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venerdì, Ottobre 4, 2024

Urbanistica di genere, da Bologna un manuale per città verdi e inclusive

Progettare gli spazi pubblici, come strade, piazze e spazi verdi in un'ottica di genere e di sostenibilità, per il benessere e la sicurezza delle cittadine e dei cittadini. Vi raccontiamo il Manuale pubblicato lo scorso novembre dal Comune di Bologna

Barbara Leda Kenny
Barbara Leda Kenny
Senior gender espert della Fondazione G. Brodolini. Si occupa di politiche di genere e comunicazione, è la coordinatrice di inGenere.it portale di economia e società in una prospettiva di genere che si occupa di divulgazione della ricerca e dei saperi tecnici. È socia fondatrice di Tuba, la libreria delle donne di Roma aperta nel 2007 e dal 2017 una delle ideatrici e curatrici di inQuiete Festival di scrittrici a Roma.

Spazi pubblici e verdi, mobilità sostenibile e ciclabile ed edifici scolastici sono al centro del manuale Linee guida per progetti inclusivi dal punto di vista di genere, pubblicato lo scorso novembre dal Comune di Bologna.

Il Manuale è uno strumento per integrare la prospettiva di genere nella transizione verde di Bologna, contribuendo a sviluppare infrastrutture e servizi più efficaci e incisivi, sostenendo la crescita e rendendo la vita nelle aree urbane più sostenibile. L’obiettivo è in linea con l‘Agenda Urbana per l’UE, che espande il concetto di sostenibilità ambientale incorporando temi come la digitalizzazione, la salute, la cultura e il patrimonio culturale, l’occupabilità, il genere, l’invecchiamento, la mobilità, la transizione energetica, il commercio e l’istruzione e promuove un approccio integrato per affrontare la dimensione urbana.

Urbanistica inclusiva e sostenibile

Le linee guida nascono dall’interrogativo su come l’urbanistica basata su dati e prospettive di genere possa contribuire a creare una città inclusiva, equa e attenta alle esigenze delle persone che ci abitano, con particolare enfasi sulla promozione della parità di genere e sul miglioramento del benessere di tutti i membri della comunità e allo stesso tempo questi obiettivi possano intersecarsi con una città più sostenibile anche dal punto di vista ambientale.

Le due urbaniste femministe Zaida Muxi Martines e Chiara Belingardi che hanno lavorato al Manuale hanno validato le linee guida  applicandole a due progetti pilota connotati come verdi e  attualmente in fase di progettazione. I due progetti che sono stati esaminati da una prospettiva di genere sono: la nuova scuola secondaria ‘Dozza’; il progetto della pista ciclabile ‘Via della Conoscenza’. In questo modo, il progetto ha avuto l’opportunità di testare l’efficienza dell’integrazione di genere nella progettazione di progetti e la possibilità di migliorare la versione originale di un progetto pilota. Una delle cose interessanti che sono emerse dal test delle linee guida è che intervenire in fase di progettazione può ridurre o abbattere totalmente i costi dell’integrazione di un’ottica di genere, che, in una fase successiva comportando un adeguamento di un progetto già realizzato comporterebbe un costo diretto, oppure, in caso di mancanza di un ragionamento di genere, andrebbe a generare un costo sociale legato all’esclusione di donne e persone vulnerabili.

Leggi anche: Urbanistica di genere: cambiare modello per città femministe, sicure e attente all’ambiente

Sicurezza e benessere, il Manuale di Bologna 

Per capire meglio andiamo a vedere in dettaglio cosa propone il Manuale per lo spazio pubblico: strade, parchi e piazze e in particolare per il verde urbano. Lo spazio pubblico è lo spazio urbano di tutti e tutte e pertanto dovrebbe essere accogliente e utilizzabile da tutte le persone indipendentemente dalle loro caratteristiche come età, genere, provenienza, orientamento sessuale, reddito, ecc. Nello spazio pubblico si svolgono e si concatenano le diverse attività quotidiane e si sviluppano le relazioni. La qualità dello spazio, la varietà di usi e funzioni, la presenza di persone, l’accessibilità e la possibilità di frequentarlo in sicurezza sono proprio per questo fondamentali. Se parliamo di sicurezza i percorsi pedonali dei parchi sono particolarmente importanti: devono essere in continuità coi percorsi pedonali delle strade limitrofe, permettendone un agile attraversamento, garantire che siano sicuri e illuminati, ampi e separati da quelli per le biciclette o per gli autoveicoli per facilitare il passaggio con passeggini, carrelli o accompagnando persone dipendenti.  Le autrici ricordano come vada sempre pensata la presenza di bagni pubblici puliti e accessibili perché questo facilita la frequentazione e la permanenza nello spazio, specialmente per i bambini e le bambine, ma anche per le persone anziane e per le donne. Infine Muxi e Belingardi ricordano come “Sicurezza e benessere sono fattori chiave per la progettazione di spazi pubblici con equità di genere. Questi devono essere disegnati secondo il principio di vedere ed essere viste”.

Leggi anche: Una pianificazione inclusiva dei trasporti? Conviene anche all’ambiente

Una nuova memoria pubblica

Infine una parte importante dell’inclusione delle donne negli spazi pubblici e nei parchi riguarda anche la memoria pubblica: toponomastica, targhe, monumenti, dovrebbero essere scelti con una logica inclusiva dando la giusta visibilità alle donne. Mentre, molto probabilmente, se pensate ai parchi, in particolare quelli urbani, sono principalmente statue di uomini a cavallo quelle che vi vengono in mente.

Sembrano cose semplici, e di fatto lo sono, ma spesso non vengono pensate, progettate e realizzate: questo rende lo spazio pubblico meno accogliente e accessibile e può dissuadere alcune persone dalla sua frequentazione. Marciapiedi troppo stretti per passeggini o carrozzine, parchi o vie poco illuminate e mancanza di bagni pubblici puliti e sicuri sono alcuni semplici esempi di barriere che le donne (come anche altre persone) incontrano nel vivere i parchi pubblici. L’artista indiana Indu Antony in un suo lavoro sugli spazi urbani, le donne e la sicurezza chiede in maniera retorica alle donne “vi sdraiereste a dormire in un parco da sole?”, la domanda è retorica per la maggior parte delle donne, sanno che risponderebbero no.

Leggi anche: Città femministe come nuovi mondi urbani e naturali. Intervista a Leslie Kern

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