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venerdì, Novembre 15, 2024

Amazon, la sfida degli imballaggi riutilizzabili: in Francia partono due esperimenti

Il colosso dell’e-commerce sembra voler ridurre gli imballaggi nei prodotti che invia in quasi tutto il mondo e la soluzione più efficace è puntare su buste e scatoloni riutilizzabili. Finché però non si diffonderanno, l’e-commerce continuerà a generare una mole immensa di rifiuti in plastica e cartone

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

Il tema dei rifiuti da imballaggio di Amazon, e più in generale dell’e-commerce online, vista la pervasività e capillarità del fenomeno, è uno degli aspetti fondamentali da affrontare se si vuole davvero limitare la produzione di plastica, lo spreco di cartone e l’inquinamento associato. Il colosso di Jeff Bezos oggi sostiene di investire cifre considerevoli per raggiungere l’obiettivo e questo è già un passo in avanti rispetto a pochi anni fa, quando l’azienda affermava sì di volersi impegnarsi a introdurre materiali alternativi alla plastica, senza però mai esporsi sul tema del riuso, che invece sarebbe la principale soluzione del problema.

È di alcuni giorni fa la notizia di una serie di azioni intraprese da Amazon in Francia per favorire il riutilizzo dell’enorme mole di buste e scatole adoperate per spedire i prodotti. L’azienda di Jeff Bezos, nell’ambito del programma Amazon Sustainability Accelerator, finanzierà la startup francese Hipli, specializzata nella riduzione di imballaggi monouso per testare il primo imballaggio riutilizzabile progettato appositamente per la vendita al dettaglio online.

Sempre in Francia, l’azienda di imballaggi circolari RE-ZIP fornirà al centro di smistamento di Amazon di Lauwin-Planque 45.000 scatole di cartone riutilizzabili. È evidente come siano ancora progetti marginali e non sortiranno certo effetti incisivi nel ridurre gli imballaggi monouso, ma la speranza è che indichino una visione e una direzione per i prossimi investimenti di Amazon. Nel 2020 l’ong Oceania aveva calcolato in 210.000 tonnellate di rifiuti in plastica difficili da smaltire l’impatto ambientale di Amazon. Dati contestati dall’azienda che dichiarava di utilizzare meno di un quarto del quantitativo di plastica indicato da Oceania, quindi circa 52.000 tonnellate: una quantità in ogni caso enorme da abbattere al più presto.

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Hipli e RE-ZIP per ridurre gli imballaggi di Amazon

La startup francese Hipli promette di risolvere in potenza il problema con un imballaggio riutilizzabile un centinaio di volte, progettato ad hoc per l’e-commerce e in grado di offrire un’alternativa sostenibile alle tradizionali scatole in cartone e ridurre drasticamente la necessità di imballaggi monouso. Al momento dell’ordine online, i consumatori possono optare per la soluzione Hipli: il rivenditore invierà la merce in un pacco riutilizzabile, che il cliente potrà poi facilmente restituire una volta aperto.

Hipli testerà l’idea presso il centro di distribuzione Amazon di Montélimar, con l’obiettivo di effettuare 50.000 spedizioni usando i suoi imballaggi riutilizzabili. Al termine di questi test preliminari Amazon effettuerà una valutazione approfondita dell’impatto ambientale, della sostenibilità finanziaria e dell’efficacia complessiva del progetto. Saranno questi risultati a guidare la decisione finale se implementare o meno questa tecnologia su scala più ampia e avviare una partnership a lungo termine con Hipli.

Sempre in Francia, l’azienda danese di imballaggi circolari RE-ZIP sta avviando una nuova sperimentazione con Amazon per verificare se sia possibile ridurre il consumo di imballaggi grazie a una scatola di cartone appositamente progettata che può essere facilmente piegata e restituita. I clienti devono semplicemente scansionare con lo smartphone un codice QR sul pacco e restituirlo in un comodo punto di raccolta. Anche in questo caso Amazon valuterà l’esperienza dei clienti e i risultati del progetto pilota per determinare se può essere esteso alle altre sedi.

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Borse per consegne riutilizzabili e collaborazioni

Ancora in Francia e nel Regno Unito Amazon sta testando, inoltre, nuove buste riutilizzabili. Le buste sono progettate per essere facili da pulire e vengono sigillate con il velcro per essere più resistenti, in modo da poter essere usate più volte. I clienti sono invitati a restituirle gratuitamente per posta ad Amazon. Un’altra possibilità è offerta dal programma “Spedito senza Imballaggio Amazon aggiuntivo”, che prevede, appunto, la spedizione dei prodotti nella loro confezione originale, senza che sia necessario un imballaggio addizionale per la consegna da parte di Amazon. Perché ciò sia possibile è indispensabile la collaborazione con i produttori, che devono inviare ad Amazon i prodotti in imballaggi già progettati per l’e-commerce. Da quest’anno il programma è disponibile per le spedizioni che si affidano al servizio Logistica di Amazon.

Ovviamente perché tutti questi progetti abbiano successo devono raggiungere dimensioni di scala, visto che parliamo di un colosso con 13 milioni di pacchi trattati al giorno e 5 miliardi in un anno. A questo scopo Amazon si è unita allo Scaling Return Advisory Group della Ellen MacArthur Foundation, in cui sono riunite le principali parti interessate per esaminare come progredire in futuro nella diffusione dei sistemi di imballaggio a rendere. La certezza è che limitarsi al riciclo, se c’è un reale interesse alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare, non è sufficiente, come peraltro ribadisce la gerarchia dei rifiuti. Senza mai scordare che il miglior rifiuto è il rifiuto non prodotto e che, dunque, bisogna diminuire la produzione di imballaggi a monte.

© Riproduzione riservata

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