Transizione ecologica: definizione
Transizione ecologica cosa significa? Con questa espressione si intende il passaggio o la trasformazione da un sistema produttivo intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell’impiego delle risorse, a un modello che invece ha nella sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, il proprio punto di forza.
La transizione ecologica: una missione a tutela del Pianeta
Oggi la transizione ecologica è al centro del dibattito politico e dei progetti di molti tra i più importanti Stati d’Europa e del mondo. L’obiettivo è quello di realizzare un processo di cambiamento, un rilancio dell’economia e dei settori produttivi all’interno di un quadro delineato e ben definito che metta al centro la tutela e il rispetto dell’ambiente.
Tale mission consentirà un contrasto efficace alla crisi climatica, diventata un’emergenza stringente e non più rimandabile, la riduzione della dipendenza energetica dai paesi esteri e dalle fossili, nonché un argine al dilagare degli squilibri sociali evidenziati ancora di più dal protrarsi della pandemia, che ha ridisegnato e modificato abitudini e quotidianità di tutti noi.
Questo passaggio avverrà attraverso progetti, di vario tipo, che andranno ad impattare sia sull’essere umano, sia sull’ambiente, definendo uno stile di vita non solo indirizzato verso l’ecosostenibilità ma anche più economico.
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La transizione ecologica in Italia con il MiTE
Il 26 febbraio 2021, con il decreto legge “Ministeri”, nasce ufficialmente in Italia il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), che sostituisce a tutti gli effetti il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma con competenze integrative nel settore della politica energetica. Quest’ultime verranno messe in campo grazie al passaggio di alcune tra le Direzioni del Ministero dello Sviluppo Economico all’interno del Ministero della Transizione ecologica. Di fatto si tratterà di un superministero della transizione ecologica ed energetica.
Più nello specifico, dunque, il ministero della Transizione ecologica si occupa delle risorse che garantiranno una tutela del territorio, dell’ambiente, del mare e delle politiche energetiche, che sono: il bilancio e la strategia energetica nazionale; le infrastrutture energetiche; la promozione delle energie rinnovabili; lo smantellamento di impianti nucleari dismessi; la riduzione delle emissione dei gas a effetto serra; il mercato del gas italiano; lo stoccaggio del gas naturale; l’estrazione degli idrocarburi: il mercato e gli impianti petroliferi.
Data l’importanza riservata ai temi ambientali, energetici e climatici all’interno del Next Generation Eu, si prevede che il MITE avrà a disposizione circa il 37% dei fondi europei del Next Generation Eu destinati all’Italia.
Chi è il Ministro della Transizione ecologica?
Il primo ministro della Transizione ecologica della storia d’Italia è Roberto Cingolani nel governo presieduto da Mario Draghi.
Nato a Milano nel 1961, è un fisico ed accademico. Precedentemente al nuovo incarico è stato il direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) e responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo S.p.A., azienda che si occupa dei settori di difesa, sicurezza ed aerospazio, e che fino al 2016 si chiamava Finmeccanica. Il mandato di Roberto Cingolani al Ministero della Transizione ecologica è iniziato ufficialmente il 13 febbraio 2021, tredici giorni prima l’istituzione del ministero stesso.
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I punti chiave della transizione ecologica
Quali sono le strategie per attuare la transizione ecologica in Italia?
In attesa della versione finale del PNRR- Piano nazionale di ripresa e resilienza (che conterrà le misure probabilmente più rilevanti da questo punto di vista), il ministro Roberto Cingolani ha specificato quelle che saranno le aree del suo programma, in cui ricadranno gli interventi per garantire la transizione ecologica:
- programmi sull’ambiente, sia nazionali che internazionali
- azioni per contrastare i cambiamenti climatici
- interventi su trasporti ed infrastrutture
- la riduzione dell’inquinamento causato dalle abitazioni
- l’inquinamento chimico
- il ciclo dei rifiuti
- l’utilizzo delle risorse naturali ed il recupero dei materiali
- il cibo e la biodiversità
Interconnessa alla transizione ecologica sarà la transizione energetica, che attraverso il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e la conseguente produzione del 70% di energia da fonti rinnovabili, dovrà portare l’Italia a raggiungere gli obiettivi della Commissione Europea sulla riduzione delle emissioni di CO2.
Le macroaree della transizione ecologica, per le quali sono stati stanziati (nella bozza di PNRR inviata alle Camere) 69,8 miliardi di euro sono 4:
- Agricoltura sostenibile ed economia circolare
- Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile
- Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
- Tutela del territorio e della risorsa idrica
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Transizione ecologica: i progetti presentati da Legambiente
Si moltiplicano anche nel nostro Paese le proposte per alimentare la transizione ecologica. È il caso di Legambiente. L’associazione – che come altre associazioni lavora da anni per questo – ha messo nero su bianco dei suggerimenti per il Ministero della transizione ecologica, per alcune tra le aree e le zone più importanti in Italia e che negli ultimi decenni hanno subìto le angherie dell’uomo e della natura stessa:
1) Lo sviluppo di un distretto dell’innovazione industriale a Taranto e Brindisi, città sedi rispettivamente dell’Ilva e della centrale termoelettrica dell’Enel;
2) un intervento sull’area più inquinata d’Europa, la Pianura Padana, con la creazione di 100 eco quartieri e 100mila punti di ricarica elettrica.
3) la digitalizzazione con banda ultra larga nelle zone del terremoto del Centro Italia;
4) infrastrutture ferroviarie per la Calabria e la Sicilia;
5) una connessione ecologica, digitale e cicloturistica dell’Appennino;
6) la creazione di biodistretti in aree rurali, alpine ed appenniniche;
7) interventi di bonifica in alcune aree del sud Italia, tra cui la terra dei Fuochi;
8) la costruzione di parchi eolici off-shore nel canale di Sicilia, in Sardegna e sull’Adriatico.
Allo stesso modo un gruppo di associazioni (tra le quali Kyoto Club, Fridays For Future, WWF e la stessa Legambiente), ha lanciato un appello per il rilancio delle città attraverso progetti di transizione ecologica, che prevedono la costruzione di infrastrutture ciclabili in sicurezza, intermodalità tra bici e trasporti pubblici e un aumento delle aree verdi urbane e degli spazi pedonali.
E il resto d’Europa quali piani ha per la transizione ecologica?
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La transizione ecologica in Europa
Francia (dal 2017) e Spagna (dal 2018, ma effettivamente dal 2020) sono le due nazioni che hanno preceduto l’Italia nella costituzione di un ministero sulla transizione ecologica.
Vediamo alcune delle iniziative messe in campo dai due Paesi.
Mettere “l’ecologia al centro del modello francese”: è questo l’obiettivo del governo Macron e del nuovo progetto di legge “Clima e resilienza”. Il ministro della transizione ecologica francese, Barbara Pompili, ha specificato che il progetto prevede l’inserimento dell’ecologia nella scuola, nei servizi pubblici, nella gestione della giustizia, attraverso ben 69 articoli. L’obiettivo è trasformare la proposta in legge entro settembre, anche se non sono mancate le critiche, soprattutto perché questa non consentirà alla Francia di ridurre di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, tra gli obiettivi previsti nel Quadro 2030 per il clima e l’energia della Commissione Europea.
La transizione ecologica in Spagna sembra invece aver intrapreso la strada giusta: sono state prese decisioni importanti per procedere alla decarbonizzazione, anche grazie all’abolizione della tassa solare nel 2018, che non permetteva ai possessori di impianti fotovoltaici fino a 100 kw di poter rivendere l’energia avanzata dalla propria autoproduzione, costringendoli a cedere l’eccesso gratuitamente. Inoltre era proibita la condivisione di impianti rinnovabili tra più persone.
É stata poi approvata alla Camera la prima legge sul cambiamento climatico della storia del Paese, che andrà al voto in Senato a maggio e che avrà come obiettivo cardine la riduzione delle emissioni del 23% rispetto a quelle del 1990 e contestualmente la crescita di fonti rinnovabili e dell’utilizzo di automobili elettriche, in linea con gli obiettivi presenti nell’Accordo di Parigi. Importante anche il fatto che il Governo coinvolgerà in maniera attiva, attraverso un’assemblea, i cittadini spagnoli che avranno così il modo di sensibilizzare la società civile nella lotta ai cambiamenti climatici.
La transizione ecologica in USA
Sicuramente un forte input per la transizione ecologica d’oltreoceano è stato il passaggio dall’era Trump a quella del nuovo presidente Biden che fin da subito ha messo in chiaro la centralità che l’ambiente avrebbe avuto nella sua amministrazione in continuazione col suo precedente operato durante l’amministrazione Obama. Rimettere a nuovo le infrastrutture puntando ad una migliore qualità dell’aria e allo stesso tempo incrementare la mobilità elettrica nelle città statunitensi; riqualificare in modo sostenibile un milione di abitazioni e migliorare gli edifici scolastici; arrivare entro 15 anni con una generazione elettrica totalmente carbon free. Sono solo alcuni dei punti chiave della transizione ecologica in USA: per il nuovo piano il presidente Joe Biden ha stanziato ben 2000 miliardi di dollari. Tutti progetti e investimenti che saranno fondamentali per contrastare l’emergenza climatica.
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La transizione ecologica di Gaël Giraud
Perché molti fanno il suo nome parlando di transizione energetica? Gaël Giraud, economista, gesuita e attualmente docente alla Georgetown University di Washington, parla e scrive di transizione ecologica già da molto tempo. Più nello specifico, nel 2015 ha pubblicato il volume “Transizione ecologica. La finanza a servizio della nuova frontiera dell’economia”.
Un libro quanto mai attuale, oggi, con l’affermazione della transizione ecologica nel mondo e in Europa. “La crescita verde trainata da investimenti privati in ricerca e sviluppo – afferma Gaël Giraud nel saggio – è per buona parte un mito. Senza un impulso politico che vada al di là della logica finanziaria di breve termine questi investimenti non si faranno mai”.
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