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giovedì, Dicembre 26, 2024

Le startup più innovative dell’economia circolare, secondo Ellen MacArthur Foundation

Le startup possono rivestire un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia circolare. Ellen MacArthur Foundation ha messo insieme le realtà innovative più interessanti da ogni parte del globo nel suo indice delle startup circolari

Antonio Carnevale
Antonio Carnevale
Nato a Roma, giornalista pubblicista dal 2012, autore radiofonico ed esperto di comunicazione e new media. Appassionato di sport, in particolare tennis e calcio, ama la musica, il cinema e le nuove tecnologie. Da qui nasce il suo impegno su StartupItalia! e Wired Italia, dove negli anni - spaziando tra startup, web, social network, piattaforme di intrattenimento digitale, robotica, nuove forme di mobilità, fintech ed economia circolare - si è occupato di analizzare i cambiamenti che le nuove tecnologie stanno portando nella nostra società e nella vita di tutti i giorni.

La Ellen MacArthur Foundation, uno dei più grandi enti operanti nel settore dell’economia circolare, ha recentemente redatto il Circular Startup Index, un’interessante raccolta di oltre 350 startup operative in diversi settori e aree geografiche. Si tratta di un database in costante aggiornamento, nato con l’obiettivo di far conoscere e mettere in collegamento le realtà maggiormente innovative nel campo dell’economia circolare a livello globale.

Del resto, la fondazione con sede nell’Isola di Wight sostiene da sempre imprese ed enti di istruzione per accompagnarli all’interno dei processi di transizione green. Negli ultimi dieci anni, solo negli Stati Uniti sono stati investiti circa cinque miliardi di dollari in economia circolare. È il segnale che qualcosa si sta muovendo, anche se ci troviamo ancora nella fase iniziale di questo cambiamento.

Nessuna azienda è ancora interamente circolare e la transizione richiederà una gamma di soluzioni pionieristiche per scalare. Tutte le startup presenti in questo indice fanno parte della community della Ellen MacArthur Foundation e potranno avere un ruolo cruciale negli anni a venire nell’accelerare la transizione verso un’economia davvero circolare, ognuna nel proprio settore economico.

Le startup dell’economia circolare

Secondo il Parlamento europeo, abbracciando l’economia circolare le imprese europee potrebbero ridurre le emissioni totali annue di gas serra del 2-4%, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Ma avrebbero anche dei vantaggi economici, ottenendo un risparmio netto di circa 600 miliardi di euro.

Nel nostro Paese sono molte le aziende che hanno abbracciato l’economia circolare, anche soltanto per una parte dei rispettivi processi di produzione. Siamo in cima alle graduatorie europee dell’economia circolare, un comparto economico che in Italia offre lavoro a 519mila persone e che vale 3,5 miliardi di euro di Pil, cifra superiore al valore medio europeo fermo a 2,2 miliardi di euro.

Riduzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali sono fondamentali se pensiamo che, ogni anno, l’economia mondiale consuma più di 100 miliardi di tonnellate di materie prime ma ne riutilizza solamente il 9%. Il recupero delle materie prime è ormai diventato un elemento di competitività globale. Ecco dunque arrivare in soccorso le startup, impegnate ad esempio nella realizzazione di imballaggi innovativi, compostabili e riciclabili, per ridurre i rifiuti plastici.

O nell’ideare nuovi modelli di business per il tessile che, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, ha il quarto impatto più significativo sulle materie prime e sull’acqua dopo cibo, abitazioni e trasporti. Ci sono poi startup impegnate nel recupero della biodiversità, nel campo dell’agri-tech e della food innovation. E ancora, c’è chi lavora per rendere le città sostenibili dal punto di vista della mobilità e del fabbisogno energetico. Ecco alcuni esempi.

Progetti da tutto il mondo

Il Paese più rappresentato nel Circular Startup Index è la Gran Bretagna, con ben 121 startup, seguito dagli Stati Uniti (78). Più staccate ci sono Francia (23), Germania (21), India (18), Olanda (17), Canada (16), Australia e Svizzera (15), Brasile (12).

Innumerevoli gli esempi. C’è l’olandese Circularise, nota per il suo software per la certificazione della supply chain che, grazie all’utilizzo della blockchain, sostiene progetti di economia circolare. Ma anche la britannica Aeropowder, che si sta concentrando sulla creazione di materiali e prodotti innovativi dalle piume in eccesso, che vengono generate in grandi quantità dall’industria avicola globale. Il suo primo prodotto è Pluumo, un materiale di imballaggio termico sostenibile che supera le prestazioni del polistirene espanso, da utilizzare nelle consegne sensibili alla temperatura.

In tema di riciclo e riuso, la svedese Atomler, invece, mette in collegamento le organizzazioni che hanno a disposizione materiale plastico riciclabile con quelle che necessitano di tali materiali, per raggiungere l’obiettivo dei rifiuti zero. Per loro, “non dovrebbe esserci bisogno di discariche nel mondo”, per questo mettono a disposizione la loro piattaforma per offrire materiali plastici riciclati di alta qualità e acquistare materiale plastico riciclato.

E ancora, l’indiana Swapp Design, che vuole rivoluzionare le batterie per veicoli elettrici, rendendole facilmente smontabili e riutilizzabili. Attraverso soluzioni di design innovative, le singole parti potranno essere sostituite e riutilizzate in successivi cicli produttivi, estendendo la vita delle batterie e ritardando la fase di riciclaggio.

Infine, arrivano dalla Nigeria le lanterne solari a basso impatto ambientale di Quadloop, realizzate per il 70% con materiali di scarto prelevato dai rifiuti elettronici che l’Occidente scarica regolarmente nel continente africano.

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The Italian Job

L’elenco è lunghissimo. All’interno del database della Ellen MacArthur Foundation c’è anche una buona rappresentanza del nostro Paese. Come anticipato, infatti, le aziende italiane stanno mostrando un interesse concreto nei confronti dell’economia circolare e non c’è dubbio che le startup possano essere fonte di innovazione per le aziende, che hanno ormai iniziato a conoscere e apprezzare i benefici dell’open innovation.

In base al Circular Economy Report 2021, presentato dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, su 150 aziende di quattro macro-ambiti industriali, è emerso che il 62% ha implementato almeno un’iniziativa circolare o ha supportato altre imprese, il 14% intende farlo al più presto. Secondo l’ultimo “Rapporto sull’economia circolare in Italia” il nostro Paese rimane un passo avanti rispetto ai suoi competitor europei: è al primo posto, assieme alla Francia, nella classifica delle 5 principali economie europee. Nel 2020 il tasso di utilizzo circolare della materia nell’Unione Europea è stato pari al 12,8%, l’Italia è arrivata al 21,6%. La quota di riciclo complessiva è al 68%, contro una media europea del 35%.

Nell’indice delle startup circolari sono in totale dodici le aziende innovative con base in Italia, in larga parte impegnate nella filiera dei rifiuti, nella quale il nostro Paese risulta essere all’avanguardia in Europa. Ecco chi sono e cosa fanno.

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Il food packaging di Around srl 

Il loro slogan è “Zero Waste Lifestyle”. Il team di Around vuole incoraggiare le persone a condurre uno stile di vita più sostenibile, attraverso la riduzione degli imballaggi usa e getta nei servizi di delivery e take away. Un contenitore usa e getta viene utilizzato per meno di 60 minuti ma richiede oltre 100 anni per essere smaltito. Per questo motivo, Around punta a un sistema circolare e digitale del food packaging: l’obiettivo è introdurre imballaggi riutilizzabili per ridurre l’impatto ambientale ed eliminare lo spreco alimentare che si verifica quotidianamente nel settore della ristorazione.

Cashpad srl sostutuisce la piuma d’oca 

Cashpad nasce a Prato nel 2015 per iniziativa di un gruppo di imprenditori esperti nel settore tessile, con la volontà di lanciare un prodotto innovativo e sostenibile. Si tratta di un’azienda specializzata in programmi di take back basati su soluzioni innovative per riciclare scarti di tessuto di fibre sintetiche e naturali provenienti dalla produzione e trasformarli in nuovi materiali. Nascono così Cashpad e Cashball, due prodotti tessili innovativi in grado di sostituire la piuma d’oca e le imbottiture sintetiche.

Gli arredi di design di Deesup 

Solo in Europa, ogni anno vengono gettati circa 10 milioni di tonnellate di arredi. Deesup nasce a Milano per dare una seconda vita a icone e arredi di design usati, per evitare il loro smaltimento e ridurre la produzione del nuovo. Si tratta di un marketplace dedicato agli appassionati per la vendita e l’acquisto di mobili di lusso di seconda mano, un modello innovativo per estendere il ciclo di vita delle icone del design, il tutto guidato da una comunità internazionale di Design Lovers. “Abbiamo dato vita a Deesup con l’intento di rendere il design più democratico allungando il ciclo di vita del prodotto per un modello di consumo più sostenibile”, spiegano Valentina Cerolini e Daniele Ena, co-founders di Deesup. L’obiettivo è generare innovazione nel settore del mobile, rendendo i consumatori più consapevoli. A tal proposito, l’azienda che ha recentemente lanciato anche un Manifesto di Sostenibilità come impegno per un futuro migliore.

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La piattaforma di ESGeo 

ESGeo è un’applicazione cloud per aiutare le aziende a diventare sostenibili, misurando e gestendo il proprio impatto sull’ambiente. La loro piattaforma Software as a Service (SaaS) aiuta a semplificare il processo di rendicontazione della sostenibilità, dalla raccolta e convalida dei dati non finanziari fino al calcolo dei KPI e alla creazione di report. “Con la nostra piattaforma abbiamo dotato le aziende di intelligenza sostenibile e di strumenti di data analytics – spiega Fabrizio Fiocchi, ceo e founder – creando qualcosa che non esisteva: uno strumento di data governance delle variabili non finanziarie, per creare report sofisticati sulla sostenibilità, definire budget e monitorare risultati aggregati anche per business-unit o singolo manager e, più in generale, per valutare, attraverso le metriche di impatto che abbiamo messo a punto, il ritorno degli investimenti”. La piattaforma è progettata per gestire l’intera catena del valore dei fattori ambientali, sociali e di governance, consentendo alle organizzazioni di misurare, rendicontare e confrontare gli impatti aziendali delle iniziative ESG.

L’app di Giunko Srl 

Giunko srl, specializzata nello sviluppo di soluzioni cloud-based indirizzate al mondo mobile e web del settore cleantech, ha tra i suoi prodotti principali l’app Junker, ideata per rendere la raccolta differenziata semplice e veloce. Junker aiuta le persone a differenziare correttamente i rifiuti, e li incoraggia a cambiare le loro abitudini e fare scelte più sostenibili. Per farlo utilizza un grande database per censire i prodotti (tramite codice a barre) e la geolocalizzazione dell’utente per indicare il contenitore corretto (e più vicino) per il suo smaltimento. L’app, inoltre, consente ai cittadini di comunicare e condividere le proprie conoscenze e buone pratiche in materia, per diffondere la cultura del riciclo.

Marte Labs recupera il 98% dei filati

Attraverso un dispositivo simile a una stampante 3d, Marte Labs riesce a recuperare fino al 98% dei filati dai tessuti senza necessità di pesanti trattamenti di riciclaggio. Questo gli consente di produrre nuovi prodotti da capi ormai dismessi. I tessuti trasformabili sono costituiti da più strati di filati continui collegati tra loro grazie a un filato fuso: seguendo una geometria generata dall’intelligenza artificiale, i tessuti possono essere separati per recuperare tali filati ed essere riassemblati in un nuovo prodotto.

Il bicchiere intelligente di Pcup srl 

Pcup è la startup che ha ideato il bicchiere in silicone intelligente che consente a bar, discoteche, stadi, o durante eventi come i concerti, di eliminare i modelli in plastica usa e getta. Dotato di chip per gli acquisti delle bevande in app, per contare i risparmi di plastica, saltare le file e accedere ai piani fedeltà, è riutilizzabile e resistente fino a duemila lavaggi. Purtroppo, recentemente il ceo di Pcup, Lorenzo Pisoni, ha annunciato la chiusura per non essere riuscito a raccogliere il capitale necessario, ma non ha escluso la possibilità che qualche imprenditore possa rilevare gli asset di Pcup e proseguire il percorso iniziato da questa innovativa startup.

Un industria tessile circolare con Resrcle 

Resrcle sta sviluppando un ecosistema digitale che punta sul riutilizzo e la valorizzazione dei materiali tessili secondari per ridurre gli impatti economici, sociali e ambientali dei rifiuti tessili, attraverso una comunità e un mercato basato su modelli di economia circolare. La community di Resrcle vuole accompagnare l’industria tessile verso l’economia circolare “aumentando – si legge nel sito ufficiale – i tassi di raccolta e recupero dei tessuti, riutilizzando e riciclando materiali di maggior valore, incoraggiando la crescita economica e gli impatti sociali e ambientali positivi”.

Wrote srl: da rifiuti zootecnici ad energia

L’obiettivo di Wrote è quello di rendere il ciclo produttivo sostenibile e a impatto zero sull’economia delle imprese agricole. La tecnologia sviluppata dal team di Wrote consente di trasformare i rifiuti zootecnici in energia attraverso la digestione aerobica, i rifiuti della digestione in fertilizzante organico con batteri e microrganismi, coltivare colture senza fertilizzanti sintetici e trasformare i terreni coltivati in un grande accumulatore di CO2. “Trasformando il biogas digestato in Profit for Farm trasformiamo i rifiuti in una nuova risorsa – spiegano – creando un circolo virtuoso di economia circolare”. Il loro progetto Bio boost è destinato a tutte le aziende agricole dotate di impianto biogas con un grande problema di smaltimento ed è replicabile su larga scala.

Gli smart bin di ReLearn 

ReLearn vuole aiutare le aziende e comuni a raggiungere lo zero waste trasformando gli attuali bidoni in smart bin, tramite un piccolo sensore IoT da installare sui cassonetti esistenti. In questo modo, Nando – questo il nome dato al sensore – monitora la raccolta differenziata attraverso la sua intelligenza artificiale, raccoglie dati sulla tipologia e la quantità di rifiuti, riconosce quelli conferiti impropriamente, calcola il tasso di riciclo. “Non esiste uno strumento per misurare i rifiuti prodotti, quindi le aziende utilizzano stime imprecise causando elevate emissioni di CO2”, spiegano i suoi creatori. “Grazie alla nostra soluzione i nostri clienti non compensano la CO2 ma risolvono un problema alla radice”. Separando correttamente i rifiuti e riducendo la produzione, le relative emissioni di CO2 diminuiscono.

Sfridoo dà nuovo valore ai residui di produzione

Sfridoo aiuta le aziende a massimizzare il valore degli scarti di produzione, seguendo i principi dell’economia circolare. Con un network di oltre 2400 aziende in contatto grazie alla sua piattaforma di matchmaking per comprare e vendere scarti di produzione, materie seconde, sottoprodotti e avanzi di magazzino, Sfridoo è riuscito a sottrarre più di 12mila tonnellate all’anno di rifiuti alle discariche. Non solo vantaggi ambientali, ma anche benefici economici, con oltre 5 milioni euro di risparmi per le aziende del network, che restituiscono così valore ai loro residui di produzione. 

La moda circolare di Zerow 

Nell’industria della moda in Italia meno del 20% delle materie prime di scarto vengono riciclate, creando ogni anno 750 milioni di chilogrammi di pelle da smaltire. Zerow nasce per contrastare la creazione di rifiuti nel settore della moda riunendo marchi, artigiani e designer nella sua piattaforma etica anti-spreco. L’obiettivo è trasformare scarti di pelle e tessuti in prodotti circolari, promuovendo il made in Italy sostenibile a una comunità globale di consumatori consapevoli. Grazie alla sua rete circolare, Zerow ha consentito la creazione di un mercato innovativo, in cui i consumatori possono trovare prodotti circolari unici e di alta qualità, abbinando la domanda e l’offerta di materiali di scarto. Non solo una rete virtuale: collegando i leader del settore con piccoli laboratori e marchi artigianali, infatti, a Firenze è nato lo Zerolab, un polo di recupero delle eccedenze di pelle e incubatore di nuovi progetti di moda circolare.

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