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sabato, Dicembre 14, 2024

La gestione dei RAEE in Italia: è necessaria una svolta

Disparità geografiche, pochi investimenti nel riuso e nel riutilizzo, normative poco ambiziose: sono tanti i motivi per cui la gestione dei RAEE è ancora deficitaria. Eppure, a guardare le linee di intervento del PNRR, la strada appare tracciata. Ma serve un salto di qualità e un'assunzione di responsabilità

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Per fare il punto sulla raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), si può partire considerando il numero di dispostivi immessi sul mercato negli ultimi anni. Guardando ai dati del Centro di Coordinamento RAEE (CdC RAEE), nel periodo 2019-2021, si è assistito ad un progressivo incremento dei volumi di AEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche) immesse al consumo: una crescita di 378mila unità, pari ad un aumento del 27% nel 2021 sul 2019. La media del triennio 2019-2021 è pari a 1,6 milioni di tonnellate all’anno, dato che funge da riferimento nella determinazione del tasso di raccolta.

Questa cifra si riferisce tanto a dispositivi per uso professionale che domestico, con i secondi a farla decisamente da padroni (con oltre il 70% del totale). Quindi, come procede la raccolta nel nostro Paese? Benché dal 2019 l’UE abbia elevato il target minimo al 65%, l’Italia è ancora ben lontana dall’obiettivo. Anzi, a leggere i numeri, sta facendo passi indietro: dal 36,5% nel 2020, al 34,6% nel 2021 e al 34% nel 2022.

Leggi anche: Perché in Italia la raccolta dei RAEE non decolla?

La raccolta dei RAEE di origine domestica

Nel 2022 sono state intercettate 361.381 ton di RAEE domestici. Monitorando l’andamento della raccolta tra il 2021 e il 2022, si registra una variazione di segno negativo consistente: -6,2%. La  tendenza sembrerebbe confermarsi anche nel 2023 sulla base dei dati diffusi da Erion WEEE, che  documenta una flessione del 6% dei rifiuti gestiti rispetto al 2022.

A livello regionale, nel 2022 Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno intercettato il 36% dei quantitativi raccolti e avviati a riciclo. Sempre il Centro di Coordinamento RAEE indica che tutte le Regioni italiane hanno fatto segnare una diminuzione della raccolta rispetto al 2021, a parte Sicilia e Puglia, ove l’intercettazione è cresciuta rispettivamente di circa il 5% e del 3%. La concentrazione dei quantitativi intercettati nell’area del Nord appare coerente con il più elevato livello di sviluppo economico dei territori, nonché con la maggiore popolazione residente, ma soprattutto con il maggiore sviluppo della rete di raccolta.

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I dati evidenziano un rilevante divario territoriale: qualora tutte le Regioni dovessero raggiungere il grado di intercettazione dei territori più virtuosi, pari a 10 kg/abitante, il solo segmento domestico potrebbe assicurare maggiori flussi intercettati per 240mila ton all’anno in più, spingendo il tasso di raccolta verso il 50%. Benché ancora distante dall’obiettivo del 65%, questa percentuale restituirebbe al nostro Paese il segnale di uno sforzo credibile nella direzione delle politiche auspicate.

Come e dove agire? Per esempio, a livello di cittadini consumatori, servirebbero campagne di informazione e di comunicazione più efficaci ed estese, come nel caso dell’uno contro uno e uno contro zero. La prima prevede il ritiro gratuito di un RAEE al momento della vendita di una nuova apparecchiatura della stessa tipologia, sia che appartenga al circuito domestico sia a quello professionale. La seconda, invece, prevede l’obbligo per i distributori con superficie di vendita di AEE al dettaglio di almeno 400 mq, e la facoltà per gli altri distributori, di ritirare gratuitamente i RAEE di piccolissime dimensioni (inferiori a 25 cm) provenienti dai nuclei domestici e conferiti dai consumatori, senza obbligo di acquisto di una nuova apparecchiatura.

Il 64% dei cittadini non è a conoscenza del sistema “uno contro uno” o lo conosce ma non l’ha mai utilizzato; la percentuale sale al 77% nel caso del sistema “uno contro zero” (Ipsos e Erion WEEE). Vi è anche un’altra questione. È essenziale, poi, che i volumi di RAEE raccolti tengano il passo dell’immesso al consumo, quale condizione necessaria per sfruttare il potenziale di recupero di materia, soprattutto riguardo alle Materie Prime Critiche (CRM) che costituiscono un elemento essenziale nel sostenere la transizione green delineata dall’UE.

Leggi anche: Dove finiscono i RAEE? L’indagine di Erion e Altroconsumo: “Servono più controlli e sanzioni”

Il trattamento dei RAEE

Per quanto riguarda il trattamento dei RAEE in Italia, nel 2022 sono state gestite 376.882 ton di RAEE domestici e 158.298 ton di RAEE professionali, per un totale di 535.180 ton. Rispetto al 2021, i RAEE domestici trattati diminuiscono del 4%, quand’invece quelli professionali crescono del 34%. L’andamento generale degli ultimi cinque anni (2018-2022) fa registrare una tendenza incrementale: un aumento complessivo del 27% tra il 2018 e il 2022, frutto di una crescita del 19% dei volumi di RAEE domestici trattati e di un aumento del 52% di quelli professionali gestiti.

Nel 2021 il trattamento dei RAEE italiani derivanti unicamente dalla raccolta differenziata delle AEE ha interessato 502.573 ton, di cui 498.438 – corrispondenti al 99% – sono state gestite in Italia, 3.547 ton (0,7%) all’interno dell’UE ed appena 587 ton (0,1%) al di fuori dei confini dell’UE. A fronte di 458.724 ton recuperate, 437.613 ton sono state riciclate o preparate per il riutilizzo.

Leggi anche: Le proposte del Centro di Coordinamento RAEE per recuperare il ritardo nella raccolta

Le novità normative? Un’occasione non colta fino in fondo

A luglio del 2023, dopo un’attesa durata 13 anni, è stato emanato il decreto ministeriale 119/2023 che regolamenta le condizioni per le attività di preparazione per il riutilizzo in forma semplificata. Un provvedimento che si è reso necessario anche alla luce della scarsa diffusione delle aree di “deposito preliminare” presso i Centri di Raccolta (CdR), previste proprio per favorire la via della preparazione per il riutilizzo, ma che a distanza di tanti anni sono ancora poco diffuse.

In linea generale, lo scopo del decreto è semplificare le procedure autorizzative per gli impianti che intendono svolgere attività di preparazione al riutilizzo, incentivando pertanto questo tipo di attività perché possa diventare, come previsto dalla gerarchia dei rifiuti, prioritaria rispetto al recupero. Tuttavia, ciò che si può notare leggendo i requisiti è che i quantitativi massimi trattabili con questo regime semplificato sono molto ridotti, tanto da rischiare di non giustificare lo sforzo di allestire e far autorizzare, sebbene in modalità semplificata, un impianto.

Si tratta di criteri che limitano o impediscono una reale vocazione industriale, pensati per sostenere iniziative non professionali di gestione, senza consentire un reale cambio di rotta. Perché l’attività di preparazione al riutilizzo diventi realmente prioritaria, sarà necessario riuscire ad intercettare – oltre ai RAEE provenienti dai CdR – anche quelli provenienti dal circuito dei rivenditori e dei centri assistenza. Anche per questo motivo, un’efficace azione di intercettazione dovrebbe essere accompagnata dalla nascita di impianti vocati alla preparazione al riutilizzo dotati di una scala produttiva coerente, piuttosto che affidata a iniziative locali poco professionalizzate.

Per gli impianti più importanti e in grado di trattare quantitativi elevati continua invece ad essere necessaria l’autorizzazione in regime ordinario ex Art. 208 del D.Lgs. 152/2006.
Insomma, dopo tredici anni di attesa, ci si aspettava una norma che introducesse un cambiamento più significativo, ma anche questa occasione sembra andata perduta.

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RAEE nel PNRR: spazio nelle riforme e investimenti dedicati

Il PNRR dedica un ampio spazio ai RAEE, sia nell’ambito delle riforme sia in termini di progetti di investimento. Un’attenzione, questa, che appare coerente con l’importanza che la filiera sta acquisendo all’interno del ciclo dei rifiuti, sotto la spinta delle politiche comunitarie, specialmente per la centralità dell’approvvigionamento dalle CRM. In generale, appare cruciale che il combinato disposto dell’intervento riformatore e del piano di investimenti venga attuato in maniera rapida ed efficace.

Gli investimenti del PNRR che coinvolgono la filiera dei RAEE sono allocati in due linee di
investimento della Missione M2C1:

• Linea d’Intervento A di cui all’Investimento 1.1, dedicata al miglioramento e alla
meccanizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e rivolta a soggetti pubblici;

• Linea d’intervento A di cui all’Investimento 1.2: i “Progetti “faro” di economia circolare”
finanziati a soggetti privati.

Leggi anche: PNRR ed economia circolare, le modifiche ai bandi sulla gestione dei rifiuti e sui progetti faro

Il miglioramento della raccolta differenziata

La Linea d’Intervento A, rivolta al miglioramento e alla meccanizzazione della raccolta
differenziata è caratterizzata da un contributo massimo erogabile che non può eccedere la somma di un milione di euro per ciascuna proposta progettuale ed è rivolto quindi a finanziare piccoli interventi.

A fronte di un’attribuzione originaria di 600 milioni di euro, l’effettiva allocazione per i progetti della Linea è pari a 601,1 milioni di euro, distribuiti in 991 interventi. Dall’allocazione geografica, risulta che almeno il 55% dei fondi è stato allocato nel Centro-Sud, coerentemente con la soglia del 60% stabilita. Si tratta, questo, di un dato importante, dal momento che dall’analisi dei dati sulla raccolta dei RAEE risulta evidente un gap Nord-Sud nell’intercettazione.

Riguardo alla natura delle opere finanziate, il 24% delle risorse è allocato su progetti che hanno come oggetto la realizzazione, ammodernamento, manutenzione di CdR, isole ecologiche ed ecocentri, e/o ad acquisti di attrezzature ad essi dedicati (135 milioni di euro). Si tratta di un dato rilevante anche nella prospettiva di sostenere una crescita dell’intercettazione dei RAEE, nonostante la parcellizzazione delle erogazioni renda difficile l’intera copertura dei costi d’investimento delle nuove infrastrutture. Riparazione e riutilizzo, invece, sono attività che trovano ancora poco spazio nei CdR. I dati sull’allocazione dei fondi della Linea d’investimento 1.1 A non sembrano andare in controtendenza.

Soltanto il 5% dei fondi, pari a 28,5 milioni di euro, sono dedicati a investimenti che hanno ad oggetto le attività di riuso e di riutilizzo.

Leggi anche: PNRR e rifiuti, dal Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti alla strategia nazionale

I progetti faro di economia circolare

I RAEE rientrano nel novero delle filiere strategiche nelle quali il PNRR punta a realizzare progetti flagship innovativi, conseguendo un target del 55%, quale soglia di riciclo. Con i “progetti ‘faro’ di economia circolare”, si intende finanziare l’ammodernamento, anche
mediante l’ampliamento degli impianti esistenti, e la realizzazione di nuovi impianti che migliorano la raccolta, la logistica e il riciclo dei RAEE, ivi inclusi pale di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici.

Sono stati allocati 581 milioni di euro, di cui circa 121 milioni sono stati destinati ai RAEE. Quasi un quarto dei fondi è stato destinato alla Lombardia, laddove il 59% delle risorse è stato assegnato alle regioni del Centro-Sud. Accanto a progetti generici di riciclo/recupero, tra le progettualità aventi un oggetto specifico, i maggiori finanziamenti sono stati assegnati al recupero delle CRM, con una quota relativa di poco inferiore al 28% dei fondi della linea.

Una scelta, questa, che va nella giusta direzione, stante l’accresciuto peso specifico delle CRM nei processi di transizione ecologica, in particolare per la strategicità industriale e la dipendenza negli approvvigionamenti produttivi delle stesse. Tuttavia, è evidente che il basso tasso di intercettazione può avere frenato il finanziamento della filiera del trattamento dei RAEE, specie in assenza di una chiara strategia di infrastrutturazione sull’intero ciclo di gestione.

A fronte di dati e informazioni, possiamo chiudere con una riflessione generale e non nuova che richiama alla necessità di “una svolta”. La centralità che ha assunto la gestione dei RAEE nelle politiche comunitarie, come parte del percorso di transizione ecologica ed energetica e per assicurare approvvigionamenti più sicuri di materie prime critiche, richiama il nostro Paese ad un’assunzione di responsabilità nel mettere in campo ciò che serve per far compiere al settore il salto di qualità.

A cura di Andrea Ballabio, Donato Berardi, Gianmarco Di Teodoro e Nicolò Valle

Leggi anche: Inclusione sociale e gestione dei RAEE, a Roma il progetto resta bloccato

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