Un segnale di democrazia o l’inizio dello smantellamento del Green Deal: si può leggere in queste due lenti la proposta della Commissione europea di rinviare di 12 mesi l’attuazione del regolamento contro la deforestazione e il degrado forestale, noto anche come regolamento EUDR (European Union Deforestation Regulation). Era stato un provvedimento atteso e discusso allo stesso tempo, il regolamento n°1115 approvato a maggio 2023, ed era stato interpretato come uno degli ultimi segnali di un’Unione europea che voleva ergersi a leader globale della sostenibilità. Ora però le priorità politiche sono cambiate e nella giornata di ieri la Commissione ha annunciato di aver accolto le innumerevoli richieste di Stati membri (tra cui l’Italia, ci torneremo), Paesi terzi e portatori d’interesse direttamente coinvolti.
Tuttavia è necessario specificare che l’idea è quella di non modificare il testo del regolamento e infatti, per facilitare la comprensione del provvedimento, insieme alla proposta di rinvio la Commissione ha annunciato la pubblicazione di numerosi documenti di orientamento, tra cui una guida in 11 capitoli che copre “una vasta gamma di questioni quali i requisiti di legalità, i tempi di applicazione, l’uso agricolo e i chiarimenti sulla definizione del prodotto”; un nuovo documento di FAQ che “presenta oltre 40 nuove risposte aggiuntive per rispondere alle domande poste da una vasta gamma di parti interessate provenienti da tutto il mondo”; un sito ad hoc con dettagliate spiegazioni, schede informative, link sui metodi ambientali e gli appalti pubblici.
La palla adesso passa al Consiglio europeo – dal quale, essendo composto dai capi di stato e di governo è facile aspettarsi l’accettazione del rinvio – e al Parlamento europeo, che invece, data la conformazione instabile delle forze politiche, potrebbe riservare qualche colpo di scena. Se entrambe le istituzioni dovessero dare il via libera alla proposta della Commissione il regolamento diventerebbe applicabile il 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e il 30 giugno 2026 per le microimprese e le piccole imprese. “Poiché tutti gli strumenti di attuazione sono tecnicamente pronti – garantisce la Commissione – i 12 mesi supplementari possono fungere da periodo di introduzione graduale per garantire un’attuazione corretta ed efficace”.
Leggi anche: Le nuove regole europee contro la deforestazione
Cosa prevede il regolamento sulla deforestazione
Il regolamento dell’UE sulla deforestazione mira a garantire che una serie di beni chiave immessi sul mercato dell’UE non contribuisca più alla deforestazione e al degrado forestale nell’UE e nel resto del mondo. La deforestazione e il degrado forestale, infatti, sono fattori importanti dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, le due principali sfide ambientali del nostro tempo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che 420 milioni di ettari di foresta, un’area più grande dell’Unione europea, siano andati perduti a causa della deforestazione tra il 1990 e il 2020. “Sulla base dei tassi di deforestazione del periodo 2015-2020, ogni ora il mondo sta perdendo oltre nove volte la superficie forestale del Bois de la Cambre di Bruxelles, o ogni minuto tre volte la superficie del Parc Léopold che confina con il Parlamento europeo a Bruxelles” fa notare la stessa Commissione europea.
Il provvedimento europeo riguarda alcune delle più importanti filiere di produzione, i cui prodotti molto spesso vengono importati – carne bovina, soia, caffè, cacao, olio di palma, gomma, legno/cellulosa. Ai sensi del regolamento, qualsiasi operatore o operatore commerciale che immette questi prodotti sul mercato dell’UE o le esportazioni da esso deve essere in grado di dimostrare che i prodotti non provengono da terreni disboscati di recente o hanno contribuito al degrado forestale.
In ogni caso il regolamento EUDR avrebbe dovuto entrare in vigore il 30 dicembre 2024. Nell’annuncio della proposta di rinvio è la stessa Commissione a riconoscere che “tre mesi prima della data di attuazione prevista diversi partner mondiali hanno ripetutamente espresso preoccupazione per il loro stato di preparazione, da ultimo durante la settimana dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Inoltre, anche lo stato dei preparativi tra le parti interessate in Europa è disomogeneo. Mentre molti si aspettano di essere pronti in tempo, grazie a preparativi intensivi, altri hanno espresso preoccupazione”. Tra questi ultimi ci sono 17 Paesi extraeuropei – tra cui Brasile e Indonesia – che hanno giudicato il provvedimento “unilaterale”, “punitivo” e che “non prende in considerazione le differenze e le specificità di ogni Paese”.
Leggi anche: Inquinamento e deforestazione, i militari fanno la guerra anche all’ambiente
Il giubilo italiano sul rinvio del regolamento sulla deforestazione
Vale la pena ricordare che il regolamento EUDR, che mira a eliminare la deforestazione dalle catene di approvvigionamento dell’UE, è in vigore dal 29 giugno 2023. D’altra parte nell’ambito della preparazione della sua proposta del 2021, la Commissione aveva già condotto una consultazione pubblica che ha attirato il secondo maggior numero di risposte (quasi 1,2 milioni), con la grande maggioranza dei portatori di interessi a favore di un approccio ambizioso che comprende l’obbligo di due diligence (il processo investigativo che viene attuato per analizzare il valore e le condizioni di un’azienda). Nonostante ciò, e nonostante la mole di documenti informativi prodotti in questi anni, l’Italia non si è fatta trovare all’appuntamento, spingendo per il rinvio dell’applicazione di un regolamento che non era neppure tra i più ambiziosi dal punto di vista prettamente ambientale.
Come ricorda Greenpeace Italia, “malgrado le buone premesse, la normativa ha delle lacune importanti: si applica infatti solo a sette materie prime (carne bovina, soia, caffè, cacao, olio di palma, gomma, legno/cellulosa) e relativi prodotti derivati. Inoltre, il regolamento non prevede la tutela di ecosistemi vitali come savane e zone umide, che invece è fondamentale proteggere. A ciò si aggiunge un’altra grave lacuna: al momento gli obblighi dell’EUDR non riguardano banche e associazioni, nonostante il ruolo centrale del comparto finanziario nell’alimentare la deforestazione”. Oggi però il governo italiano canta vittoria per la scelta della Commissione di rinviare l’adeguamento della normativa.
“La proposta italiana vince ancora” ha affermato ieri il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. “Avevamo sottolineato come fosse impraticabile l’applicazione del regolamento sulla deforestazione senza creare un mercato illegale parallelo e danneggiando di fatto l’intero sistema produttivo collegato alle importazioni del mondo agricolo e legate anche ad altri fattori di sviluppo. Nell’ultimo G20 ne avevamo parlato anche con i colleghi tedeschi che però chiedevano il rinvio di soli 6 mesi, a nostro avviso insufficienti. L’Italia ha proposto un anno di rinvio e la Commissione ha confermato l’indirizzo che noi avevamo ribadito nella riunione del G7 Agricoltura. Un elemento fondamentale è garantire chiarezza sulle nazioni da cui provengono le merci e il rispetto dei vincoli ambientali, a una sola condizione, ossia che non diventino un carico che porti alla desertificazione dei sistemi produttivi senza dare vantaggi reali alla tutela del paesaggio e del territorio”. Se il ministro Lollobrigida sembra dare per scontata l’approvazione del rinvio da parte di Consiglio e Parlamento, preferendo accentuare un tono trionfalistico, Coldiretti – la principale organizzazione degli imprenditori agricoli, che può vantare un “filo diretto” col governo Meloni – sceglie un commento più pragmatico sul rinvio del regolamento EUDR.
“Si tratta di un regolamento che, seppur condivisibile nell’obiettivo di ridurre le importazioni di prodotti derivanti da deforestazione, rischia di provocare un appesantimento burocratico e operativo per i produttori dell’Ue e, in particolare, per gli agricoltori e allevatori italiani anche a causa della possibile interruzione della fornitura di mangimi per le produzioni zootecniche – scrive in una nota Coldiretti – Un rinvio che risulta inevitabile anche a causa dei ritardi della Commissione nella messa a disposizione delle informazioni e dei sistemi informatici necessari per il rispetto degli obblighi previsti dalla norma. Ritardi che, a pochi mesi dall’applicazione, rendono inapplicabile la norma, creando incertezze sul mercato con impatto negativo sull’intera filiera, l’aumento generalizzato dell’inflazione al consumo e un aumento dei prezzi non solo dei prodotti interessati dalla norma (nel caso della soia, aumento del prezzo pari a circa 50€/ton e un impatto complessivo in questa fase pari a circa 1 miliardo di euro l’anno), ma anche di altre commodities a causa dell’effetto sostituzione, aggravando ulteriormente gli effetti sull’intera filiera. Un rinvio necessario per tutelare le produzioni d’eccellenza dell’agroalimentare italiano ed europeo e che speriamo possa essere accompagnato anche da un processo di semplificazione”. Del rinvio di questo regolamento sarà contento il comparto economico italiano e quello dei Paesi extraeuropei, ne sarà meno contento il pianeta e chi lo vive.
Leggi anche: Perché il greenwashing dei crediti di carbonio deve preoccuparci
© Riproduzione riservata