Come possono influire sull’economia circolare le nostre azioni quotidiane? È la domanda attorno a cui ruota la quinta edizione della Conferenza nazionale sull’economia circolare, in programma oggi a Roma, e dove viene ufficialmente presentato il quinto rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzato anche quest’anno dal Circular Economy Network (CEN) in collaborazione con ENEA.
Il rapporto raccoglie i dati più aggiornati sull’andamento dei principali indicatori di circolarità dell’economia italiana e compara la performance dell’Italia con quelle delle più grandi economie europee. L’edizione 2023 è inoltre accompagnata da un approfondimento dedicato a “Le scelte dei consumatori per l’economia circolare” che parte da un’indagine realizzata in collaborazione con Legacoop e Ipsos.
“Il sondaggio – si legge sul sito del CEN – ha interessato un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne e indaga la propensione dei cittadini a considerare la sostenibilità e l’applicazione dei principi dell’economia circolare nelle scelte di acquisto e di consumo”. Il Circular economy network è un progetto promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con Acque della Salute – Uliveto e Rocchetta, Burgo Group, Cobat, Conai, Conou, Ecopneus, Erion, Federbeton, Gruppo Hera, Italian Exhibition Group, Iren, Montello, Novamont.
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Le protagoniste e i protagonisti dell’economia circolare in Italia
Nella prestigiosa sede del Nazionale Spazio Eventi, nel cuore di Roma, il quinto rapporto CEN-ENEA è stato introdotto dal giornalista Antonio Cianciullo. La presentazione è stata invece curata dal presidente del CEN (ed ex ministro dell’Ambiente) Edo Ronchi. Basta scorrere la lista degli interventi per comprendere l’importanza dell’incontro:
- Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica;
- Roberto Morabito, direttore Dipartimento sostenibilità sistemi produttivi e territoriali ENEA;
- Simone Gamberini, presidente Legacoop;
- Marco Frey, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese, Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna;
- Laura D’Aprile, capo dipartimento Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica;
- Barbara Clementi, ministero Imprese e Made in Italy;
- Katia Da Ros, Vicepresidente Ambiente Confindustria;
- Stefano Ciafani, presidente Legambiente;
- Giorgio Graziani, segretario confederale CISL.
La seconda parte dell’incontro, che si è focalizzata sui racconti in prima persona di chi pratica l’economia circolare, portava un titolo emblematico: “Nuovi modelli di business, materie prime critiche, consumi e PNRR”. Si tratta di sfide cruciali per le imprese, in un contesto in rapida evoluzione: la guerra in Ucraina ha cambiato notevolmente gli equilibri energetici e l’accesso alle materie prime, acuendo lo scenario inflazionistico europeo in un sistema generale che da decenni tende all’accumulazione sfrenata e al consumismo nocivo.
La quinta edizione del rapporto CEN-ENEA giunge all’indomani dell’Overshoot day, vale a dire il giorno in cui l’Italia è entrata in debito con le risorse del Pianeta, secondo l’indice calcolato dal Global Footprint Network, un’organizzazione di ricerca internazionale che vuole fornire ai governi e alle autorità di tutto il mondo una serie di strumenti per aiutare l’economia a operare entro i limiti ecologici della Terra. Una coincidenza che deve ulteriormente far riflettere sulla necessità sempre più urgente di far diventare l’economia circolare una delle architravi del sistema Paese.
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L’economia circolare e il rapporto con l’Unione europea
Nella serie di interventi che hanno discusso di economia circolare, particolarmente interessante il focus sull’Unione europea. Proprio sugli aspetti della circolarità, infatti, già il governo Draghi aveva marcato una distanza relativamente al recepimento della direttiva SUP (la direttiva sui manufatti in plastica monouso): una distanza che col governo Meloni da ottobre 2022 si è ancora di più acuita.
“Sull’economia circolare abbiamo ampi spazi di miglioramento ma possiamo dire la nostra. I processi di circolarità non possono avvenire solo per scelta legislativa, ma con la compartecipazione dei consumatori, che sono i protagonisti della sfida” ha ricordato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che poi è tornato sui motivi di scontro con l’Unione europea in merito al regolamento sugli imballaggi.
“Non condividiamo l’impostazione scelta a livello europeo sull’uniformità del provvedimento e avremmo preferito l’indicazione di una direttiva – ha detto ancora Fratin – Riuso e riciclo non sono in contrapposizione. Bisogna essere realisti. Faccio un solo esempio: da una parte l’Unione europea parla, giustamente, di spreco alimentare e dall’altra nel regolamento sugli imballaggi pone il divieto di imballaggio per i cibi oltre il chilo e mezzo. Dobbiamo certamente darci regole comuni, l’Italia dà massima disponibilità, ma sgombrando il campo da estremismi e trovando un punto di equilibrio tra sistemi di riuso e riciclo, anche per evitare conseguenze negative sul portadogli degli italiani. No a visioni ideologiche ed eccessivamente specialistiche, perché gli specialisti in fondo vedono solo quello che vogliono loro”.
Spazio poi all’analisi ai fondi previsti dal PNRR e destinati specificamente all’economia circolare: dai 600 progetti faro e relativi alle varie filiere (carta e cartone, raee, tessile, plastiche) alle materie prime seconde, dalla strategia nazionale di economia circolare (“bisognerà pure incrociarla con una politica di revisione fiscale”) all’efficienza nella gestione dei rifiuti per gli oltre 8mila Comuni italiani. “Il rapporto con l’Unione europea è forte ma conciliante” ha concluso infine il ministro. Anche Edo Ronchi, da ex ministro dell’Ambiente alla fine degli anni ’90, ha voluto dialogare a distanza con l’attuale reggente proprio su questo versante.
“Attenzione a non dare un’interpretazione scolastica e sbagliata della gerarchia dei rifiuti – dice Ronchi – La gerarchia, definita da una direttiva europea nel 2008, infatti non tiene conto di diversi fattori come gli impatti sanitari o la fattibilità tecnica ed economica. Si tratta di criteri che vanno poi attuati nella maniera più efficace possibile. Un’interpretazione eccessivamente scolastica di questa gerarchia, infatti, porta a delle distorsioni: ad esempio il riutilizzo che prescinde dall’utilizzo dei materiali, perché non tutti i materiali sono, banalmente riutilizzabili allo stesso modo. L’errore è impostare la discussione gerarchia dei rifiuti contro gerarchia dei rifiuti. Si può migliorare sul riutilizzo, anche perchè la produzione dei rifiuti continua ad aumentare. Il secondo tema di riflessione è sui sistemi di responsabilità estesa del produttore. Perché il regolamento proposto dalla Commissione considera il deposito con restituzione il modello prevalente più efficace? Non è vero”.
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