Materie prime critiche, strategiche, terre rare: se ne parla, se ne scrive e se ne legge di continuo. Abbiamo sicuramente capito che sono importantissime per la nostra industria, per gli oggetti della nostra vita quotidiana (dai pc ai telefonini alle automobili) e per la decarbonizzazione dell’economia. Ma quali sono? Che differenza c’è tra le materie prime strategiche e quelle critiche? Proviamo insieme a fare un po’ di chiarezza.
Materie prime critiche
Le materie prime critiche per l’Europa sono identificate in base a due principali parametri: l’importanza per l’economia continentale e il rischio di approvvigionamento: “Materie prime importanti per l’intera economia europea e ad alto rischio di interruzione delle forniture”, secondo la recente definizione contenuta nella proposta di regolamento (16 marzo) dedicata appunto a questi preziosi materiali.
Di materie prime critiche si parla non da oggi. E questi materiali sono sotto la lente della Commissione europea dal 2011, quando venne pubblicato un primo elenco. Elenco che la Commissione riesamina ogni tre anni: al primo elenco, quindi, sono seguiti tre aggiornamenti nel 2014, nel 2017 e nel 2020. La prima lista conteneva 14 materie prime critiche, l’aggiornamento è pubblicato nel 2020 ne comprende 30.
Ecco quali sono le materie prime critiche nella lista del 2020:
Antimonio
Afnio
Barite
Berillio
Bismuto
Borato
Carbone da coke
Cobalto
Gomma naturale
Bauxite
Fluorite
Fosforo
Fosforite
Gallio
Germanio
Grafite naturale
Indio
Litio
Magnesio
Metalli del gruppo del platino
Niobio
Scandio
Silicio metallico
Stronzio
Tantalio
Terre rare leggere
Terre rare pesanti
Titanio
Tungsteno
Vanadio
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La proposta di regolamento, la nuova lista di materie prime critiche (e quelle strategiche)
Il 16 marzo scorso la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento – annunciata dalla presidente Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo stato dell’Unione del 2022 – sulle materie prime critiche e su come garantire un approvvigionamento “sicuro e sostenibile […], permettendo all’Europa di raggiungere gli obiettivi climatici e digitali, mantenendo la competitività industriale dell’UE e assicurando il buon funzionamento del mercato unico”.
La proposta contiene una lista aggiornata (allegato II, sezione 1) di 34 materie prime critiche. Eccola:
Antimonio
Arsenico
Bauxite
Barite
Berillio
Bismuto
Boro
Cobalto
Carbone da coke
Rame
Feldspato
Fluorite
Gallio
Germanio
Afnio
Elio
Elementi terrestri rari pesanti
Terre rare leggere
Litio
Magnesio
Manganese
Grafite naturale
Nichel – grado di batteria
Niobio
Fosfato
Fosforo
Metalli del gruppo del platino
Scandio
Silicio metallico
Stronzio
Tantalio
Titanio metallico
Tungsteno
Vanadio
Questo elenco è stabilito una volta per tutte? Certamente no, varierà col variare dei bisogni dell’industria, delle condizioni geopolitiche e di quelle delle forniture globali dei materiali. Per questo motivo la nuova proposta legislativa della Commissione codifica la metodologia da utilizzare per la valutazione e, se necessario, per l’aggiornamento dell’elenco (ogni quattro anni).
Con la proposta, poi, si fa un passo ulteriore nella definizione dei materiali essenziali all’Unione. Nell’atto legislativo, infatti, viene incluso e codificato non solo l’elenco delle materie prime critiche, ma anche un nuovo elenco di 16 materie prime strategiche, cioè quelle “fondamentali per le tecnologie più rilevanti ai fini delle ambizioni verdi e digitali dell’Europa e per le applicazioni nel settore della difesa e dello spazio, ma a rischio di potenziali future carenze di approvvigionamento”. Altra definizioni usata dalla Commissione è quella di “materie prime caratterizzate da un’elevata importanza strategica e da previsti squilibri globali tra domanda e offerta”.
Questo l’elenco delle materie prime strategiche (allegato I, sezione 1 della proposta di regolamento):
Bismuto
Boro – grado metallurgico
Cobalto
Rame
Gallio
Germanio
Litio – grado di batteria
Magnesio metallico
Manganese – grado di batteria
Grafite naturale – per batterie
Nichel – grado di batteria
Metalli del gruppo del platino
Elementi delle terre rare per magneti (Nd, Pr, Tb, Dy, Gd, Sm e Ce)
Silicio metallico
Titanio metallico
Tungsteno
Un sottoinsieme delle materie prime critiche, dunque, anch’esso da valutare e se necessario aggiornare (con atti delegati) ogni quattro anni.
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Gli usi
Abbiamo detto che uno dei criteri fondamentali per definire la criticità e la strategicità delle materie prime è il loro ruolo cruciale nell’economia europea. Questi materiali, insomma, sono fondamentali perché sono essenziali in tanti settori produttivi. Il Centres for European Policy Network (CEP) ha realizzato uno studio su questo tema e sulle politiche europee, in cui schematicamente mostra (vedi immagine sotto: Fonti: Marscheider-Weidemann et al. (2021); vari rapporti della US Division of Economic and Risk Analysis (DERA) sulle materie prime, tabella CEP, traduzioni Agenda Digitale) l’ampio ventaglio di impieghi: si va dalla batterie agli elettrolizzatori ai motori elettrici alle turbine eoliche ai pannelli fotovoltaici alle fibre ottiche ai microchip.
Terre rare
Scorrendo l’elenco avrete notato che tra le materie prime critiche e strategiche per l’Europa figurano le terre rare. Ma cosa sono le terre rare? Secondo l’Unione internazionale di chimica pura e applicata (in inglese International Union of Pure and Applied Chemistry, IUPAC) le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi chimici della tavola periodica: scandio (Sc), ittrio (Y) e i lantanoidi. I lantanidi sono un gruppo di 15 elementi di numero atomico da 57 a 71 (il numero atomico indica il numero di protoni presenti nel nucleo degli atomi e identifica un preciso elemento chimico): cerio (Ce), disprosio (Dy), erbio (Er), europio (Eu), gadolinio (Gd), olmio (Ho), lantanio (La), lutezio (Lu), neodimio ( Nd), praseodimio (Pr), promezio (Pm), samario (Sm), terbio (Tb), tulio (Tm), itterbio (Yb). Scandio e ittrio sono considerati “terre rare” poiché generalmente si trovano associati negli stessi depositi minerari dei lantanoidi e possiedono proprietà chimiche simili.
Le terre rare sono caratterizzate dal fatto che “al variare del numero atomico le proprietà chimiche rimangono pressoché le stesse” (Treccani). Si parla di terre rare perché questi elementi “erano ritenuti in passato presenti solo in minerali rari”. In realtà “lantanio, cerio, neodimio e ittrio sono più abbondanti di piombo o argento e perfino i due meno abbondanti, tulio e lutezio, sono circa 200 volte più comuni dell’oro” (Zanichelli). Questi elementi si trovano contenuti, in forma più o meno concentrata, in un centinaio di minerali. Quelli nei quali le concentrazioni di terre rare sono tali da consentirne oggi l’estrazione “sono essenzialmente la monazite, la bastnaesite, la xenotina e anche, ma in misura minore, l’apatite e l’uraninite”. L’80% di questi minerali si trova in China.
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