Fino al 22 settembre è possibile partecipare alla consultazione pubblica online sulla direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).
A lanciare la consultazione è la Commissione europea, che in questo modo intende sollecitare una valutazione sulla legislazione sui RAEE che parte dal 2002 e che puntava in un primo momento a “prevenire o ridurre gli impatti negativi dei RAEE sull’ambiente e sulla salute umana nell’Unione europea”, mentre negli ultimi anni si è diffusa la modalità “propositiva”, che intende cioè costruire attorno ai RAEE una filiera circolare utile nell’ottica, ad esempio, del recupero delle materie prime critiche.
Scrive la Commissione che per questo motivo “è quindi necessaria una valutazione per stabilire se la direttiva RAEE sia ancora adatta allo scopo”. Dopo l’elaborazione delle osservazioni da parte degli stakeholders, potrebbe essere avviata una revisione del provvedimento, da attendersi entro il secondo trimestre 2024. Ma cosa potrebbe contenere?
Leggi anche: “Puntare sui RAEE è vitale per avere più materie prime critiche”
Il senso di una (nuova) direttiva sui RAEE
A essere messa sotto esame, dunque, è la versione della direttiva che risale al 2012: un’enormità di tempo, soprattutto alla luce dei tanti aggiornamenti della normativa ambientale.
“Nell’ambito della valutazione della direttiva – si legge nel testo della consultazione – la Commissione ha condotto un’iniziativa di promozione della conformità per valutare sia le buone pratiche che le carenze nella sua attuazione, anche per quanto riguarda la raccolta separata e le pratiche di trattamento dei RAEE. La direttiva sarà valutata anche in linea con gli obiettivi stabiliti dal Green Deal europeo e dal Piano d’azione per l’economia circolare e terrà conto di qualsiasi altro sviluppo pertinente nella politica ambientale e dei rifiuti dell’UE (ad esempio sulle politiche per le energie rinnovabili, le batterie, la progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili, la restrizione delle sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, i veicoli fuori uso, le spedizioni di rifiuti, le materie prime critiche)”.
Come già accennato, nell’ottica di una maggiore autonomia sulle materie prime critiche – necessarie per la transizione energetica e digitale – la Commissione chiede agli Stati membri maggiori informazioni sulle pratiche di riciclaggio esistenti per questi materiali. La valutazione terrà conto anche degli sviluppi internazionali, come la Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento.
A chi è rivolta la consultazione sulla direttiva RAEE
“La consultazione pubblica – scrive la Commissione – mira a raccogliere prove e feedback da un’ampia gamma di stakeholder che hanno avuto un ruolo nell’implementazione della direttiva RAEE e/o sono comunque coinvolti nei suoi obiettivi e traguardi. Si tratta di stakeholder e organizzazioni dell’UE, nazionali e subnazionali, associazioni di imprese o singoli rappresentanti di diversi settori (ad esempio, produttori di AEE, operatori del trattamento dei RAEE, organizzazioni di segnalazione), rappresentanti dei lavoratori dell’industria della gestione dei rifiuti di AEE e parti sociali nel contesto appropriato, organizzazioni della società civile, autorità nazionali e subnazionali, agenzie di attuazione, ricercatori e cittadini/consumatori”.
In attesa di capire se l’esito della consultazione porterà a una revisione dell’attuale direttiva sui RAEE, va ribadito, dunque, che la prima versione della direttiva, quella risalente al 2002, aveva come obiettivo primario quello di ridurre l’inquinamento dovuto allo smaltimento. Mentre la seconda versione, quella rivista/rielaborata che è oggetto dell’attuale disamina, è stata adottata nel 2012 con “l’obiettivo di fornire un quadro normativo per la raccolta e il riciclaggio dei RAEE che includesse obiettivi ambiziosi e incentivasse gli Stati membri ad aumentare la preparazione per il riutilizzo”.
Tra gli obiettivi della direttiva del 2012 c’erano:
- una maggiore efficienza delle risorse
- strumenti per identificare e limitare le esportazioni illegali di rifiuti
- l’armonizzazione dei requisiti nazionali di registrazione e comunicazione
Se è vero che in questi 11 anni gli obiettivi sui RAEE sono stati raggiunti solo in parte, diventa ancora più importante colmare questo gap nell’ottica di un maggior approvvigionamento di materie prime critiche. Perché, come ricordano tanti studi, le sole nuove estrazioni di materiali come litio e cobalto non basteranno.
Leggi anche: Progetti finanziati dal PNRR poco ambiziosi sulle materie prime critiche
Gli studi a supporto della possibile revisione alla direttiva RAEE
Infine va specificato che gli studi a supporto della Commissione, che è possibile consultare sulla pagina della consultazione pubblica, sono tanti e sono di seguito elencati:
Study on options for return schemes of mobile phones, tablets and other small electrical and electronic equipment in the EU
Study on quality standards for the treatment of waste electrical and electronic equipment (WEEE)
Final report of the WEEE compliance promotion exercise
Study on the implementation of product design requirements set out in Article 4 of the WEEE Directive – The case of re-usability of printer cartridges
Study on the harmonisation of the format for registration and reporting of producers of EEE to the national register and on the frequency of reporting
Study on WEEE recovery targets, preparation for re-use targets and on the method for the calculation of the recovery targets
Study on WEEE collection rates
Study on the review of the scope of the WEEE Directive
Study on photovoltaic panels
Impact assessment on the proposed Directive on waste electrical and electronic equipment
Leggi anche: Piccoli Raee grandi danni. Perché non dobbiamo abbandonare i rifiuti elettronici in casa
© Riproduzione riservata