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mercoledì, Dicembre 11, 2024

Pantelleria verso l’impresa di una comunità resiliente e circolare

Resistere ai cambiamenti della crisi climatica mettendo in campo progetti circolari che creino spazi di incontro tra ricerca e comunità: vi raccontiamo l’esperienza dell’associazione Resilea, tra ulivi secolari e nuove opportunità per i più giovani

Elisa Vigano
Elisa Vigano
Laureata in Scienze Umane dell’Ambiente, del Territorio e del Paesaggio presso l’Università degli Studi di Milano, attualmente segue un Master in Studi e Politiche di genere all'università degli studi di Roma Tre e lavora nell'ambito dell'economia circolare. È da tempo interessata all'ecofemminismo, all’economia ecologica e all’ecologia politica. Di fronte alle sfide poste dalla crisi socio-ecologica sente il bisogno di innovare le categorie e gli strumenti attraverso i quali pensiamo la modernità e la crisi

Geograficamente collocata al confine tra la fascia climatica subtropicale e quella mediterranea, oggi Pantelleria è un punto di osservazione diretto degli effetti della cosiddetta “tropicalizzazione” dovuta alla crisi climatica. I forti venti, la scarsità delle precipitazioni, la mancanza di sorgenti d’acqua e la poca terra in un’isola rocciosa di carattere vulcanico, denotano le difficoltà che i saperi contadini hanno dovuto affrontare sviluppando tecniche agricole capaci di adattarsi a caratteristiche climatiche impervie. 

La comunità che fa impresa

Un patrimonio di conoscenze e pratiche che hanno preservato questo territorio ricco di biodiversità vegetale, faunistica e geologica, a cui prova a dare continuità l’associazione Resilea, costituita da un team multidisciplinare che opera sull’isola dal 2013, occupandosi di implementare metodologie partecipative per la formazione o la ricostruzione di comunità attraverso un approccio relazionale.

Gianpaolo Rampini, presidente dell’associazione di promozione sociale, ci racconta perché l’impresa di comunità, immaginata e progettata in collaborazione con l’associazione A Sud, rappresenta un’opportunità di rilievo per un territorio che fatica ad imprenditorializzarsi. Al momento i pochi agricoltori rimasti coltivano per conferire materie prime sottocosto ai marchi di grandi aziende, un mercato insostenibile da un punto di vista economico, oltre che ambientale. Lo scopo dell’impresa di comunità, invece, è quello di dare la possibilità alle famiglie pantesche di produrre condividendo i mezzi di produzione, connettendo il singolo produttore a una rete di filiere locali.

“Vorremmo creare un frantoio di comunità dove le famiglie si possano unire, organizzando la raccolta e la molitura delle olive entro le 24 ore, l’unico modo per garantire un olio extravergine di qualità” racconta Rampini a EconomiaCircolare.com. “Inoltre, vogliamo estendere il ciclo produttivo con pratiche circolari: la sansa (il residuo dell’estrazione, per pressione o per centrifugazione, dell’olio dalle olive, ndr) può essere trasformata in fertilizzante, fondamentale per la temperatura dell’isola, e l’estrazione di polifenoli dalle foglie di olivo può dar vita a diverse applicazioni, dalla cosmesi alla nutraceutica”.

Pantelleria

L’impresa di comunità potrebbe offrire innumerevoli opportunità, dai servizi di marketing di comunità e per la produzione agricola, ai servizi di accoglienza e percorsi socio-riabilitativi. L’intento è quello di creare spazi e opportunità di incontro tra ricerca e comunità, dando la possibilità di utilizzare i terreni come campi sperimentali di studio e progettazione funzionali al territorio. Dal recupero degli scarti di lavorazione, alla compensazione della CO₂, alla sperimentazione di modelli di energia rinnovabile anche attraverso una comunità energetica o public company, l’intento è costruire un modello produttivo di economia circolare per le aree marginali.

Ulivi Pantelleria
Pantelleria | Foto: Resilea aps

Resilea ha, inoltre, avviato nel maggio 2023 il progetto “Educare all’impresa di comunità: relazionalità e conoscenze ecologiche locali”, finanziato dall’ex Agenzia di Coesione Territoriale per il Contrasto alla Povertà Educativa (ora Dipartimento della Coesione Territoriale della Presidenza del Consiglio). Un progetto per avvicinare le nuove generazioni alla conoscenza del patrimonio agro-ecologico dell’isola e coinvolgere la comunità locale, le imprese, gli istituti di ricerca e le istituzioni, dando vita a un’impresa che si prenda cura dei beni comuni del territorio, creando reti e offrendo servizi alle piccole realtà dell’agricoltura familiare pantesca, sostenendo una formazione che garantisca la prosecuzione delle conoscenze e delle pratiche della comunità locale. 

Leggi anche: Vent’anni di innovazione e impegno per la conversione ecologica: la storia di AzzeroCO2

L’arte dell’ulivo strisciante 

Il progetto è rivolto in particolare all’Arte dell’Ulivo Strisciante, una pratica unica al mondo e poco conosciuta, perché vincolata all’economia di sussistenza familiare pantesca. 

Albero di ulivo pantesco | Foto: Resilea aps

Da secoli l’ulivo viene portato a estendere i suoi rami in orizzontale spesso a meno di un metro da terra. Crescendo sotto il livello dei muretti a secco (presenti per 12.000 km), le fronde sono protette dai forti venti dell’isola che soffiano particolarmente nel periodo di fioritura, rischiando di impedire la crescita delle olive. Gli alberi raggiungono un’estensione fino a 150 metri quadri. Inoltre, a differenza di qualsiasi altro luogo, qui viene favorita la crescita dei rami più vecchi dove il flusso della linfa è minore, preparando così l’albero a combattere i periodi di forte siccità, sostenuto solo dall’umidità rilasciata dai muretti a secco di roccia vulcanica che lo circondano.

Un focus sulle giovani generazioni e sulle dinamiche di genere

È a partire da queste conoscenze ecologiche locali, sedimentate nei secoli grazie all’osservazione quotidiana della natura, che Resilea cerca di ricostruire una comunità rurale intergenerazionale, coinvolgendo ben 115 tra ragazze e ragazzi. L’elevato tasso di abbandono scolastico coinvolge più profondamente i ragazzi, che finiscono per svolgere lavori sottopagati, non professionalizzanti. Questo comporta una maggiore presenza di ragazze impegnate nell’attività agricola. Nel tentativo di rilanciare l’educazione come opportunità di vita e di crescita comunitaria, si presenta quindi un’occasione importante per trasmettere conoscenze e pratiche agricole che contribuiscano ad avviare nuovi processi ecologici di riappropriazione e autodeterminazione di genere.

“Le prime persone ad accorgersi delle trasformazioni ecosistemiche – sottolinea Rampini  sono quelle più legate alla terra, all’agricoltura o alla pesca, grazie alle loro pratiche territoriali specifiche. Per questo, riconoscendo l’importanza dei saperi prodotti dalle comunità indigene, stiamo cercando di sostenere e diffondere lo studio delle conoscenze ecologiche locali anche per monitorare gli effetti del cambiamento climatico”.

Il progetto educativo segue un approccio sistemico a partire dall’esperienza sul campo, per fornire competenze multifattoriali. Durante la presenza in uliveto si può imparare la raccolta delle olive e la potatura degli alberi con persone specializzate in agronomia, mentre l’insegnante teatrale lavora sulla parte autoriale per costruire un racconto sull’ulivo strisciante. Al contempo si realizza un’intervista o una ripresa video per raccontare la memoria contadina, trasformando tutto questo in un evento teatrale o in un documentario.

Resilea aps – Esperienza sul campo

Una buona pratica educativa e di resilienza

Ogni anno l’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) pubblica il Rapporto Territori, un documento che analizza il posizionamento di regioni, province, città metropolitane, aree urbane e comuni rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Onu. Il progetto di Resilea, già selezionato dal rapporto nel 2023 con l’Impresa di Comunità, con il percorso educativo si riconferma nell’edizione di quest’anno, e sarà presentata il 13 dicembre tra le buone pratiche educative per lo sviluppo sostenibile.

Senza conoscenza del territorio non può esserci percezione delle sue trasformazioni, senza consapevolezza diventa difficile formulare misure di contrasto o di adattamento al cambiamento climatico. L’esempio di Pantelleria, territorio che convive da sempre con l’aridità e la carenza di acqua, diviene così laboratorio dove poter sperimentare nuovi modelli di resilienza integrando conoscenze ecologiche locali e moderne ricerche agro-ecologiche.

Molitura delle olive | Foto: Resilea aps

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