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sabato, Luglio 27, 2024

Ultima chiamata dall’Ipcc: “Sul clima agire ora o sarà troppo tardi”

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha presentato il cosiddetto rapporto di sintesi. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato di “bomba climatica” da disinnescare e del report IPCC come di una “guida alla sopravvivenza dell’umanità”

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Redazione EconomiaCircolare.com

Agire subito e con azioni di un’intensità senza precedenti per scongiurare il punto di non ritorno, che è vicinissimo. È l’ultimo accorato appello lanciato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel suo sesto rapporto di valutazione finalizzato durante la 58esima sessione del panel tenutasi a Interlaken, in Svizzera, dal 13 al 19 marzo. I 93 scienziati sul clima coinvolti nella redazione del report hanno portato a compimento 8 anni di analisi invitando “ad accelerare in modo massiccio gli sforzi per il clima da parte di ogni Paese, settore e in ogni periodo di tempo”, come ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il quale ha parlato di “bomba climatica” da disinnescare e del report IPCC, il primo rapporto completo redatto dall’accordo di Parigi del 2015, come di una “guida alla sopravvivenza dell’umanità”.

Una strada stretta ma obbligata

Il cosiddetto rapporto di sintesi, atteso già in occasione della Cop 27 sul Clima del Cairo dello scorso novembre e presentato invece lunedì 20 marzo, conferma che la via per mantenere l’aumento atteso della temperatura media globale entro i +1,5 gradi a fine secolo rispetto ai livelli preindustriali è ormai un vicolo strettissimo. Un vicolo, però, ancora percorribile, spiegano gli estensori del rapporto IPCC, perché se è vero che “ciò che faremo nei prossimi anni determinerà il nostro destino per millenni” è anche vero che oggi disponiamo del mix di tecnologie e soluzioni in grado di affrontare efficacemente il problema. E in ogni caso affrontare subito la sfida ci consentirà di subire meno danni in futuro, anche se dovessimo fallire, come gli scienziati ritengono probabile, l’obiettivo di restare entro gli 1,5 gradi di aumento della temperatura.

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Rischi maggiori di danni irreversibili

Il rapporto sul clima conferma che nel decennio 2011-2020 le attività umane hanno prodotto un aumento di temperatura di 1,1 gradi centigradi rispetto al periodo 1850-1900. “Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera” si legge nel documento, con “perdite e danni alla natura e alle persone”. I progressi fatti fin qui non bastano e servono ancora risorse ingenti, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, per mettere in campo strategie di adattamento e mitigazione efficaci. I rischi e gli impatti negativi previsti, come le perdite e i danni che ne conseguono, sono di gran lunga superiori rispetto a quelli stimati nel report precedente e aumentano all’aumentare del surriscaldamento globale, con un’interazione tra rischi climatici e non climatici che creerà conseguenze sempre più pesanti e più difficili da gestire. Insomma, all’aumentare della temperatura aumenta la probabilità di cambiamenti improvvisi e irreversibili.

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Tardare l’azione oggi significa interventi meno efficaci domani

Lo scenario attuale, spiegano gli scienziati, determinerà l’impossibilità di limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C, ma “riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra porterebbero a un sensibile rallentamento del riscaldamento globale entro circa due decenni, e anche a cambiamenti evidenti nella composizione atmosferica entro pochi anni”. La rapidità degli interventi assume in questo scenario un ruolo centrale, perché “le opzioni di adattamento che sono fattibili ed efficaci oggi diventeranno limitate e meno efficaci con l’aumento del riscaldamento globale”.

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Obiettivo zero emissioni nette

“Le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni” si legge nel report IPCC. Come intervenire gli scienziati lo spiegano in maniera dettagliata. Innanzitutto l’obiettivo deve essere quello delle zero emissioni nette di CO2 e gli sforzi fatti in questo decennio “in tutti i settori” saranno decisivi per capire se si potrà limitare l’aumento di temperatura entro gli 1,5 o 2 gradi centigradi. Se non si interviene, le emissioni di CO2 prodotte dall’attuale infrastruttura per i combustibili fossili ci farà superare rapidamente questa soglia. E “il superamento (degli 1,5 gradi, ndr) comporta impatti negativi, alcuni irreversibili, e rischi aggiuntivi per i sistemi umani e naturali”.

Serve una governance inclusiva

Per non perdere la “finestra di opportunità che si sta rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti”, giocano un ruolo centrale una maggiore cooperazione internazionale, compreso un migliore accesso a risorse finanziarie adeguate, in particolare per le regioni, i settori e i gruppi vulnerabili, con una governance inclusiva e politiche coordinate. “Un’azione efficace per il clima – si legge nel documento – è resa possibile dall’impegno politico, da una governance multilivello ben allineata, da quadri istituzionali, leggi, politiche e strategie e da un migliore accesso ai finanziamenti e alla tecnologia. Obiettivi chiari, coordinamento tra più ambiti politici e processi di governance inclusivi facilitano un’azione efficace”.

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Priorità a giustizia climatica e giustizia sociale

Le azioni a breve termine comportano elevati investimenti iniziali e cambiamenti potenzialmente dirompenti, che si possono attenuare con una serie di politiche abilitanti. Per la mitigazione e l’adattamento, però, sono già disponibili possibilità di intervento fattibili, efficaci e a basso costo, con alcune differenze in base ai sistemi e alle regioni coinvolte. Su questo fronte l’indicazione dei 93 scienziati climatici è chiara: bisogna “dare priorità ai processi di equità, giustizia climatica, giustizia sociale, inclusione e giusta transizione” e i risultati saranno tanto migliori quanto più saremo in grado di sostenere regioni e persone in condizioni di elevata vulnerabilità ai rischi climatici. “L’integrazione dell’adattamento climatico nei programmi di protezione sociale migliora la resilienza” spiega il report, che fa poi riferimento diretto alle opzioni disponibili “per ridurre i consumi ad alta intensità di emissioni, anche attraverso cambiamenti comportamentali e dello stile di vita”.

Finanza, tecnologie e cooperazione

“La finanza, la tecnologia e la cooperazione internazionale sono fattori abilitanti fondamentali” si legge ancora ne sesto rapporto di sintesi dell’IPCC, e i capitali per colmare il gap di investimenti nell’azione per il clima ci sono, ma vanno superate le barriere che impediscono di indirizzarli verso azioni di mitigazione e adattamento, favorendo una più rapida e capillare diffusione delle tecnologie innovative e delle pratiche che, insieme a un indispensabile rafforzamento della cooperazione internazionale, possono evitare l’accelerazione incontrollata della crisi climatica. Il prossimo aggiornamento del report Ipcc è previsto alla fine di questo decennio: sapremo allora se l’appello degli scienziati sarà stato accolto o se, invece, la situazione sarà già fuori controllo.

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