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domenica, Dicembre 15, 2024

Transizione energetica: che cos’è e perché è fondamentale per la transizione ecologica

Per transizione energetica si intende il passaggio da un modello di produzione di energia che affonda le proprie radici nello sfruttamento delle fonti fossili non rinnovabili, come petrolio, metano, gas naturale e carbone, a fonti rinnovabili come eolico, fotovoltaico e geotermia. In un sistema sostenuto dallo stoccaggio di energia (energy storage) e dall'efficienza dei consumi

Valeria Morelli
Valeria Morelli
Content Manager e storyteller 2.0. Fa parte del network di Eco Connection Media. Si occupa di strategie di comunicazione web, gestione social, consulenza 2.0 e redazione news e testi SEO. Per Green Factor, all’interno dell’ufficio stampa, si occupa delle relazioni istituzionali.

Di transizione energetica si sente parlare sempre più spesso sia in relazione al compimento della transizione ecologica sia per contrastare efficacemente l’avanzata della crisi climatica che incombe sul Pianeta.

Cosa significa transizione energetica?

Con questa locuzione si intende il passaggio da un modello di produzione di energia che affonda le proprie radici nello sfruttamento delle fonti fossili non rinnovabili, come petrolio, metano, gas naturale e carbone, a fonti rinnovabili come eolico, fotovoltaico e geotermia.  Per avere una definizione completa di transizione energetica si deve però anche considerare la diffusione di soluzioni di efficienza energetica negli utilizzi dell’energia in tutti i settori: industriale, terziario e di edilizia privata.

Altro fattore determinante è poi quello della capacità di stoccaggio dell’energia rinnovabile, cosiddetto energy storage, che ha oggi un ruolo chiave nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico.

In altre parole una transizione verso un modello di soddisfacimento dei bisogni energetici che sia più sostenibile e rispettoso dell’ambiente che ci circonda.

Non si tratta però solo di una sostituzione – per quanto importante – da fonti fossili a fonti rinnovabili, ma di una vera e propria rivoluzione nel modo di produrre e fare economia e anche di come impiegare l’energia prodotta.

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L’attuale modello economico, che per lo più ancora si basa sulla visione industriale europea dell’Ottocento, è ormai divenuto insostenibile sia per gli effetti devastanti sull’ambiente sia per la limitata disponibilità delle risorse su cui si fonda.

Il problema ambientale è sotto gli occhi di tutti, a causa delle emissioni inquinanti prodotte la crisi climatica in atto e le sue conseguenze sembrano ormai inarrestabili. Innalzamento della temperatura del Pianeta, alterazione degli equilibri degli ecosistemi, perdita di biodiversità per non parlare delle problematiche per la salute dell’uomo, sono solo alcune delle conseguenze legate all’attuale sistema fossile. Se ciò non fosse sufficiente parliamo anche di fonti non illimitate, ma esauribili spesso appannaggio di pochi stati al mondo che ne fanno pedine nello scacchiere della geopolitica mondiale.

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Qual è oggi il quadro energetico e della rete

Purtroppo nonostante quanto detto finora ancora oggi l’80% della domanda di energia è soddisfatta con l’impiego di fonti non rinnovabili, ma un vento di cambiamento inizia ad alzarsi. Un processo le cui fondamenta sono costituite da una sempre maggiore consapevolezza da parte dell’umanità dell’impossibilità di continuare a percorre la strada delle fossili in una prospettiva di contrasto ai cambiamenti climatici. Una presa di coscienza che ha condotto all’adozione di politiche e strategie che spingono verso la decarbonizzazione.

Per capire perché per la lotta al cambiamento climatico è fondamentale una transizione energetica verso forme di energia pulita è importante sottolineare come secondo la IEA (International Energy Agency) il 90% delle emissioni a livello globale dipenda dal settore energetico.

Per poter però ipotizzare un vero percorso di transizione verso forme di energia pulita e sostenibile, è importante non solo l’aumento della quota delle rinnovabili all’interno del mix energetico, ma anche un progressivo ammodernamento delle reti elettriche – come ricorda l’ENEA – in ottica smart grid: ovvero ammodernare le reti per renderle intelligenti e consentire di ottimizzare le risorse energetiche, la stabilità e l’affidabilità della rete, al contempo minimizzando costi e impatto ambientali.

Transizione energetica in Europa

Anche in ottemperanza agli impegni presi con l’Accordo di Parigi i Paesi del vecchio continente hanno iniziato ad accelerare il processo verso una transizione energetica dell’Unione Europea al fine di rispettare gli obiettivi stabiliti nella COP21 e contenere l’aumento medio delle temperature al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Per far questo l’UE ha innalzato l’asticella dei suoi impegni stabilendo di tagliare entro il 2030 le emissioni di gas serra di almeno il 55%, e non più del solo 40%, dai livelli del 1990.

Tra i vari provvedimenti disposti dalle istituzioni europee,  per procedere concretamente verso una transizione energetica delle economie dei Paesi membri, è stato approvato, tra la fine del 2018 e la prima metà del 2019  il “Clean energy package” che determina il quadro regolatorio della governance dell’UE per l’energia e il clima funzionale al raggiungimento dei nuovi obiettivi e al percorso di decarbonizzazione entro il 2050.

Sulla base di questo ciascuno stato membro ha elaborato la propria proposta di un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il 2021-2030. Uno strumento fondamentale verso la strada della decarbonizzazione degli Stati.

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Esempi di transizione energetica in Italia

Per dare una spinta decisiva alle rinnovabili da un lato e all’efficienza energetica dall’altro in Italia nel 2021 è stato istituito il Ministero della Transizione Ecologica con il passaggio dal MiSE all’ex Ministero dell’ambiente di competenze nel settore energia.

La situazione nel nostro Paese è comunque in divenire, con tanti i progetti in corso, sebbene ancora spesso non siano delineati i tempi in cui essi possano diventare da esempi sporadici a sistemi diffusi sul territorio. In tal senso vanno le recenti normative e proposte legislative in attuazione ai principi di economia circolare e di transizione energetica.

Sicuramente per favorire il passaggio verso le fonti rinnovabili una spinta dal basso è fondamentale ed è quello che sta accadendo con la diffusione delle comunità energetiche, che stanno nascendo in Italia in attuazione del Decreto Milleproroghe 2020, che ha recepito la Direttiva europea 2001/2018.

Le comunità energetiche sono soggetti giuridici autonomi, i cui membri possono essere persone fisiche, piccole o medie imprese, autorità locali, che si uniscono per produrre, auto-consumare e vendere energia da fonti rinnovabili. Dal produttore al consumatore senza intermediari.

Sempre sul fronte degli esempi per favorire una transizione energetica in Italia un’altra possibilità prevista all’interno del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), in corso di approvazione, è quella dell’incentivazione dell’idrogeno verde ovvero quello ottenuto fonti rinnovabili attraverso l’utilizzo degli elettrolizzatori.

Ora non ci resta che aspettare e vedere nei prossimi mesi quali ulteriori scenari si apriranno per realizzare una vera transizione ecologica ed energetica e con quali risultati in termini di modifica del mix energetico italiano e non solo.

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