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lunedì, Maggio 13, 2024

La tassonomia UE alla prova dei fatti: i risultati dei primi report di sostenibilità

Gli esperti della Piattaforma per la finanza sostenibile presentano i primi dati sull’allineamento delle società non finanziarie alla tassonomia. Sebbene l’allineamento non sia completo per molte società e le aziende chiedano più chiarezza, all’interno ci sono risultati incoraggianti. Crescono anche i green bond

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

La tassonomia entra nel vivo della finanza sostenibile dell’Unione europea, il sistema di regole creato da Bruxelles per favorire gli investimenti green e contribuire così agli obiettivi net zero dell’agenda Fit for 55. Il 2023 è stato il primo anno in cui le società non finanziarie hanno comunicato le informazioni, riferite all’anno fiscale precedente, sull’allineamento (alignment in inglese) delle loro attività commerciali, investimenti o prestiti in relazione agli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici come previsto dal Disclosures Delegated Act della tassonomia.

La Platform on Sustainable Finance, l’organo consultivo della Commissione europea sulla tassonomia, che riunisce esperti di ambiente e sostenibilità provenienti da diversi ambiti, pubblici e privati, chiamati a coadiuvare le istituzioni europee nell’elaborazione e nel monitoraggio degli interventi normativi europei sulla finanza sostenibile, ha pubblicato a fine gennaio i primi risultati su come le indicazioni della tassonomia sulle dichiarazioni di sostenibilità siano state recepite dalle società finanziarie e non finanziarie all’interno dell’Unione europea.

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Il report della Piattaforma per la finanza sostenibile: i primi risultati

Con il documento “A Compendium of Market Practices” della Platform on Sustainable Finance, il quadro su come la tassonomia funzioni alla prova dei fatti comincia a essere più chiaro e fa ben sperare: i casi studio elaborati su sette gruppi di stakeholder (aziende, istituti di credito, investitori, assicuratori, revisori e consulenti, piccole e medie imprese e settore pubblico) forniscono una prima dimostrazione di come l’impalcatura Ue sulla finanza sostenibile stia funzionando sul campo e come le aziende comincino a usare la rassonomia per fissare i propri obiettivi di sostenibilità, definire strategie di transizione e rendicontare gli sforzi di sostenibilità, in alcuni casi andando persino oltre le previsioni normative obbligatorie.

Nel report gli esperti della Piattaforma hanno considerato anche un altro strumento europeo per la finanza sostenibile utile alle imprese per finanziare il passaggio del loro modello di business ad attività più sostenibili, ovvero i green bond, citando alcuni dati significativi. L’emissione di “obbligazioni verdi” ha raggiunto il 6,5% dell’emissione totale di obbligazioni societarie dell’Ue nel 2023. In base ai dati Eurostat, nel 2022 le pubbliche amministrazioni dell’Ue hanno emesso 266 miliardi di euro di green bond, rispetto agli 85 miliardi di euro del 2019, pari all’1,7% del Pil dell’Unione europea. Secondo i dati citati da Bloomberg, oltre il 40% di tutti i green bond nell’Ue proviene dal settore pubblico e gli emittenti di oltre il 90% di queste obbligazioni fanno riferimento alla tassonomia nelle loro relazioni pubbliche.

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Cosa significa allineamento alla tassonomia

Tornando all’allineamento delle società finanziarie e non ai criteri della tassonomia, vista la granularità delle norme sulla finanza sostenibile, prima di addentrarsi nei dati del report è necessario capire cosa “allineamento” significhi nel dettaglio. A chiarirlo è il Disclosure Delegated Act (uno degli atti applicativi della tassonomia), dove è previsto che le società non finanziarie comunichino la percentuale delle loro attività che sono ammissibili e allineate agli obiettivi ambientali elencati dalla tssonomia in termini di fatturato, spese in conto capitale (CapEx), spese operative (OpEx).

Inoltre, queste aziende devono descrivere come hanno calcolato i KPI (gli indicatori chiave di prestazione, un insieme di misure quantificabili che un’azienda utilizza per valutare le sue prestazioni nel tempo) e fornire una spiegazione dei dati. Per quanto riguarda le società finanziarie, la tassonomia richiede la divulgazione di informazioni su come e in che misura le attività dell’impresa sono associate ad attività economiche definite come sostenibili dal punto di vista ambientale. È prevista inoltre un’applicazione graduale delle disclosure, sia per tipologia di imprese coinvolte, sia per le informazioni soggette al reporting di sostenibilità.

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L’allineamento delle aziende alla tassonomia: i primi risultati

L’organo consultivo della Commissione nel report cita i dati di Bloomberg secondo cui a dicembre 2023 1.747 aziende appartenenti all’indice BESGPRO (Bloomberg ESGPRO) erano idonee alla tassonomia e 1.493 aziende hanno presentato il report sull’allineamento alla tassonomia. Delle 1.747 società non finanziarie, 1.496 sono imprese dell’Unione europea che rientrano nel campo di applicazione della NFRD (dal 1° gennaio 2024 sostituita dalla CSRD) e sono allineate almeno a una metrica della yassonomia. Una su due, idonee in termini di spese in conto capitale, erano anche allineate in qualche misura alla tassonomia.

L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) in un’indagine ristretta su 54 soggetti, compiuta a ottobre 2023, ha rilevato che quasi tutti gli attori che operano nei quattro principali settori coperti dal Climate Delegate Act sulla tassonomia (industria manifatturiera, energia e servizi di pubblica utilità, edilizia e immobiliare, trasporti e settori correlati) hanno reso noti i KPI di allineamento alla tassonomia richiesti per l’anno fiscale 2022.

La rendicontazione completa in conformità alle richieste di Bruxelles ha raggiunto il 70% del campione esaminato per i KPI sul fatturato, il 61% per i KPI sulle spese in conto capitale e il 59% per i KPI sulle spese operative. Questo dato evidenzia come siano necessari ulteriori miglioramenti nell’utilizzo delle KPI da parte delle società. L’Esma ha comunque riscontrato pratiche positive relative all’inclusione di chiari collegamenti con le strategie di sostenibilità delle società.

I dati sono incoraggianti soprattutto nel settore immobiliare e quello dei servizi di pubblica utilità, come è emerso dai risultati di uno studio realizzato dalla società di ricerche finanziarie Morningstar ad agosto 2023: le aziende del settore dei servizi pubblici hanno riportato il livello più alto di allineamento delle spese in conto capitale con la tassonomia Ue, pari al 69% (su un campione di 75 aziende). Seguono le aziende del settore immobiliare (26% su un campione di 42 aziende) e quelle del settore industriale (16% su un campione di 216 aziende). Tuttavia, considerando il totale del campione di 711 società, il livello medio di allineamento delle spese in conto capitale è stato del 18%, ma c’è da considerare l’incidenza negativa dei valori zero.

Infine, un’analisi condotta da CDP e Clarity AI su un campione di 1.700 aziende soggette al regolamento sulla tassonomia dell’Ue ha rilevato che circa 600 aziende hanno fatto riferimento ai KPI della tassonomia come parte della loro pianificazione finanziaria e dei piani di transizione. Sintomo di come le disclosure di sostenibilità siano viste come uno strumento facilitante per accedere ai finanziamenti, che poi è l’obiettivo di fondo della finanza sostenibile.

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Tassonomia e regolamento SFRD: le disclosure delle società finanziarie

La tassonomia interagisce anche con il regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) dell’UE, dedicato alle società finanziarie. Gli articoli 5 e 6 della tassonomia richiedono, infatti, a tutti i prodotti finanziari che rientrano negli articoli 8 e 9 del regolamento SFDR di indicare la percentuale dei loro investimenti sottostanti che è allineata con la tassonomia. I prodotti finanziari inclusi nell’articolo 8 della SFDR sono prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali, mentre quelli che rientrano nell’articolo 9 hanno come obiettivo specifico l’investimento sostenibile.

I fondi soggetti a disclosure rappresentano oggi il 56% del patrimonio totale dell’Unione europea. Il 10% dei fondi che dichiarano ai sensi dell’articolo 8 ha fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio, a partire da ottobre 2023 (dati Morningstar). A differenza delle aziende, le società finanziarie nel 2023 erano tenute a comunicare solo l’idoneità (eligible in inglese) degli asset (crediti e investimenti) agli obiettivi climatici della tassonomia. Secondo quanto emerge dalla ricerca della società di consulenza Ernst & Young, l’idoneità variava dallo 0% al 55%, con una media del 26%. Tuttavia, nota la società di consulenza “con l’aumento dei requisiti di rendicontazione dell’allineamento alla tassonomia e la disponibilità di informazioni da parte delle controparti, si prevede che i numeri delle istituzioni finanziarie si svilupperanno ulteriormente”.

“Il regolamento SFDR ha aumentato notevolmente il livello di trasparenza relativo agli obiettivi di sostenibilità nei prodotti di investimento. Questa tendenza – concordano nel report gli esperti della Platform on Sustainable Finance – riflette un aumento degli impegni net zero da parte degli investitori per i loro prodotti finanziari. I fondi di investimento che seguono i benchmark della transizione climatica dell’Ue e i benchmark allineati all’Accordo di Parigi sono cresciuti notevolmente e sono attualmente valutati 120 miliardi di dollari”.

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Le indicazioni della Piattaforma su come migliorare la tassonomia

Il report contiene anche alcune raccomandazioni degli esperti alla Commissione europea per accrescere i benefici della finanza sostenibile, in particolare con azioni di supporto agli stakeholder chiamati ad allinearsi alla tassonomia. “La Commissione europea – ha assicurato Mairead McGuinness, commissaria per i Servizi finanziari dopo la presentazione del report – continuerà a collaborare con la Piattaforma in modo da massimizzare l’impatto della tassonomia e aiutare le aziende nella transizione verso l’azzeramento delle emissioni”.

La barriera principale espressa dalle aziende è sicuramente la difficoltà di interpretare alcuni criteri e raccogliere i dati e le informazioni tecniche e specifiche necessarie per le valutazioni di allineamento. Per risolvere le questioni interpretative, l’UE ha creato un sito (EU Taxonomy Navigator) che offre una serie di strumenti online per aiutare gli utenti a comprendere meglio la tassonomia, facilitando in ultima analisi la sua attuazione e supportando le aziende nei loro obblighi di rendicontazione.

C’è da ricordare, infatti, che il numero di attori soggetti alla tassonomia crescerà gradualmente nel tempo, ma secondo la Piattaforma per la finanza sostenibile, la Commissione dovrebbe già adesso incoraggiare e semplificare le disclosure delle piccole e medie imprese, volontarie fino al 2027, in modo che anche loro possano utilizzare gli strumenti della finanza sostenibile per governare la transizione verso la sostenibilità e attrarre più capitali dagli investitori. Chi lo sta facendo, vede già i risultati: nel 2023 circa il 10% delle pmi (e l’80% delle pmi quotate in borsa) ha ottenuto un prestito verde/sostenibile da una banca.

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