“Un bicchiere mezzo pieno”: così Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, definisce la complessa votazione del Parlamento europeo, chiamato ad approvare il pacchetto Fit for 55, proposto dalla Commissione europea, che innalza le ambizioni ambientali del Vecchio Continente. Al netto degli annunci, a Letta non dispiacerà la scelta del Parlamento Eu di bocciare la proposta di riforma del sistema ETS, che era stata approvata dalla Commissione Ambiente qualche giorno fa, e che prevedeva tra le altre cose l’inclusione degli inceneritori tra gli impianti che devono acquistare crediti di carbonio per compensare le emissioni climalteranti.
L’inceneritore di Roma, insomma, tira per il momento un sospiro di sollievo. Così come lo tira l’intero Pd che, dalla giunta Gualtieri fino alla Regione Lazio per arrivare appunto ai vertici nazionali, sostiene la creazione dell’infrastruttura finalizzata – è la promessa – a risolvere definitivamente il problema della gestione dei rifiuti nella Capitale.
Prima però di valutare quali potrebbero essere le conseguenze della votazione all’Europarlamento sul sistema produttivo italiano, vediamo cosa concretamente è stato deciso. Anche perché la votazione avvenuta ieri pomeriggio ha spaccato l’Aula e le forze che la compongono, con accuse reciproche tra i gruppi politici. A conferma che, parafrasando una nota citazione, la tutela dell’ambiente non è un pranzo di gala.
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Si allungano i tempi della transizione?
Come ricorderanno i nostri lettori e le nostre lettrici, il Parlamento europeo doveva esprimersi su otto dossier del cosiddetto pacchetto Fit for 55 varato a luglio 2021 dalla Commissione europea, con lo scopo di rafforzare le misure contro la crisi climatica dei 27 Stati membri e incentivare l’attuazione del Green Deal, l’ambizioso piano con il quale l’Europa intende porsi all’avanguardia nelle politiche ambientali. Nei due giorni necessari alla votazione – a Strasburgo gli eurodeputati hanno discusso i dossier il 7 giugno e li hanno votati l’8 giugno – le cupe sensazioni della vigilia sono state confermate.
Si è visto di tutto, e in tanti si sono affrettati a scrivere che la transizione ecologica europea è stata rimandata a data da destinarsi, soprattutto perché senza l’approvazione dell’intero pacchetto diventa complicato riuscire a conseguire l’obiettivo principe del Fit for 55, vale a dire l’abbattimento delle emissioni del 55% (rispetto ai dati del 1990) entro il 2030. Specie se si considera che le parti bocciate dall’Europarlamento dovranno ritornare alla Commissione Ambiente, per essere riformulate, e ciò allunga i tempi previsti.
Fit for 55, cosa è stato approvato
Partiamo però da ciò che è stato approvato. Con la votazione di ieri pomeriggio il Parlamento europeo ha approvato lo stop, a partire dal 2035, alla vendita dei veicoli che emettono CO2. Più precisamente dal 2035 sarà vietata la commercializzazione sul territorio europeo delle vetture ad alimentazione diesel, benzina e gpl, nonché le auto ibride, che non saranno ad emissioni zero. Una neutralità climatica che però vale “allo scarico”, cioè su quello che viene fuori dalla marmitta: sono stati infatti respinti gli emendamenti sui biocarburanti e sul calcolo delle emissioni sull’intero ciclo di vita.
La proposta del Parlamento prevede dunque che le case automobilistiche riducano le emissioni medie del loro parco auto del 15% nel 2025 (rispetto ai dati del 2021), del 55% nel 2030 e del 100% nel 2035. Sembra dunque che in questo senso l’Europa intenda davvero percorrere la strada dello stop alle auto termiche: a pronunciarsi ora dovrà essere il Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Unione europea, previsto per il 28 giugno. Successivamente la palla passerà nuovamente al Parlamento e da lì dovrebbe giungere, forse già alla fine di quest’anno, un nuovo regolamento che dovrà indicare i dettagli di questo stop.
Tra gli emendamenti passati ci sono anche quelli proposti da alcuni europarlamentari italiani (ci torneremo) che hanno posticipato al 2036 l’azzeramento delle emissioni per chi produce un numero di auto compreso tra mille e 10mila l’anno e tra mille e 22mila nel caso di veicoli commerciali leggeri. Approvata anche la proposta di revisione del meccanismo ETS (il mercato delle emissioni) per l’aviazione, con il settore che dal 2035 dovrà pagare le emissioni climalteranti.
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Fit for 55, cosa è stato respinto
È più lungo, e in un certo senso più clamoroso, l’elenco di ciò che è stato bocciato dal Parlamento europeo nella giornata di ieri sui dossier del pacchetto Fit for 55. A Strasbrugo non sono passati due emendati che intendevano rendere obbligatorio entro il 2035 l’immissione sul mercato Ue di auto e furgoni nuovi a zero emissioni, che avrebbero permesso di continuare a immatricolare il 10% dei veicoli a combustione interna ancora per un tempo indefinito. Gli emendamenti, pressoché identici, sono stati respinti dall’Aula con 264 voti favorevoli, 328 contrari e 10 astenuti.
La bocciatura più clamorosa tuttavia è quella della riforma del già citato sistema ETS. Nella proposta della commissione Ambiente, respinta dalla plenaria, si chiedeva una riduzione dei permessi di emissione annuali al 2030, l’inclusione dell’incenerimento dei rifiuti urbani a partire dal 2026, l’eliminazione delle quote gratuite entro il 2030 e l’istituzione del cosiddetto Cbam, cioè la “tassa sulla CO2 importata”.
Non è passata neanche l’istituzione del Fondo sociale per il clima che, d’altra parte, nelle intenzioni della Commissione europea dovrebbe finanziarsi proprio con i soldi del mercato ETS. Lo ha ricordato in aula poco prima della votazione, con un appello rimasto inascoltato, il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans. “Con tutta l’ammirazione che ho per il lavoro che avete fatto – ha detto Timmermans – alcune vostre proposte mi preoccupano, in particolare quella sul nuovo Ets. Così si mettono i due terzi delle emissioni fuori dal sistema, e si riducono le risorse finanziarie di cui abbiamo bisogno per riempire il Fondo sociale per il clima che può aiutare le famiglie socialmente più fragili“.
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Possibili conseguenze in Italia
“Questa è una grande sconfitta”: non usa mezzi termini Ignazio Corrao, europarlamentare nel gruppo Greens/Efa, in merito alle votazioni per il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Ue (Ets) del pacchetto Fit for 55. Al di là del reciproco scambio di accuse tra i partiti, può essere interessante capire quali potrebbero essere le conseguenze in Italia delle scelte prese a livello europeo.
Dicevamo prima che sono passati gli emendamenti che posticipano l’azzeramento delle emissioni per le piccole e medie aziende. È evidente il tentativo di salvare la cosiddetta Motor Valley italiana – o, se preferita, la terra dei motori – che in Emilia Romagna vede concentrati i grandi marchi automobilistici come Ferrara, Maserati e Lamborghini e quelli motociclistici come Ducati e Piaggio. In assenza di un piano complessivo da parte del governo sul settore automotive, dunque, prevalgono al momento gli istinti di conservazione di un reparto che vede come fumo negli occhi qualsiasi radicale stop al termico e chiede più tempo (e più fondi) per la transizione.
Così come prevale l’interesse delle compagnie fossili, prime fra tutte ENI, nella difesa a spada tratta dei biocarburanti. La proposta del Partito Popolare Europeo di prevedere una quota del 10% di nuove auto a biocarburanti al 2035, allentando l’obiettivo del 100% di nuove auto elettriche a quella data, è una boccata d’ossigeno per quella parte di governo, soprattutto il ministero dello Sviluppo Economico e quello alla Transizione Ecologica, che ha sempre respinto l’idea di un’elettrificazione completa del settore automotive. Non a caso la votazione del Parlamento europeo è stata salutata con favore dal ministro Roberto Cingolani. “Io penso che i carburanti sintetici possano essere una buona soluzione – ha detto a un convegno – Nella transizione ecologica, se ho un’auto vecchia e non posso cambiarla perché non ho i soldi, non è male se posso avere un carburante sintetico che taglia le emissioni, senza dover cambiare auto e adattare la rete di rifornimento. È inutile dire ‘diamo l’auto elettrica a tutti’, quando non possiamo farlo subito“.
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