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venerdì, Novembre 15, 2024

Due miliardi e una strategia nazionale con spazio all’ecodesign. L’economia circolare nel Recovery Plan al voto in Parlamento

Dall’impegno per il riciclo di Raee, carta, tessile al riciclo chimico per la plastica. E poi un sistema nazionale di tracciamento dei rifiuti e un programma nazionale per migliorarne la governance. Focus sulla componente 1 (“Economia circolare e agricoltura sostenibile”) della Missione 2 (“Rivoluzione verde e transizione ecologica”) del Pnrr.

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

L’ultimo consiglio dei ministri, previsto inizialmente per venerdì ma poi convocato per domenica sera, ha esaminato il testo del Recovery Plan italiano prima dell’invio alle Camere, dove, a partire da oggi pomeriggio, il premier Mario Draghi lo illustrerà ai parlamentari: vediamo cosa prevede il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) per l’economia circoalare.

Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica

La missione che più interessa EconomiaCircolare.com è la “Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica”, quella che, in linea con le indicazioni europee, raccoglie più fondi delle altre missioni.

Questa missione (M2) si divide in tre diverse componenti (C) e ottiene in totale 59,33 miliardi di euro:

M2C1: Economia circolare e agricoltura sostenibile: 5,27 miliardi

M2C2: Energia rinnovabile, idrogeno rete e transizione energetica e mobilità sostenibile: 23, 78 miliardi;

M2C3: Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici: 15,22 miliardi;

M2C4: Tutela del territorio e della risorse idrica: 15, 06 miliardi.

EconomiaCircolare.com dedicherà una serie di approfondimenti alle aree che incrociano i sui temi.

Si comincia, ovviamente, dall’economia circolare, parte, insieme all’agricoltura sostenibile, della Componente 1 (M2C1).

Le linee progettuali della Componente1 del Pnrr, dagli impianti alla governance

Se escludiamo il tema dell’agricoltura sostenibile, cui è dedicata una linea progettuale a sé, la Componente 1 prevede una linea progettuale (“Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”) specifica appunto sull’economia circolare, che include sia investimenti che riforme:

Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti (1,5 miliardi di Euro)

Investimento 1.2: Progetti “faro” di economia circolare (600 milioni di euro)

Riforma 1.1: Strategia nazionale per l’economia circolare

Riforma 1.2: Programma nazionale per la gestione dei rifiuti

Riforma 1.3: Supporto tecnico alle autorità locali

Migliorare la raccolta e costruire nuovi impianti (2,1 miliardi di Euro)

Il punto di partenza per gli investimenti previsti sull’economia circolare sono i sistemi di gestione dei rifiuti urbani “molto fragili e caratterizzati da procedure di infrazione in molte regioni italiane (in particolare nel Centro-Sud Italia)”, leggiamo nel testo inviato alle Camere. E poi la carenza infrastrutturale del Centro Sud (“oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono trattate fuori dalle regioni di origine”).

Gli investimenti hanno quindi due obiettivi:

  • miglioramento della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
  • realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di “rifiuti organici, multi-materiale, vetro, imballaggi in carta” e costruzione di “impianti innovativi per particolari flussi”.

Gli oltre due miliardi impiegati per questa componente, dunque, serviranno, nelle intenzioni del governo, “a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”.

Tra gli obiettivi da raggiungere, oltre a quelli della differenziata e al 10% massimo di rifiuti in discarica, il Piano include anche riutilizzo e recupero, senza però fornire elementi ulteriori.

Leggi anche: Nel Recovery plan di Draghi una cura dimagrante per l’economia circolare

Progetti faro: Raee, tessile, riciclo chimico della plastica (600 milioni)

Questa parte del Pnrr fa riferimento a particolari flussi di rifiuti ”tra i quali RAEE, carta e cartone, plastica e tessile”. I “progetti faro”, immaginati anch’essi per potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo, nelle intenzioni del Governo serviranno ad esempio a creare dei “Textile Hubs” per centrare l’obiettivo del 100% recupero nel settore tessile, il cui obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti in Italia parte il primo gennaio dell’anno prossimo. Per la plastica, in cui l’Italia è non è vicina agli obiettivi di riciclo europei, in campo viene messo anche il riciclo chimico e i “Plastic Hubs”, che possiamo immaginare come una sorta di distretti del riciclo.

I materiali prioritari

Gli investimenti della componente 1.2 non citano tutti i materiali ma fanno specifico riferimento ad alcuni , che possiamo ritenere prioritari, sul cui riciclo investire. Alcuni problematici, come i Raee e le plastiche, altri meno, come carta, cartone, vetro. Il Pnr parla poi di “impianti innovativi per particolari flussi”, ma non chiarisce di quali flussi si parli.

Le riforme-1. Strategia nazionale per l’economia circolare: ecodesign e tracciabilità

Investimenti ma anche riforme, abbiamo detto. Riforme fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Piano e sulle quali, a quanto pare, la Commissione europea ha particolarmente insistito.

Tra le riforme previste nel Pnrr c’è la Strategia per l’economia circolare, in coerenza, ovviamente, con il piano d’azione europeo. La strategia  verrà adottata entro giugno 2022, e includerà, oltre al riciclo, anche “l’ecodesign, ecoprodotti, blue economy, bioeconomia, materie prime critiche”.

Sarà pensata per permettere, attraverso indicatori e sistemi di monitoraggio, di valutare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Inoltre della strategia farà parte anche “il nuovo sistema di tracciabilità che consentirà anche di supportare gli organi di controllo e le forze dell’ordine nella prevenzione e repressione”.

Le riforme-2. Programma nazionale per la gestione dei rifiuti

Accanto alla carenza di impianti, afferma il Piano, l’Italia soffre “l’insufficiente capacità di pianificazione delle Regioni e, in generale, la debolezza della governance” della gestione dei rifiuti. Il governo, dunque, affiancherà le Regioni con un programma nazionale per la gestione dei rifiuti, che, “oltre ad evitare procedure di infrazione sui rifiuti, consentirà di colmare le lacune impiantistiche e gestionali”.

Le riforme-3. Supporto tecnico alle autorità locali e CAM

Se abbiamo pochi impianti, la colpa è anche della burocrazia: “Uno dei principali ostacoli alla costruzione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti è la durata delle procedure di autorizzazione e delle gare d’appalto”. Limiti legati spesso alla mancanza di competenze tecniche e amministrative del personale di Regioni, province e Comuni. Per rimediare, ministero per la Transizione ecologica e ministero per lo Sviluppo economico garantiranno, attraverso società interne, un supporto tecnico agli enti locali.

Di questo supporto farà parte anche uno specifico piano d’azione del MITE per supportare le stazioni appaltanti nell’applicazione dei Criteri ambientali minimi (CAM).

Leggi anche: La transizione energetica nel Recovery plan di Draghi e Cingolani. Via libera a biometano e impianto Ccs di Eni

Le riforme-4. Semplificazioni e concorrenza 

Pur non citate nella Missione 2, il Pnrr contempla anche altre riforme che toccano l’economia circolare.

La prima è la semplificazione e accelerazione delle procedure per l’autorizzazione di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti. La seconda è invece l’introduzione di norme finalizzate a “rafforzare l’efficienza e il dinamismo concorrenziale” nel settore della gestione dei rifiuti.

Leadership industriale, ma non nel riciclo

Tra gli obiettivi della Componente 1 della seconda Missione c’è “sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione”. Il Pnrr intende promuovere lo sviluppo industriale e di ricerca in settori strategici, riducendo in futuro la dipendenza delle importazioni di tecnologie gree. Le filiere strategiche elencate sono fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto.

Probabilmente si tratta di un elenco esemplificativo, ma stupisce che non venga citato il riciclo. Forse perché giudicato un settore già maturo. Ma è vero anche che per le attrezzature funzionali al riciclo dipendiamo da imprese straniere, pur avendo un comporto meccanico ed elettronico che si posiziona ai vertici mondiali.

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