Le materie prime critiche, come suggerisce già il nome, sono uno dei temi cruciali per i prossimi anni perché dalla disponibilità di questi materiali rari, indispensabili per le batterie delle auto elettriche e gli apparecchi elettronici, passa la transizione ecologica e digitale dell’Unione europea. Per questo motivo Bruxelles a marzo ha elaborato la proposta di legge sulle materie critiche, il Critical Raw Material Act.
Con la crescita vertiginosa della domanda di materie prime critiche, sia all’interno dell’Unione europea, sia in molti Paesi in via di sviluppo che stanno avviando la decarbonizzazione delle loro economie, l’Unione europea si ritrova a essere un importatore netto di questi materiali e, perciò, da un lato, è dipendente da alcuni Paesi come la Cina, dall’altro la mancanza di adeguati approvvigionamenti potrebbe mettere a rischio gli obiettivi del Green Deal.
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Bruxelles è stata attenta alle tematiche ambientali?
Se il Critical Raw Material Act è la risposta per garantire catene di approvvigionamento sicure e sostenibili, ovvero la maggiore autonomia interna, serpeggia una certa preoccupazione per come questa sarà raggiunta: riprendere le esplorazioni e l’estrazione mineraria nel territorio dell’Ue avrà sicuramente un impatto ambientale, mentre bisogna vedere come verrà affrontato il tema del riciclo e dell’economia circolare. Sono i temi di cui si è discusso nel webinar organizzato da Circular Innovation Lab, dedicato alla proposta legislativa di Bruxelles.
George Mörsdorf, della Direzione generale Grow della Commissione europea, primo tra i relatori, ha subito rassicurato sull’attenzione posta dall’Ue ai temi ambientali legati all’estrazione dei materiali critici. “Invece di aprire nuove miniere l’obiettivo è sfruttare al meglio quelle già esistenti: ad esempio – spiega il funzionario Ue – potrebbero essere esaurite per quanto riguarda il ferro, ma non per tutti i materiali critici che spesso si trovano affiancati al ferro, come i magneti”.
Tutto ciò, unito a norme sull’impronta di carbonio, impronta idrica e l’impatto sulla biodiversità delle importazioni di materie prime critiche, secondo Mörsdorf, dovrebbe essere sufficiente a mitigare i rischi e tutelare l’ambiente. Nonostante, quindi, i dubbi iniziali dei partiti ambientalisti all’interno dell’Unione europea, la proposta di legge è passata: ma tutti sono consapevoli che gran parte del successo dell’iniziativa, sia a livello ambientale sia strategico, passerà dall’economia circolare.
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Il tema cruciale del riciclo
L’economia circolare, dunque, e è al centro dei progetti dell’Unione europea, così come ha nuovamente assicurato George Mörsdorf. “Con le giuste azioni tra dieci o venti anni l’economia circolare può assorbire gran parte della domanda dei materiali critici e quindi favorirà una maggiore sostenibilità”, premette. “Per il momento, l’attenzione immediata è sulla sostenibilità delle importazioni di materie prime critiche e sul riciclo”. L’obiettivo fissato dell’Ue al 15% non è certo “ambizioso”, riconosce lo stesso funzionario, “ma va confrontato con gli attuali tassi di riciclo, ancora molto bassi, e vogliamo assolutamente migliorare in fretta”. Il primo passo “è lavorare per sviluppare tecnologie più efficaci per il riciclo, con investimenti adeguati e finanziando progetti dedicati e sostenibili, come già avviene per le batterie”, sostiene Mörsdorf.
Secondo le previsioni dello studio presentato da Aman Chitkara, di Li-Cycle, il 65% dei cobalto e il 77% di litio consumato in Unione Europea entro il 2050 sarà da materie prime seconde. Nel 20% dei casi i materiali rari saranno riciclati dai rifiuti elettronici e nel restante 80% dalle batterie delle auto elettriche. “È lì, quindi, che dobbiamo concentrare le energie e questo richiederà una lavorazione tecnica complessa e tecnologie più efficaci. Con lo sviluppo tecnologico – sostiene Chitkara – possiamo arrivare a recuperare il 95% di litio, cobalto, nickel e altre parti come gli elettroliti e farlo in una maniera sostenibile e su scala industriale”.
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L’apporto fondamentale della direttiva sull’ecodesign
In questo, secondo Patrick Schröder, ricercatore della Chatham House, saranno di grande aiuto una serie di normative parallele al Critical Raw Material Act, dall’Action Plan dell’Unione europea sull’economia circolare alla nuovo proposta di direttiva sull’ecodesign, in cui molta attenzione è dedicata al riciclo e all’utilizzo efficiente dei materiali, oltre alla progettazione dei prodotti tenendo conto dei principi dell’economia circolare e con standard specifici per aumentarne la durata e favorire il riutilizzo dei componenti.
“Tra gli standard tecnici, molti sono riferiti ai prodotti elettronici, alle batterie e ai pannelli solari o alle turbine eoliche – spiega Schröder – che contengono numerose materie prime critiche: tutti questi beni devono diventare più durevoli, riparabili e riciclabili”. Prima ancora del riciclo, conclude il ricercatore, è fondamentale la riparazione degli oggetti, se si vuole davvero limitare l’utilizzo delle materie prime critiche. “Il diritto alla riparazione sarà un altro caposaldo a sostegno di un reale sviluppo dell’economia circolare e dell’efficacia del Raw Materials Act”, conclude Schröder.
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Non si parla di riduzione dei consumi
Dove, tuttavia, non sembra venga riservata la stessa importanza al tema chiave della riduzione dei consumi, come sottolinea Antoine Oger, dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP). “Il Critical Raw Materials Act contiene numerose indicazioni sui target di riciclo, sulla capacità di estrazione domestica e molto altro: vorremmo, tuttavia, vedere qualcosa di simile sulla riduzione dell’uso delle materie prime critiche” ha affermato Oger. Un tema che, invece, è totalmente assente.
“Misure di mitigazione dal lato della domanda sono la chiave per ridurre l’impronta di carbonio e gli impatti ambientali”, spiega. “Questo riguarda tutti i settori: l’elettricità, l’industria, i trasporti, l’edilizia. Purtroppo, ridurre il consumo dei prodotti contenenti materie prime critiche – prosegue Oger – è fuori dal dibattito intorno al Critical Raw Materials Act e non sono stati nemmeno fatti studi accurati sul tema. Invece sarebbe la prima cosa da considerare se l’obiettivo strategico è ridurre la dipendenza dalle importazioni”.
C’è infine il tema dell’impatto ambientale. “Se riduciamo la domanda, diminuiscono le importazioni e le nuove estrazioni, che hanno pesanti impatti, qualsivoglia misura di contenimento Bruxelles metterà in atto” ha ricordato ancora Oger. Secondo la Banca Mondiale la domanda di materie prime critiche crescerà fino al 500% entro il 2050. Insomma, se non si pensa a diminuire i consumi, ridurre gli impatti con norme di contenimento come quelle del Critical Raw Materials Act, potrebbe essere come svuotare l’oceano con un cucchiaino.
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