati al di là delle loro tradizionali relazioni commerciali e di superare il limite dei propri sistemi di informazione”.
Leggi anche: Circulytics, quanto è circolare la tua azienda?
Circol-Up: i risultati
Recentemente, è stato pubblicato uno studio sullo stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo – realizzato in ambito ECR Italia e in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – in cui 23 delle più importanti aziende del settore hanno misurato la propria circolarità utilizzando Circol-Up.
“Da questo studio, è emerso che le aziende hanno compreso e hanno già intrapreso un percorso di adozione dell’economia circolare in cui risulta importante ripensare a monte i prodotti e i processi produttivi, e, di conseguenza, anche il proprio business, per raggiungere gli obiettivi di circolarità – ha commentato Gomez – La progettazione circolare degli imballaggi, la riduzione del consumo di materie prime, la migliore gestione dei mezzi e delle tratte percorse al fine di ridurre le emissioni di gas climalteranti e l’avvio di operazioni di recupero piuttosto che smaltimento, sono esempi di azioni già intraprese dalla maggior parte delle aziende del settore e che rappresentano punti di forza nel percorso di adozione della circolarità”.
Leggi anche: La sostenibilità non è solo ambientale, è relazionale. Anche in azienda
© Riproduzione riservata