L’allarme riguarda decine di migliaia di panettoni. Manca il cartone per fasciarli e i produttori sono in grande difficoltà. Per quale ragione? Un mix di fattori su scala globale mette in crisi il settore della carta e non risparmia il Belpaese: il sempre maggior ricorso all’e-commerce, la scelta sempre più frequente di sostituire la carta con la plastica in molto settori, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime.
Così, a pochi giorni dalle feste di fine anno, molte aziende non possono evadere gli ordinativi perché manca il packaging necessario. Inevitabilmente i prezzi degli imballaggi sono schizzati alle stelle, con conseguenze pesanti sul fatturato del settore, che a dicembre e nel periodo natalizio genera più del 60% del suo ricavato annuo.
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Non solo dolci di Natale
Il problema, per giunta, sembra estendersi a macchia d’olio: la mancanza di carta crea grosse difficoltà anche ad altre imprese, tra cui gli editori, che non possono stampare proprio nel periodo dell’anno in cui i libri si vendono di più, dato che ne mettiamo tanti sotto l’albero. L’ufficio studi dell’Aie, l’associazione italiana editori, ha già evidenziato che i rincari si attestano intorno al 20% e che la situazione potrebbe peggiorare nei primi mesi del 2022, anche perché le stesse dinamiche ascendenti dei prezzi riguardano gli inchiostri, oltre che l’energia e gli imballaggi.
Ma non finisce qui: la difficoltà di approvvigionamento coinvolge anche l’industria delle bollicine, mettendo al rischio i brindisi delle feste perché le case vinicole non riescono a reperire le etichette degli spumanti e, come se non bastasse, neanche il vetro per le bottiglie e i materiali per i tappi.
Insomma, se è decisamente troppo affermare che il Natale è in pericolo, non è affatto esagerato dire che tante aziende che a Natale raccolgono il grosso del loro fatturato non se la passano affatto bene a causa dell’aumento dei prezzi e della carenza di materie prime (ne avevamo già scritto qui).
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Crisi della carta: le cause
Suona davvero come una beffa che questo accada nel Paese leader dell’economia circolare, quello che con l’87,35% ha superato con quindici anni di anticipo il target europeo di riciclo degli imballaggi di carta e cartone, fissato per il 2035 all’85%.
Ci siamo confrontati con Marco Antonazzo, amministratore di Linea carta, azienda specializzata nella vendita all’ingrosso e al dettaglio di prodotti cartacei, per approfondire i motivi e il reale impatto di questa carenza di materie prime. “Per rispondere a una sempre più diffusa ‘antipatia’ verso la plastica (ma solo quella tradizionale), molta richiesta di imballaggi si è gradualmente spostata sulla carta – spiega Antonazzo ad Economiacircolare.com –. A una crescita della domanda non è però stato possibile rispondere con una più alta offerta per una serie di motivi, tra cui la ripresa anticipata rispetto alla nostra dei mercati asiatici che, essendo disposti a pagare di più, hanno occupato le produzioni già in difficoltà. Si sono vendute le riserve e ora è quindi difficile rispondere a una domanda che improvvisamente ha avuto un’impennata. A tutto questo dobbiamo aggiungere le problematiche logistiche causate dall’aumento esponenziale dei costi di trasporto, in particolare quelli dei container in arrivo dall’Oriente. L’economia, egoista per natura – ha aggiunto – completa l’opera portando i prezzi alle stelle, speculando sulla penuria e mettendo quindi in atto ragionamenti che assomigliano a delle vere e proprie aste”.
Tutte queste dinamiche intrecciate hanno prodotto un aumento del 140% circa del prezzo registrato, già nel primo semestre dell’anno, per carta e cartone da riciclare. Per la carta prodotta da cellulosa l’aumento di prezzo si attesta intorno al 60-70% nello stesso periodo.
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L’impatto della pandemia e le alternative sostenibili
La pandemia e il lockdown che attanagliano l’Europa e il mondo intero da quasi due anni hanno sicuramente contribuito ad accelerare un processo già in atto, legato all’aumento dei consumi e al sovrasfruttamento delle risorse naturali. “La necessità di imballaggi, articoli in genere, monouso è diventata una ‘fobia’, talvolta sancita per DPCM, nei protocolli anti-covid – aggiunge Antonazzo – La pandemia ha rappresentato ed è per il nostro settore un pessimo periodo per quanto riguarda il reperimento delle merce, ma un ottimo momento sotto il punto di vista della domanda che infatti non riusciamo più a soddisfare completamente purtroppo, creando non pochi disservizi ai nostri incolpevoli clienti, costretti a pagarne un prezzo, giorno dopo giorno, sempre più alto”.
Si dibatte sempre più spesso di alternative ecologiche e sostenibili. Potenziali soluzioni che, purtroppo, hanno subito una forte battuta d’arresto negli ultimi due anni. “Prima dell’arrivo della pandemia il settore, non di certo incoraggiato dalla politica italiana che da anni si è occupata più alla sostituzione degli imballaggi che della loro riduzione, si stava muovendo per l’implementazione di nuove tecnologie, soprattutto plastiche, adatte al riutilizzo – ha aggiunto ancora Antonazzo – Un processo spazzato via dal Covid, con il monouso che ha recuperato in poche settimane tutto il terreno perso negli ultimi venti anni“. Con buona pace della prevenzione e della vera economia circolare.
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