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venerdì, Novembre 15, 2024

Le priorità circolari dell’Icesp per una ripresa post-Covid

Si è tenuta oggi la terza conferenza annuale della piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare. Tante le proposte e i suggerimenti per un 2021 che può essere davvero un anno circolare, tra il Piano nazionale per la Ripresa e la Resilienza, il Recovery Fund e il Green Deal a livello europeo e, a dicembre, il G20

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Redazione EconomiaCircolare.com

Il 2020 che ci accingiamo sommessamente a chiudere è stato un anno particolare, per usare un eufemismo. Però la storia ci ha insegnato che è dalle peggiori crisi che l’essere umano è capace di rialzarsi, e di immaginare mondi migliori delle tempeste che ha dovuto affrontare. Con questo spirito si è tenuta oggi la terza conferenza annuale dell’Icesp, la piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare, dal titolo “Priorità per una ripresa post-Covid19” e organizzata da Enea.

“Di tutte le cose brutte che ha ci ha portato il Covid – ha detto nei saluti iniziali Federico Testa, presidente Enea – l’attenzione per l’economia circolare è una delle poche cose buone. E’ diventato chiaro a tutti che non si tratta solo di slogan. Nel passato l’idea era che l’economia circolare era qualcosa che in un certo potevamo permetterci, qualcosa di aleatorio, mentre invece ora è diventata un possibile motore di sviluppo che consente crescita, ricchezza e occupazione. Si tratta ora di realizzazioni azioni concrete per i territori, trasferendo conoscenze”. A dare manforte a questa ricostruzione è la partecipazione alla conferenza delle istituzioni, come quella dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico.

“Sarà fondamentale il prossimo anno” ha concordato Laura D’Aprile, direttrice della Direzione Generale dell’Economia Circolare presso il ministero dell’Ambiente. “Sia per lo sviluppo del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza sia per l’appuntamento di dicembre del G20, con la sezione ambientale che sarà focalizzata sull’economia circolare. A livello mondiale infatti l’interesse è tanto, con piattaforme che nascono in ogni angolo del globo. Al governo stiamo sviluppando una rete essenziale tra i vari ministeri, in misura trasversale, perché l’economia circolare non è solo questione ambientale o economica ma di tutti”. L’Europa, come ha ricordato la dott.ssa Paola Migliorini, che si occupa di economia circolare presso la Commissione, ha due pilastri sui quali sta costruendo la transizione del futuro: il Green Deal e il Recovery Fund, che nel 2021 dovrebbe concretizzarsi con la prima tranche di fondi disponibili per gli Stati nazionali. Se il futuro appare comunque ancora da costruire, un presente circolare è già possibile?

Come va l’Italia? Bene ma non benissimo

“Nell’attesa di una nuova normalità, quella che speriamo tutti, il 2020 non ha rallentato i lavori di Icesp – ha ricordato Roberto Morabito, presidente Icesp – Noi siamo nati nel 2018, partendo dall’individuazione dei settori stabiliti dall’Ue: imprese, cittadini e terzo settore, ricerca e innovazione, istituzioni. Al momento abbiamo 142 adesioni, ratificate dall’assemblea nazionale Icesp. La piattaforma è governata dall’assemblea, coordinata da Enea che partecipa al coordinamento con qualche decina di ricercatori ed è coadiuvato da un comitato. Il cuore della piattaforma è costituito dai gruppi di lavoro, con la partecipazione di 500 esperti e 192 organizzazioni. Molto interessante anche il format delle buone pratiche: se ne possono proporre sul nostro sito, e poi queste verranno valutate dal nostro comitato.

Se andiamo a vedere il rapporto annuale sull’economia circolare in Italia, redatto da Enea e dal Circular Economy Network, un confronto qualitativo con le principali economie europee fa emergere una serie di dati interessanti. L’Italia continua a essere ai primi posti in Europa sul minor consumo di risorse, nelle certificazioni Emas e nel riuso circolare. Nello specifico il nostro Paese presenta le migliori prestazioni nei settori della produzione e della gestione dei rifiuti; è seconda dietro la Francia nel settore delle materie prime seconde; è al quarto posto, davanti alla Polonia, nel settore del consumo; è al terzo posto, con Francia e Spagna, nel settore dell’innovazione”.

Risultati certamente positivi, dunque, che però non devono far cullare. Nel suo intervento Morabito ha ricordato ad esempio la mancanza di un’agenzia nazionale sull’economia circolare, come già sottolineato dalla nostra testata, e più in generale un rallentamento sui temi dell’economia circolare. “Per alcuni indicatori è evidente un peggioramento delle prestazioni, a breve potremmo essere superati. Senza gli impianti non c’è transizione circolare – continua Morabito – Serve poi creare nuovi operatori, nuova formazione e nuova sensibilizzazione sulla pubblica amministrazione. Non si tratta di essere pessimisti, però bisogna colmare i gap e non cullarsi sui punti di forza. E’ necessario un cambio di passo, penso per esempio al tema della transizione digitale sulla quale siamo molto indietro”.

I segnali di interesse comunque non mancano, come testimonia il bando Mise che finanzia progetti di ricerca e sviluppo relativi all’economia circolare. All’apertura dello sportello per le domande, in un solo giorno sono arrivate 104 domande: 56 i progetti finalizzati, 47 i progetti con un solo proponente e 9 con un network di interesse, un totale di 69 imprese (30 grandi, 20 medie, 18 piccole, 1 micro).

Le proposte di Icesp

Con la crisi pandemica, e tutti gli effetti di quest’ultima su economia, società e ambiente, Icesp ha deciso di aggiornare le priorità su cui intervenire nel contesto di una Agenda Strategica italiana dell’economia circolare. Sono tre i filoni su cui i tavoli di lavoro hanno sviluppato delle proposte per una ripresa post-Covid19.

I riflettori sono puntati sul contesto, dove formazione, governance e sistema infrastrutturale sono viste come aree prioritarie di intervento. Secondo Natalia Lopez, del Dipartimento Politiche Ambientali per il CNA, “è necessario un cambiamento culturale, fondato su un approccio trasversale alla formazione che comprendono competenze tecniche, organizzative e relazionali per favorire la transizione verso un’economia circolare”. Sul piano governance, la portavoce del tavolo di lavoro Grazia Barberio, di Enea, considera una governance attenta e efficace, che segue un quadro di scelte strategiche, l’arma giusta per una transizione armoniosa e equa verso l’economia circolare.

La seconda macro area di intervento è legata agli strumenti. Dal punto di vista economico si riconosce che “la riconversione dell’economia lineare in circolare richiede da una parte incentivi per modificare i modelli di produzione e consumo, e dall’altra importanti investimenti in innovazione tecnologica e finanziaria” a detta di Fabio Eboli di Enea. C’è poi l’ambito normativo, dove regole notoriamente complicate, contraddittorie e soggette a diverse interpretazioni creano una barriera all’implementazione di un’economia circolare: la priorità è velocizzare e semplificare i procedimenti autorizzativi e gli adempimenti amministrativi ambientali. Infine, sempre parlando di strumenti, indicatori e obiettivi misurabili sono considerati fondamentali per la redazione di un Piano nazionale per l’economia circolare che guardi al prossimo decennio.

L’ultima area di interesse di Icesp per una ripresa post-pandemia riguarda le azioni. Dall’eco-progettazione dei prodotti che “necessita di un cambio di paradigma che includa sempre più i principi della circolarità nei sistemi di produzione e consumo” così come afferma Fernanda Panvini di Enel, a un’attenzione particolare verso il mercato dei sottoprodotti, dei riciclati e dei recuperati, fino alla pianificazione urbana in chiave circolare dove, spiega Giulia Lucertini dell’università Iuav di Venezia “ bisogna costruire una cabina di regia all’interno delle amministrazioni locali in continuità con il coordinamento centrale indirizzando la pubblica amministrazione a diverse azioni come zero waste e lo sharing”.

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