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venerdì, Ottobre 4, 2024

Regolamento imballaggi, cosa prevede il compromesso svedese e perché l’Italia lo boccia

Nel corso dei lavori preparatori al Consiglio ambiente, la scorsa settimana la presidenza svedese ha presentato un testo rivisto della proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Che se possibile ha scontentato ancor di più il governo italiano

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

Nuovo passaggio, a vuoto, per la bozza di regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio. Giovedì scorso la Svezia, al termine del semestre di presidenza del Consiglio UE, ha presentato un “testo di compromesso” in vista del Consiglio Ambiente. Al dossier si lavora da tempo: finora sono stati 9 i meeting del WPE (Working party on the Environment) in cui si è affrontato il tema. Nell’ultimo, giovedì e venerdì scorso, la presidenza ha presentato un ampio dossier (254 pagine) in cui riassume i commenti delle parti e propone soluzioni di compromesso.

Che non piacciono all’Italia. Che da subito ha bocciato il testo della Commissione, colpevole –sottolineano esponenti del governo – di dare troppo spazio al riuso, di non premiare l’eccellenza nazionale del riciclo mettendo in difficoltà la filiera, di non valorizzare a sufficienza le bioplastiche, nella cui produzione siamo tra i primi al mondo: “La proposta di Regolamento per la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio appare ancora lontana dal definire un quadro realistico e soprattutto sostenibile –  così il viceministro all’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava – Definirlo compromesso appare un eufemismo, se si considera che il testo continua a presentare numerosi punti irricevibili, quasi peggiorativi rispetto alla precedenza bozza”. Restano, secondo il governo italiano, le criticità di partenza: “La normativa proposta continua a non stimare adeguatamente i benefici ambientali che si potrebbero ottenere dalla sua applicazione, le conseguenze del nuovo approccio sulla progettazione e produzione degli imballaggi, sul consumo di materie prime, sull’impiego di risorse, sugli aspetti igienico-sanitari e quindi sui rischi del riuso stesso per la salute umana. Per tacere degli effetti che rischiano di abbattersi sulle filiere nazionali degli imballaggi e della gestione dei rifiuti già esistenti”.

Durante la recente assemblea annuale della Federazione Carta Grafica, anche Laura D’Aprile, capo Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi, ha riservato critiche al testo svedese, che, ha detto, “ci ha lasciato molto perplessi”. E ha spiegato: “Ho notato che il principio di neutralità tecnologica – fissare cioè obiettivi comuni a tutti e, in ottica di flessibilità, lasciare che la strada migliore per raggiungerli la stabiliscano i Paesi membri – a volte sfugge”.

La palla, nel Consiglio dell’Ue, a breve passerà alla presidenza spagnola. Non sappiamo come la Spagna intende gestire il dossier imballaggi. Possiamo però ricordare che da nel Paese è stato da poco approvato un decreto reale che punta sul riciclo (anche attraverso il deposito su cauzione) ma non ignora il riuso degli imballaggi.

Cosa prevede il testo presentato al Gruppo di lavoro Ambiente? Vediamo sommariamente le principali novità rispetto al testo della Commissione (che abbiamo raccontato nel dettaglio qui: https://economiacircolare.com/regolamento-imballaggi-commissione-europea/).

Leggi anche: SPECIALE | Regolamento Imballaggi

Le novità della bozza svedese

Spazio al compostaggio domestico. Il regolamento proposto a novembre scorso dalla Commissione prevede che due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento dovranno essere in materiale compostabile tutte le cialde per caffè, le bustine di tè, le etichette adesive per frutta e verdura e le borse di plastica ‘molto leggere’ (non gli shopper, che sono definite buste ‘leggere’, ma ad esempio quelle che si usano al supermarket per frutta e verdura). La bozza svedese (art. 8 comma 1) introduce il compostaggio domestico: le bustine da tè, caffè e altre bevande per infusi, e poi le cialde e le etichette applicate su frutta e verdura dovranno essere compostabili negli impianti industriali ma anche in casa. Le buste di plastica ultraleggere invece dovranno rispondere, come nel testo originario, ai criteri per il compostaggio industriale. Troppo poco per la sottosegretaria Gava, che lamenta come “sul piano degli strumenti innovativi, ci aspettiamo più coraggio sulle bio plastiche, che il Regolamento continua a non valorizzare adeguatamente”.

Troppo, per Laura D’Aprile: “In assenza di standard di misurabilità il compostaggio domestico non è controllabile in termini di apporto agli obiettivi di riciclo”, ha detto ancora all’assemblea della Federazione Carta Grafica. Eppure nel testo svedese c’è “un’accentuazione quasi totalizzante del compostaggio domestico rispetto a qualsiasi altra forma di compostaggio. Abbiamo Impostato il Pnrr sul riciclo, sugli impianti di riciclo e l’infrastutturazione della raccolta differenziata, per supportate il compostaggio industriali alimentando due flussi, quello del compost e – con obiettivi di decarbonizzazione – quello del biogas con sistemi integrati. Ci spiazza un po’ che ora venga accreditato solo il compostaggio domestico”.

Salvate le cialde metalliche. Altra novità relativa alla cialde, è l’eccezione, in risposta alle osservazioni degli Stati membri, prevista per le cialde metalliche, per le quali, ricordano i tecnici svedesi “esistono già processi di riciclaggio ben funzionanti”. La capsule metalliche, quindi, rientreranno nell’ambito dell’articolo 6 e dovranno essere riciclabili.
Plastica usa e getta, esentati involucri flessibili per alimenti pronto uso. All’articolo 22 della bozza di regolamento, riguardante le “Restrizioni all’uso di alcuni formati di imballaggio”, il nuovo testo concede alle imprese tre anni dall’entrata in vigore per allinearsi. E con una modifica all’Allegato V (che indica gli imballaggi messi al bando) si introduce un’eccezione per gli imballaggi monouso in plastica “per i pacchetti e gli involucri realizzati in materiale flessibile allo scopo di contenere alimenti destinati a essere consumati immediatamente dal pacchetto o dall’involucro senza ulteriori preparazioni”- che quindi, nelle intenzioni svedesi non sarebbero fuori legge.

Più elasticità per il packaging per bevande. Gli obiettivi per le bottiglie riutilizzabili delle varie bevande (articolo 29, comma 4 e seguenti) vengono uniformati (non ci sono più differenze tra acqua, alcolici, bibite non alcoliche) e in alcuni casi rivisti al rialzo: a partire dal 1° gennaio 2030, almeno il 10% di questi prodotti verrà offerto “in imballaggi riutilizzabili all’interno di un sistema per il riutilizzo o consentendo la ricarica”, e dal 2040 dovrà essere il 40%. Questo modifica, spiega il testo della presidenza Svedese, arriva “per rispondere alle osservazioni degli Stati membri, che vanno dalla riduzione dell’ambizione sotto forma di esenzioni o periodi di tempo più lunghi all’aumento dell’ambizione”. Con la soluzione di compromesso proposta “tutte le categorie sono ancora incluse, ma si ottiene una maggiore flessibilità […] poiché gli operatori economici possono raggiungere gli obiettivi includendo le bevande di loro scelta, dove sarà più facile includere sistemi per il riutilizzo o consentire la ricarica”.

…e nuove esenzioni. Sempre riguardi agli imballaggi per bevande (articolo 26, comma 16, – b, ca) vengono proposte nuove esenzioni. Si tratta di eccezioni “dovute a particolari vincoli economici riscontrati in un settore specifico in relazione al rispetto degli obiettivi stabiliti nel presente articolo”; oppure previste “in caso di problemi ambientali che impediscano il raggiungimento di tali obiettivi” (questo ultimo caso, spiega il testo, risponde alle preoccupazioni degli Stati membri soprattutto in materia di igiene/sicurezza alimentare).

Tagliati gli obiettivi di riuso per gli imballaggi per grandi elettrodomestici. Il testo pubblicato dalla Commissione prevede (art. 29) che dal primo gennaio 2030, il 90% dei grandi elettrodomestici dovrà essere messo in commercio con “imballaggi di trasporto riutilizzabili all’interno di un sistema per il riutilizzo” (quindi non solo riutilizzabili ma effettivamente riutilizzati). La mediazione svedese taglia la quota e la porta al 10% dal primo gennaio 2030 e poi al 50% dal 2040.

Necessità di nuovi standard. In più passaggi il testo presentato la scorsa settimana chiama in causa – su sollecitazione degli Stati membri – gli enti di standardizzazione europei, come lo  European Committee for Standardisation. Enti che vengono sollecitati (art. 8, comma 5 – a) a produrre (entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento) norme armonizzate che stabiliscano le specifiche tecniche dettagliate dei requisiti relativi agli imballaggi compostabili e compostabili in casa; oppure (art. 9, comma 4 – a) norme che stabiliscono la metodologia per il calcolo e la misurazione della conformità ai requisiti relativi alla minimizzazione degli imballaggi; o ancora (articolo 10, comma 2 – a) norme armonizzate che definiscano” i diversi formati di imballaggi riutilizzabili, sulla base della valutazione dei formati di imballaggi riutilizzabili più frequentemente utilizzati e della necessità di una loro standardizzazione” in vista degli obiettivi fissati dal regolamento.
Leggi anche: Perché l’Italia si oppone al regolamento europeo sugli imballaggi?

Deposito su cauzione, interoperabilità e best practice. 48 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento, la Commissione – questa la proposta svedese – pubblica “orientamenti, in consultazione con gli Stati membri, sull’interoperabilità dei sistemi di deposito e restituzione, compresi esempi di migliori pratiche, per le regioni con un’elevata attività transfrontaliera”.

Shopper. La bozza di regolamento chiede agli Stati membri (articolo 29) di adottare misure per ottenere una riduzione duratura del consumo di borse di plastica leggere (shopper): l’obiettivo, a decorrere dal 31 dicembre 2025, è non superare i 40 shopper l’anno a testa. La versione svedese aggiunge una postilla (comma 3a): Se le misure prese per ridurre l’uso di sacchetti per la spesa “assumono la forma di divieti, gli Stati membri monitorano gli effetti di tali misure e le revocano immediatamente in caso di necessità. Nel caso in cui vi sia il rischio che gli utenti finali possano sostituire l’uso dei sacchetti vietati con un prodotto che abbia un impatto più dannoso sull’ambiente”.
Leggi anche: Contenitori riutilizzabili per l’asporto, ecco le sperimentazioni italiane

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