giovedì, Novembre 6, 2025

Merlo (MICS): “Green Deal soffocante? È mancato un vero sistema di accompagnamento”

Con Roberto Merlo, Program Research Manager e Direttore generale della Fondazione Fondazione MICS parliamo di competitività e materie prime critiche, di economia circolare e manifattura tricolore. E della prima edizione del Made in Italy Innovation Forum che parte oggi a Cernobbio

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

Da oggi e fino a mercoledì 25 a Cernobbio, Como, si tiene il Made in Italy Innovation Forum: promosso dalla Fondazione MICS – Made in Italy circolare e sostenibile, riunisce un’ampia comunità di ricerca e innovazione del manifatturiero Italiano per fare il punto su sostenibilità e digitalizzazione, design e materiali innovativi, intelligenza artificiale e tecnologie green, competitività. EconomiaCircolare.com sarà presente al Forum come media partner con interviste giornaliere a chi lavora e innova nei settori chiave del Made in Italy: le trasmetteremo in diretta dalla media room sui nostri canali social LinkedIn, YouTube, Instagram e Facebook. Non perderle!

Ne approfittiamo per fare qualche domanda a Roberto Merlo, Program Research Manager e Direttore generale della Fondazione. Partendo dagli scenari globali e dall’attualità.

Dottor Merlo le materie prime necessarie per la transizione energetica sono tra le protagoniste delle geopolitica mondiale, ma prevalentemente in un’ottica estrattivista. Non crede che l’economia circolare, col riciclo, e l’innovazione, con la proposta di materiali alternativi, potrebbero risolvere gran parte del problema dell’approvvigionamento?

È una delle risposte. Non l’unica, forse, ma non c’è dubbio che un aumento delle percentuali di riutilizzo delle risorse sia necessario, sia in funzione delle sostenibilità ambientale che della competitività delle imprese. Anche l’impiego di materiali con un ciclo di vita più ampio è un elemento chiave del discorso, e in questo ambito la ricerca si rivela essenziale. In MICS siamo fortemente impegnati su questo fronte, così come sul perfezionamento dei processi di produzione. Spesso si parla di riduzione del consumo, ma il vero punto è l’efficientamento: fare di più e di meglio con ciò che si ha a disposizione.

Il mantra della nuova legislatura europea sono le semplificazioni, che secondo alcuni rischiano di eliminare necessarie garanzie ambientali e sociali. Per approfondire servirebbe un’intervista a sé, ma secondo lei il Green Deal è stato finora troppo sbilanciato verso le garanzie a scapito della competitività e dell’innovazione?

È una domanda che fotografa bene una tensione strutturale dell’attuale politica europea in materia di sostenibilità. Il Green Deal ha rappresentato un cambio di paradigma, imponendo standard elevati sotto il profilo ambientale e sociale. Tuttavia, dal punto di vista delle imprese – soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni – la percezione è stata spesso quella di un’impalcatura normativa poco proporzionata, difficile da tradurre in azione concreta.

Alcuni segnali recenti vanno letti proprio in questa direzione. La versione finale della CSDDD, la direttiva sulla due diligence di sostenibilità, è uscita molto ridimensionata rispetto alle ambizioni iniziali: la platea coinvolta è stata ridotta, l’applicazione graduale e le responsabilità lungo la catena del valore fortemente limitate. Allo stesso modo, la proposta della Commissione di ‘Stop the Clock’, che rinvia l’adozione degli standard settoriali e per le PMI nell’ambito della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), mostra una presa d’atto politica delle difficoltà attuative emerse sul campo.

Più che dire che il Green Deal sia stato ‘troppo sbilanciato verso le garanzie’ possiamo dire che è mancato un vero sistema di accompagnamento: misure di supporto, incentivi mirati, strumenti semplificati e una comunicazione più trasparente sui benefici concreti. In assenza di questi elementi, la sostenibilità rischia di essere vissuta come un obbligo, anziché come un’opportunità. E questo indebolisce l’efficacia delle politiche ESG. Questo è il pensiero di MICS, la sostenibilità ambientale deve incrociarsi e confrontarsi con competitività delle imprese e la sostenibilità economica.

Leggi anche: La Commissione Ue ritira la direttiva Green Claims dopo l’alt del Ppe

Quanto è importante la sostenibilità per il sistema produttivo nazionale?

Guardi, il made in Italy del domani parla il linguaggio della sostenibilità e dell’economia circolare: un modello industriale rigenerativo, fatto di tracciabilità e trasparenza.
In questo scenario si inserisce il lavoro della Fondazione MICS, nata con l’obiettivo di supportare le imprese in questa transizione.

Qual è la ragione sociale di MICS? 

La Fondazione MICS – acronimo di Made in Italy Circolare e Sostenibile – è uno degli undici Partenariati Estesi finanziati dal Ministero dell’Università nell’ambito del PNRR. Nasce con un obiettivo preciso: accompagnare le imprese del Made in Italy nella transizione verso un’economia più circolare e sostenibile sia da un punto di vista ambientale che economico. Abbiamo costruito una delle più importanti piattaforme nazionali sul tema unendo sotto un’unica visione che unisce università, centri di ricerca e imprese di ogni dimensione, operando lungo tre filiere strategiche – moda, arredo-design e meccatronica – che rappresentano oltre il 50% dell’occupazione manifatturiera in Italia.

Ci dia qualche numero per inquadrare meglio questo ecosistema.

Il progetto ha visto il coinvolgimento di oltre 1.000 ricercatori e ampliato la rete da 25 a più di 100 imprese e 46 università e centri di ricerca e con una decina di progetti che si avviano alla brevettazione e che ha l’ambizione di continuare a crescere.

Per dare l’idea dell’ampiezza del lavoro svolto e dei campi interessati, oltre ai numeri vorrei ricorda anche alcune iniziative. Tra i progetti portati avanti da MICS ad esempio Linfa – Vaia Play, che trasforma ulivi colpiti da Xylella in biomateriali per l’elettronica o AMELIE, che recupera metalli preziosi da batterie esauste utilizzando microonde e aceto di mele o ancora AURORA, che sviluppa indumenti sensorizzati per sport e sicurezza sul lavoro e Green Brake System, per freni a basso impatto.

Nei progetti citati, oltre all’abbinamento tra ricercatori e imprese, importantissimo, qual è stato il ruolo specifico di MICS?

Uno dei tratti distintivi di MICS è la capacità di trasformare la ricerca in soluzioni applicabili e concrete per le aziende. Le imprese coinvolte hanno potuto sperimentare un approccio inedito per il panorama italiano, lavorando fianco a fianco con il mondo accademico per integrare sostenibilità e circolarità nei propri modelli di business.
Ma il valore non si esaurisce nel singolo progetto: MICS è una rete nazionale dove l’innovazione è co-progettata, testata e validata. Offriamo tecnologie pronte all’uso, modelli di economia circolare, soluzioni digitali per la tracciabilità, nuovi materiali sostenibili, tutti costruiti su misura per le esigenze delle imprese.
Per le PMI, questo significa accedere a competenze e infrastrutture altrimenti inaccessibili; per le grandi imprese, è un acceleratore di innovazione integrata e collaborativa.

E ci tengo anche a precisare che la nostra ambizione non si limita allo sviluppo di tecnologie avanzate: vogliamo costruire una piattaforma nazionale per l’innovazione responsabile, che coniughi sostenibilità ambientale, competitività industriale e impatto sociale. Con la Fondazione lavoriamo per dare continuità a questi risultati anche dopo il PNRR, offrendo strumenti, competenze e partnership a tutte le aziende che vogliono affrontare con successo la sfida della transizione sostenibile.

Leggi anche: Arriva il Clean Industrial Deal: un “business plan per decarbonizzare, reindustrializzare e innovare”

MICS è legata al PNRR. Vi immaginate anche oltre il 2026?

Quanto realizzato in questi anni rappresenta un patrimonio di progettualità, collaborazioni, circolazione di idee tra diversi settori, che sarebbe un peccato disperdere. L’innovazione, per incidere, richiede infatti continuità, nella stessa misura in cui richiede talento e investimenti.  MICS oggi è già un polo di innovazione trasversale alla dorsale del paese che porta avanti la missione per la circolarità e la competitività anche oltre i confini del PNRR. È una questione di responsabilità: nei confronti di quanti hanno profuso la propria energia per realizzare questi obiettivi, e soprattutto nei confronti del sistema-Paese che vogliamo per il nostro futuro.

Oggi prende il via il Made in Italy Innovation Forum, che voi promuovete. Ci spiega perché lo avete immaginato?

Perché vogliamo focalizzare l’attenzione sull’innovazione nel made in Italy raccontando di storie di successo nella ricerca e nelle aziende. Vogliamo dare slancio al made in Italy del futuro attraverso il confronto tra istituzioni, imprese, investitori ed enti di ricerca. E perché vogliamo promuovere l’innovazione a livello nazionale, per creare un ecosistema circolare e sostenibile tra i principali attori italiani del made in Italy.

Per questo nella splendida cornice di Villa Erba a Cernobbio da oggi e per tre giorni si riunisce la più grande comunità di ricerca e innovazione del manifatturiero italiano – tra cui imprenditori, manager, esperti, ricercatori e istituzioni – per confrontarsi sulle ultime novità nella sostenibilità e nella digitalizzazione per le aziende del made in Italy. Sarà un’occasione per raccontare i risultati raggiunti nei principali settori industriali, Abbigliamento, Arredamento e Automazione e discutere il futuro del made in Italy

Questa prima edizione del Made in Italy Innovation Forum è l’evento di punta della Fondazione MICS, interamente dedicato all’innovazione sostenibile del sistema industriale italiano: vuole essere un riferimento per l’innovazione circolare e sostenibile del Made in Italy.

AGGIORNAMENTO DEL 23 LUGLIO 2025

Sul canale YouTube di EconomiaCircolare.com abbiamo caricato l’intervista effettuata dalla nostra Vittoria Moccagatta a Roberto Merlo in occasione del MICS, Made in Italy Circolare e Sostenibile, di cui Merlo è direttore generale. Con lui abbiamo parlato di ecoinnovazione nelle imprese italiane, del ruolo di MICS e delle recenti semplificazioni normative della Commissione:

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