“È l’unico piano che abbiamo per salvare l’unico pianeta che abbiamo, per rendere sostenibile un insostenibile modello di sviluppo”. Col gusto del paradosso si è aperto ieri l’evento promosso dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile “per favorire un momento di ascolto e confronto pubblico tra le giovani generazioni su quale futuro disegnare per il Paese alla luce del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”. In attesa della formazione del nuovo governo, il Piano sul quale si è discusso è quello approvato dal governo Conte il 12 gennaio. Un testo sul quale il Parlamento ha ascoltato il punto di vista delle parti sociali, con audizioni che hanno visto, tra gli altri, anche Enrico Giovannini, portavoce di Asvis, l’alleanza per lo sviluppo sostenibile che mette insieme quasi 300 soggetti della società civile.
Leggi anche: La rubrica In Circolo dedicata al Piano nazionale di ripresa e resilienza
È stato proprio l’ex ministro del Lavoro ed ex presidente dell’Istat a moderare l’incontro, stimolando i rappresentanti di vari gruppi giovanili al dibattito.
“La giustizia intergenerazionale in Costituzione”
“La scelta dell’Unione europea di concentrare queste nuove forme di finanziamento, compresi i fondi non strettamente legati al Next Generation UE, sullo sviluppo sostenibile è davvero importante – ha detto Enrico Giovannini -. La bozza del Pnrr presentata dal governo ha scatenato una tempesta politica, tanto che il governo che l’ha presentata è caduto e siamo in attesa. Interessante e inusuale, invece, la scelta del presidente incaricato Mario Draghi di consultare le parti sociali, tra cui per la prima volta le associazioni ambientaliste. Le associazioni giovanili non sono state invitate, anche se c’è da ribadire che questo incontro non nasce in contrapposizione col calendario della Camera visto che il nostro era programmato da tempo. Voglio ricordare che tra le proposte di Asvis, presentata anche alla Camera, c’è quella di inserire la giustizia intergenerazionale in Costituzione. E a breve produrremo un documento su cosa non va nel Pnrr, in maniera tale da poter ulteriormente contribuire al dibattito. Da mesi ripeto che il Recovery Fund non esiste e che è più corretto parlare di Next Generation Ue, che già dà un’idea più complessiva”.
Non è un caso che il primo commento su Youtube invochi “Giovannini ministro”, dato che il portavoce Asvis è dato come possibile ministro nel nascente governo, al Lavoro o alla guida del suono super-ministero della Transizione ecologica. Ecco perché l’incontro di ieri assume particolare rilevanza.
I giovani non sono tutti uguali
Dopo l’intervento di Giovannini spazio dunque a loro, i giovani, spesso invocati nei discorsi dei politici ma quasi mai protagonisti in prima persona del dibattito pubblico. “Il Pnrr deve essere capace di investire sui giovani come risorsa economica” ha detto Elisa Cappa Bava, dell’European Youth Parliament, il unprogramma educativo peer-to-peer che riunisce giovani di tutta Europa. “Il capacity building è essenziale e il potenziale di crescita dei giovani è enorme. È mancato il coinvolgimento della società nella scrittura del Piano, così come un’integrazione col terzo settore e col mondo del volontariato è essenziale, specie ad esempio per quanto riguarda il servizio civile. I giovani non sono una categoria unica e uniforme, ma vanno differenziati affinché le risorse siano più efficaci. Con l’aggravamento delle disuguaglianze, esacerbate dalla pandemia, serve una visione integrata e interdipendente della sostenibilità”.
Sulla stessa scia anche Giovanni Mori, di Fridays For Future (Fff): dopo aver portato migliaia di persone in piazza in merito alla crisi climatica, durante l’era pandemica gli attivisti di Fff hanno allargato il raggio d’azione. “Il Pnrr deve essere rivolto al futuro e ai giovani – ha affermato Mori -, consapevoli del fatto che un Piano del genere non capiterà mai più. Quei fondi non possono essere decisi da chi non li vivrà, perché gli effetti del piano si vedranno nei prossimi 20-30 anni. Il tema non è solo per ambientalisti. La crisi ecologica è una grandissima minaccia e una grandissima sfida. La sostenibilità deve essere economica, ambientale, sociale. La nostra bolletta energetica deriva dall’estero. L’agricoltura, se non fatta in maniera sostenibile, rischia di diventare la nostra croce invece che la nostra delizia. L’Italia è ai primi posti sull’economia circolare, e bisogna sfruttare il Pnrr in questo senso per non continuare ad auto-sabotarci. Bisogna investire sul trasporto locale: circa 5 milioni di pendolari si muovono entro un raggio di 50 chilometri. Le emissioni climalteranti vanno di pari passo con le emissioni inquinanti”.
Guardare alla Francia e a Garanzia Giovani
“Il Piano nazionale per i giovani non è allineato con le ultime politiche pubbliche dell’Unione europea” A dirlo è Maria Cristina Pisani, presidentessa del Consiglio Nazionale Giovani. “Questo è importante perché questa mancanza di organicità, considerando ad esempio gli obiettivi dell’Agenda 2030, è evidente anche nel Pnrr. L’impostazione del Piano francese, ad esempio, è migliore di quella italiana. Bisognerebbe invece stilare il Pnrr in un’ottica di solidarietà intergenerazionale e di coesione sociale, come ribadito anche dal premier incaricato Mario Draghi. La Banca d’Italia ha pubblicato qualche mese fa i redditi medi di questa generazione, che vedono e vedranno minati i diritti e il welfare. Servirebbe dunque un pilastro ad hoc sui giovani, con indicatori e obiettivi chiari. Garanzia Giovani è assente completamente nel Pnrr, e potrebbe servire per esempio per fare entrare i giovani nella pubblica amministrazione. Si tratta di un ricambio necessario”.
Dopo Pisani è stato il turno di Domenico Vito, della rete Giovani 2021, in rappresentanza di 100 soggetti. “I giovani – ha ricordato – non sono solo portatori di bisogni ma anche di competenze e sanno delineare progetti. Da noi è partito un Pnrr alternativo concentrato su 5 battaglie generazionali, a loro volta articolate in 12 richieste. La prima battaglia riguarda gli strumenti per raggiungere gli obiettivi professionali, come ad esempio la digitalizzazione e la valorizzazione dei dottorati di ricerca. La seconda battaglia passa dall’uguaglianza di genere alla genitorialità inclusiva, anche sui luoghi di lavoro. Un’altra battaglia che abbiamo lanciato è quella delle smart city, per un vero e proprio rinascimento green. Siamo fanalino di coda sui Neet, ma ciò potrebbe cambiare immediatamente, ad esempio pensando a fiscalità di vantaggio per gli universitari”.
© Riproduzione riservata