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venerdì, Novembre 15, 2024

Ripartire dall’umanesimo. Uniti, contro l’estinzione di massa

Guerra, crisi climatica ed energetica, pandemia, inflazione, mancanza delle materie prime: questo periodo storico che stiamo vivendo è particolarmente complesso. Non bastano le buone azioni dei singoli, servono gesti collettivi. Per ritrovare condivisione e fratellanza

Alessandro Paciello
Alessandro Paciello
Ha costruito il suo percorso professionale in società multinazionali di comunicazione dove ha acquisito, in oltre trent’anni di lavoro, esperienze nelle strategie di comunicazione Corporate e Prodotto, specializzandosi nei temi della “sostenibilità”. Nel 1995, Alessandro fa nascere Aida Partners continuando a occuparsi prevalentemente di strategie di comunicazione incentrate sulla reputazione e implementando la sua specializzazione in Corporate Social Responsibility e nel marketing e comunicazione del territorio. Nell’ottobre 2020 è tra i soci fondatori di Innovazione Circolare, di cui è anche Presidente. È docente di comunicazioni in primarie istituzioni di formazione. Dal 2005 è socio promotore idi Symbola - Fondazione per Le Qualità Italiane. Giornalista.

La guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’inflazione, la scarsità di materie prime, la pandemia. Se vogliamo “salvare il mondo” dalla distruzione e, soprattutto, la razza umana dall’estinzione o da un suo drastico ridimensionamento numerico, dobbiamo cambiare tante cose. Forse tutto. Il paradigma della vita va rivisto dalla base, a cominciare dai rapporti umani, dalla solidarietà fra le persone, da una più equa ripartizione delle risorse fra i popoli. Per “correggere il tiro” non possiamo più aspettare. Prima di arrivare a devastanti guerre (già ci sono, certo, ma la situazione potrebbe peggiorare di molto) con le quali ci contenderemo energia e acqua – le due risorse scarse del Pianeta – dobbiamo drasticamente intervenire.

Come si evince da recenti studi, stiamo procedendo a grandi passi verso la sesta estinzione di massa. Le prime cinque sono state dovute a eventi indipendenti dalla volontà umana, come la presunta collisione con un asteroide. In queste ricerche, invece, la responsabilità di quanto sta avvenendo e sta per avvenire è incontrovertibilmente in capo all’essere umano.

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La nostra specie a un bivio

Due le strade per cercare di evitare all’ultimo momento quanto sembra imminente: una drastica riduzione del numero di esseri umani che popola il Pianeta, come auspicano e progettano i profeti dell’aberrante “transumanesimo” globalista; oppure, all’esatto opposto, un’unione dei popoli in una solidarietà umana che rimetta l’Uomo al centro della visione, nel rispetto del Pianeta che lo ospita, con il conseguente acquisto di maggior potere d’azione sulla gestione delle variabili critiche della situazione.

Inutile dire che auspico la seconda strada, forse e paradossalmente più accidentata, ma più coerente con i miei ideali ambientalisti e umanistici, oltre che con i miei valori spirituali.

“La portata delle minacce che riguardano la biosfera e tutte le sue forme di vita – inclusa l’Umanità – è così grande che è difficile da cogliere anche per gli esperti più informati”, è scritto nel rapporto “Underestimating the Challenges of Avoiding a Ghastly Future”, pubblicato su “Frontiers in Conservation Science”. La ricerca cita 150 studi che affrontano le principali sfide ambientali. “Dall’inizio dell’agricoltura, circa 11mila anni fa, la biomassa della vegetazione terrestre è stata dimezzata, con una corrispondente perdita pari al 20% della sua biodiversità originaria. Le dimensioni della popolazione delle specie di vertebrati che sono state monitorate nel corso degli anni sono diminuite in media del 68% nel corso degli ultimi cinque decenni”.

Stiamo così procedendo a grandi passi verso la sesta estinzione di massa che, secondo gli autori del rapporto, potrebbe non essere troppo lontana, purtroppo per il genere umano. I cambiamenti climatici, l’inquinamento e la conseguente perdita della biodiversità ci stanno conducendo in questa non auspicabile direzione.

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Una doccia fredda ai leader del mondo

“Un’estinzione di massa è definita come una perdita di circa il 75% di tutte le specie del Pianeta in un intervallo geologicamente breve, generalmente sotto i 3 milioni di anni. Almeno cinque grandi eventi di estinzione si sono verificati dal Cambriano, il più recente dei quali circa 66 milioni di anni fa, alla fine del periodo Cretaceo. Il tasso di estinzione di base da allora è stato di 0,1 milioni di estinzioni di specie all’anno, mentre le stime del tasso di estinzione odierno sono significativamente maggiori. Le estinzioni riguardanti i vertebrati, registrate dal XVI secolo, hanno un tasso di estinzione di 1,3 specie all’anno. Secondo le stime dell’IUCN, circa il 20% di tutte le specie sarà a rischio estinzione nei prossimi decenni. Che siamo già sulla strada di una sesta estinzione di massa è ormai scientificamente innegabile”.

Gli scienziati non vogliono lanciare allarmi catastrofisti. Tutt’altro: “Il nostro non è un appello alla resa: vogliamo fare ai leader del mondo una doccia fredda, realistica dello stato del Pianeta per scongiurare un futuro orribile”, precisano gli autori. Il rapporto punta a indicare con forza alle istituzioni politiche del mondo che non basta delegare ai cittadini il compito di compiere piccoli, anche se significativi, gesti quotidiani. Bisogna invece agire a livello sistemico e globale, per esempio abbandonando i combustibili fossili e tornando a un’agricoltura a “misura d’uomo”, non intensiva e rispettosa dell’ambiente che altrimenti perderà la sua naturale fertilità.

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Ripartire dall’umanesimo

In fondo, quello che sostengono gli scienziati è che non è più il tempo delle singole buone pratiche, ma servono azioni collettive. Bisogna modificare, rovesciare il modello di sviluppo che ci ha condotto ai disastri attuali. Ma soprattutto, ripeto io, dobbiamo partire dalla parte umanista che riguarda la convivenza tra le genti.

Oggi il mondo – già da anni su questa strada, ma negli ultimi due anni, con la crisi pandemica, in modo drammaticamente conclamato – ha preso decisamente la direzione della distruzione della solidarietà sociale, quella “philia” che Aristotele vedeva come base degli Stati, intesi come comunità evolute. Secondo la visione aristotelica, la philia si sostanzia anche, e soprattutto, nella condivisione, nella discussione, nel tempo passato insieme, nella comunione dei valori e anche nello scambio affettivo, espresso attraverso abbracci e vicinanza fisica. E proprio su queste variabili, come potete facilmente vedere, il sordido potere ha agito, isolando e distanziando, deprivando la gente dell’affetto e delle sue principali manifestazioni.

È la base del percorso “transumano”, l’inizio della fine dell’umanesimo e dei valori che hanno consentito ai popoli di sopravvivere e di evolversi, pur tra contraddizioni e sofferenze, fino a oggi. Io sono per un progetto di vita che ricacci il transumanesimo negli inferi dai quali proviene ed esalti la natura spirituale dell’Uomo, convinto che solo così potremo effettivamente evolverci, andando verso “altri piani spirituali”, percorso che comunque ci verrà imposto da Madre Terra. L’unica scelta sarà se farlo “in leggerezza” o a costo di enormi sofferenze.

© Riproduzione riservata

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