La Cop28 di Dubai, a prescindere dagli esiti, sarà comunque consegnata alla storia per una serie di fattori. È la Conferenza Annuale sui Cambiamenti Climatici più numerosa di sempre – sono stati previsti oltre 70mila delegati. È la prima Cop con al centro un triplo e clamoroso conflitto di interessi: il presidente della Cop28 è Sultan Al Jaber, ministro dell’Industria e delle Tecnologie degli Emirati Arabi Uniti nonché amministratore delegato e direttore generale della compagnia petrolifera statale Abu Dhabi National Oil. E, nel nostro piccolo, sarà la prima vera Cop per il governo Meloni (l’anno scorso si era appena insediato e in Egitto si limitò a portare avanti la linea del governo Draghi).
Al Jaber ha più volte manifestato di essere favorevole a una maggiore espansione delle energie rinnovabili che però, nella sua visione, si accompagnano a un’altrettanta espansione, se non maggiore, delle energie fossili. Non esattamente un buon segnale, specie dopo l’interlocutoria Cop27 di Sharm el-Sheikh che se da una parte ha avuto il merito di introdurre finalmente il fondo Loss and Damage, a tutela dei Paesi più colpiti (e meno colpevoli) dalla crisi climatica, dall’altra non ha delineato precisi impegni sull’eliminazione graduale (phase-out) né del carbone né tantomeno del petrolio e del gas. Prospettiva praticamente impossibile da attendersi alla Cop28 e che dunque andrà ulteriormente rinviata.
Le speranze maggiori, dunque, sono rivolte su altri fronti. Ad esempio il Global Stocktake, la verifica dei piani nazionali di riduzione delle emissioni, incaricata di valutarne l’adeguatezza e la sufficienza. Più in generale la complessità della diplomazia climatica non deve scoraggiare: le Cop, infatti, restano un appuntamento irrinunciabile sia per l’azione di sensibilizzazione che compiono sia perché mettono attorno a un tavolo tutti i Paesi del mondo. Ciascuno con le proprie esigenze e i propri desideri, certamente, ma con un unico obiettivo, magari declinato in maniera differente (e a volte, se non spesso, errata) però allo stesso tempo uguale per tutti: arrestare il collasso climatico, così come lo ha efficacemente definito il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Anche il tentativo, finora flebile, di una ControCop risulta finora piuttosto marginale. Forse ci si arriverà, prima o poi, d’altra parte vorrà pure dire qualcosa se 28 conferenze sul clima non hanno raggiunto risultati soddisfacenti. Il compromesso è l’arte della politica ma qui, semplicemente, appare più come l’arte del rinvio. E invece l’urgenza degli effetti meteorologici estremi abbatte la porta delle nostre percezioni. Da soli non si salva nessuno: è la lezione più importante delle Cop, ora tocca metterla in pratica.
In questo Speciale trovate una copertura giornaliera della Cop28, grazie alla collaborazione tra EconomiaCircolare.com e A Sud: riflessioni, cronache, analisi e commenti, tutto ciò che serve per comprendere ciò che accade a Dubai, provando a immaginare anche cosa resterà. Iscriviti a questo link per ricevere gratuitamente i bollettini sulla Cop28!
Infine, come per ogni Speciale, rinnoviamo l’invito a inoltrarci contributi, critiche e suggerimenti. Buona lettura.
© Riproduzione riservata