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sabato, Novembre 30, 2024

La transizione ecologica? “Anche nella mente delle persone. I musei possono avere un ruolo”

Parliamo di cultura e ambiente, di Costituzione, musei e sostenibilità con Martina Bagnoli, direttore esecutivo del Museo Autonomo Gallerie Estensi di Modena

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

La transizione ecologica è anche cultura, educazione, apertura mentale. Ne è convinta Martina Bagnoli, direttore esecutivo delle Gallerie Estensi di Modena, in cui è ospitata una celebre collezione di dipinti, sculture, arti decorative, manoscritti, mappe e libri rari. Autrice, storica dell’arte e curatrice internazionale, è si è occupata di arte medievale per il Walters Art Museum nel Maryland (USA) e ha collaborato con la National Gallery of Art di Washington.

Da poco eletta alla carica di presidente della Fondazione Europeana per la digitalizzazione del patrimonio culturale, approfittiamo della sua visione privilegiata a cavallo tra passato, l’eredità culturale, e futuro.

Direttore, qualche tempo fa, sul Domani, scriveva di una ricerca in cui le frequentazioni culturali e la propensione al riciclo vengono collegati. Ci racconti.

Tre economisti italiani – Pier Luigi Sacco, Massimiliano Agovino e Alessandro Crociata – in uno studio ormai celebre (Cultural factors for households recycling behaviour. The case study from Italy, Rivista internazionale di scienze sociali, 2015) hanno dimostrato una correlazione tra riciclare i rifiuti e le frequentazioni culturali: chi frequenta regolarmente luoghi della cultura ricicla di più. Ovviamente non sostengono che chi va al museo ricicla di più, ma evidenziano questa correlazione.

Approfittiamo di questa correlazione per parlare con lei della transizione ecologica per la quale l’Italia e l’Europa stanno impegnando ingenti risorse. Transizione che, oltre che tecnologica ed energetica, richiede anche dei cambiamenti negli stili di vita di tutti noi. Che ruolo possono avere i musei e le istituzioni culturali?

È ovvio che la transizione ecologica si volge anche nella mente delle persone. Tutti devono essere responsabili del progetto: quanta carne mangi ogni settimana, quanti acquisti fai, tutto fa parte della transizione, che non è solo una questione di gasdotti o di consumi energetici. È chiaro quindi che c’è una parte di ‘educazione’. E la cultura può essere essenziale, perché può servire ad aprire le menti delle persone.

Riflettiamo ad esempio sul paesaggio. Non possiamo pensare che il paesaggio sia e resti sempre quello che è stato nel passato, soprattutto ora che affrontiamo la transizione ecologica ed energetica. Credo che le istituzioni culturali abbiano il dovere di presentare non solo una fotografia del passato ma anche una visione su come affrontare futuro.

Un futuro che è fatto di scelte complesse, e la cultura è molto utile per fornire a tutti una visione della complessità: non c’è niente di semplice in quello che dobbiamo affrontare.

Leggi anche: Trash Art: quando il mondo dell’arte incontra quello dei rifiuti

I musei sono già in campo?

Per quanto riguarda la parte “hardware” sono già in campo. Ad esempio il Pnrr ha stanziato fondi per l’efficientamento energetico, per rendere musei e teatri meno dispendiosi di energia. La Fondazione Europeana, ad esempio, ha varato un programma di ricerca sulla sostenibilità delle proprie iniziative, con l’intento di limitare il più possibile le emissioni di Co2.

E dal punto di vista dell’accompagnamento culturale verso la transizione?

È una questione di programmazione che attiene alle singole istituzioni, difficile parlare di musei in generale. Meglio parlare di progetti specifici, delle azioni che di volta in volta si fanno nei diversi istituti.

Per quanto riguarda la promozione dell’attivismo climatico, ad esempio, ci sono associazioni europee che si stanno muovendo per creare consapevolezza e incoraggiare la trasformazione energetica. Come il Climate Heritage Network, presente anche alla Cop26 di Glasgow, che si propone di usare la cultura per accelerare azioni mirate a mantenere un aumento massimo delle temperature al di sotto di 1.5 gradi entro il 2050.

Leggi anche: La crisi climatica attraverso l’arte: come lo sguardo degli artisti porta ad una nuova consapevolezza

Il Parlamento ha da poco ‘aggiornato’ la nostra Costituzione per accogliere nell’articolo 9 anche la tutela dell’ambiente e degli animali. Che ne pensa?

Aver introdotto nella Costituzione anche la tutela dell’ambiente e degli animali è molto importante: si riconosce a tutti gli italiani il diritto di avere un futuro in cui l’ambiente viene preservato. Nello stesso articolo si parla di eredità culturale, paesaggio, natura a benessere animale che vengono messi tutti sullo stesso piano: una promessa che adesso è scritta nella Carta. L’Italia è stata molto attenta nel passato nel proteggere l’eredità culturale e il paesaggio, mi auguro che sarà altrettanto brava a proteggere ambiente e natura.

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