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sabato, Novembre 30, 2024

Greenwashing, sulla direttiva Green claims voto in plenaria a marzo

Voto delle commissioni per il mercato interno e per l'ambiente sulla Direttiva Green Claims che blocca il greenwashing nelle dichiarazioni commerciali: il testo dovrebbe essere votato in plenaria a marzo per lasciare al nuovo europarlamento una posizione giuridicamente valida da cui ripartire

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Redazione EconomiaCircolare.com

Istituzioni europee decise a mettere un freno al greenwashing che prende i giro i consumatori e mette in difficoltà le imprese veramente green. Dopo l’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio Ue sulla direttiva “Empowering consumers for the green transition”, la direttiva ‘gemella’ sui Green claims fa un passo avanti all’Europarlamento. Le Commissioni per il mercato interno e per l’ambiente hanno adottato mercoledì scorso la loro posizione. L’obiettivo dell’Europarlamento è arrivare ad un voto in plenaria prima delle elezioni di giugno in modo da avere ad una posizione giuridicamente valida in modo che, dopo le elezioni, le nuove eurodeputate e gli eurodeputati possano riprendere il lavoro e portarlo alla fasi successive (nel nostro caso: il trilogo col Consiglio che dovrà approvare una propria posizione negoziale).

Cosa prevede la direttiva Green claims contro il greenwashing

Vediamo brevemente cosa aveva stabilito la Commissione nel testo presentato nel marzo del 2023.

Secondo la proposta di direttiva:

  • le aziende dovranno fornire prove scientifiche sulla veridicità delle dichiarazioni green, prendendo in esame l’intero ciclo di vita del prodotto;
  • Le etichette ambientali, che secondo le stime di Bruxelles sono attualmente almeno 230, dovranno essere veritiere, trasparenti e verificate da terze parti;
  • Le evidenze scientifiche sulle affermazioni green dovranno essere trasparenti e disponibili per tutti via QR codeo sul sito web aziendale;
  • Le dichiarazioni o le etichette che utilizzano un punteggio aggregatodell’impatto ambientale complessivo del prodotto in termini di biodiversità, uso dell’acqua o cambiamento climatico non saranno più consentite;
  • Le aziende che utilizzano dichiarazioni ambientali non comprovate per commercializzare i propri prodotti potrebbero essere sanzionate con multepari ad almeno il 4% delle entrate o esclusioni fino a un anno dalla partecipazione ad appalti pubblici o sussidi.

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Leggi anche: La direttiva sul Greenwashing a un passo dal traguardo dopo il voto all’Europarlamento

Le novità proposte dalle Commissioni

Vediamo ora quali sono le novità che le due commissioni dell’Europarlamento propongono di inserire nella norma:

  • 30 giorni per la valutazione di soggetti terzi e accreditati. I deputati hanno concordato che le aziende dovranno sottoporre all’approvazione tutte le future dichiarazioni di marketing ambientale prima di utilizzarle. Secondo il testo adottato dalle commissioni, le dichiarazioni dovranno essere valutate da verificatori accreditati in 30 giorni;
  • Semplificazioni per i prodotti meno complessi. Secondo i deputati e le deputate, la Commissione europea dovrebbe stilare un elenco di indicazioni e prodotti meno complessi che potrebbero beneficiare di una verifica più rapida o più semplice;
  • Le sostanze pericolose? Secondo le commissioni dell’Europarlmanto, la Commissione europea dovrebbe anche decidere se le indicazioni ecologiche sui prodotti contenenti sostanze pericolose debbano rimanere possibili;
  • Esclusione per le microimprese. Le due commissioni hanno anche concordato che le microimprese dovrebbero essere escluse dai nuovi obblighi e che le PMI dovrebbero avere un anno in più prima di applicare le regole;
  • Carbon offset. Gli eurodeputati hanno confermato il recente divieto (Direttiva Empowering consumers for the green transition) dell’Unione Europea di fare dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente sui cosiddetti schemi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica. Aggiungono che le aziende possono ancora citare gli schemi di compensazione se hanno già ridotto il più possibile le loro emissioni e utilizzare questi schemi solo per le emissioni residue. I crediti di carbonio degli schemi devono essere certificati, come stabilito dal Carbon Removals Certification Framework.
  • Annunci comparatici. Regole speciali si applicherebbero alle indicazioni comparative, quelle che mettono a confronto due prodotti diversi, anche se i due prodotti sono realizzati dallo stesso produttore. Le aziende dovrebbero ad esempio dimostrare di aver utilizzato gli stessi metodi per confrontare gli aspetti rilevanti dei prodotti.
  • Miglioramento. Le affermazioni sul miglioramento dei prodotti non possono basarsi su dati risalenti a più di cinque anni prima.

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I prossimi passi della direttiva Green claims contro il greenwashing

Il progetto di relazione verrà sottoposto al voto della plenaria dell’Europarlamento in una delle prossime sessioni programmate (“molto probabilmente a marzo”, sottolinea il comunicato stampa) e costituirà la posizione del Parlamento in prima lettura. Il dossier sarà seguito dal nuovo Parlamento dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.

© Riproduzione riservata

 

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