Per realizzare una transizione ecologica circolare di successo è inevitabile un ripensamento del sistema alimentare che oggi rappresenta quasi un terzo delle emissioni globali di gas serra. Lo sa la Commissione europea che il giugno scorso ha pubblicato la strategia “Farm to Fork” come parte integrante del European Green Deal. Il piano decennale mira a una transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente fissando obiettivi ambiziosi, tra i quali l’urgente necessità di ridurre la dipendenza da pesticidi e antimicrobici (50%), ridurre la fertilizzazione in eccesso, aumentare l’agricoltura biologica, migliorare il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità.
Gli obiettivi verso un sistema alimentare sostenibile non riguardano ovviamente solo l’Europa. Il prossimo 26 luglio a Roma è in programma il Food Systems Summit organizzato dalle Nazioni Unite nel quale si discuteranno nuove soluzioni per trasformare il modo in cui il mondo produce e consuma cibo. Essendo la bioeconomia fortemente interconnessa al settore alimentare, la sfida, per gli attori coinvolti e le istituzioni governative rimane quella di discutere e riorganizzare un quadro di governance globale comprensibile che renderà fattibile la transizione.
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L’importanza della Strategia Farm to Fork
“La strategia Farm to Fork dimostra come non debba esser più data per scontata l’interconnessione tra l’agricoltura e il sistema alimentare”, dice Andreas Thurner, presidente del Thematic Study Group on Sustainable Food Systems, European Economic and Social Committee, alla Circular Talk Governance and System Change.
“Il Recovery Fund post pandemia rappresenta un’opportunità per raggiungere un sistema più sostenibile, giusto e inclusivo che funzioni per le persone e per il pianeta. Esistono già diversi gruppi tematici che se ne stanno occupando per un approccio politico più completo e olistico”. Gruppi tematici di lavoro come quello presieduto da Andrea Thurner (Thematic Group (TG) on Sustainable Food Systems ) promuovono politiche alimentari più sostenibili e “le strategia Farm to Fork e quella sulla biodiversità riconoscono giustamente la necessità di costruire una resilienza post-COVID migliorando la sostenibilità economica, ambientale e sociale dei sistemi alimentari”, si legge nel piano di lavoro.
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Food policy Milano
Durante il Circular Talk tra i casi virtuosi è stato presentato il modello tutto italiano di Food Policy Milano. Un progetto nato nel luglio 2014 con la collaborazione tra il Comune di Milano e la Fondazione Cariplo che con l’adozione di nuove food policy ha l’obiettivo di trasformare il sistema alimentare milanese. “L’esperienza di Expo del 2015 ci ha dato ha dato l’opportunità di ripensare il sistema alimentare “, spiega Cristina Sussan di Milano Food Policy.
“Il Milan Urban Food Policy Pact è un patto internazionale sottoscritto da 160 città di tutto il mondo che impegna i sindaci a lavorare per rendere sostenibili i sistemi alimentari, garantire cibo sano e accessibile a tutti, preservare la biodiversità, lottare contro lo spreco”. Tra le azioni concrete che ha dato più risultati c’è la riduzione delle tasse per incentivare le aziende private a ridurre i loro sprechi e a donare il surplus di cibo. “Nel 2018 abbiamo iniziato un pilot case che mostra attraversi i dati quali sono stati gli effetti delle nostre policy – continua Cristina Sossan – Abbiamo anche pubblicato una guida per le aziende che vogliono donare il surplus di cibo e per un migliore comprensione della legge sulla riduzione delle tasse”. Il dialogo tra settore terziario e organizzazione no profit è fondamentale. Per questo Milano Food Policy ha pensato, con l’aiuto del Politecnico di Milano, a un Food Waste Hub come punto di raccolta per il surplus di cibo da donare poi alle organizzazioni non profit.
“Il modello operativo è scalabile e replicabile in altre città – interviene Annalaura Silvestro, esperta di Food Sustainability al Politecnico di Milano – Il successo deriva da un’efficace operazione logistica basata su un hub centrale che riceve il cibo dai donatori con l’obbiettivo di dividerlo, riorganizzarlo e ridistribuirlo”. Annalaura Silvestre ha sottolineato anche il grande impatto del sistema di monitoraggio che controlla e misura costantemente le performance in tutte le fasi di raccolta e distribuzione del cibo.
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