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mercoledì, Maggio 15, 2024

Che cos’è l’ecodesign e perché è essenziale per la transizione ecologica

Pubblicato position paper del Laboratorio Ref Ricerche sull’ecodesign, sul ruolo essenziale che ha per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e sulle norme che lo sostengono

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Redazione EconomiaCircolare.com

Meglio prevenire che curare. In un position paper del Laboratorio Ref Ricerche pubblicato stamattina (“Eco-design: meglio prevenire che curare”), Paolo Azzurro e Donato Berardi ci ricordano l’importanza dell’ecodesign per la riduzione degli impatti ambientali della produzione e del consumo e per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione dell’economi.

Che cos’è l’ecodesign

La Commissione Europea lo definisce come “l’integrazione sistematica degli aspetti ambientali nella progettazione del prodotto al fine di migliorarne le prestazioni ambientali nel corso dell’intero ciclo di vita” (Direttiva quadro sui rifiuti, 98/2008/CE).

Da un punto di vista concettuale, spiegano Azzurro e Berardi, l’eco-design risulta caratterizzato da tre aspetti centrali:

  • si riferisce alla progettazione dei prodotti;
  • è finalizzato alla riduzione degli impatti ambientali di tali prodotti;
  • ne prende in considerazione l’intero ciclo di vita.

Meglio prevenire che curare, abbiamo detto. Nel 2014, con lo studio “Ecodesign your future – How ecodesign can help the environment by making products smarter”, la Commissione forniva un dato molto esplicito: “Fino all’80% dell’impatto ambientale dei prodotti è determinato nella fase di progettazione”. Una leggerezza o un errore quando si progetta un prodotto porta conseguenza negative che durano quando il prodotto stesso.

Leggi anche: “Ecodesign? Questione di progettazione, ma anche di formazione”

Il lavoro della Commissione Europea sull’ecodesign

Partendo da questa consapevolezza, il Green Deal Europeo e il Piano di Azione per l’economia circolare hanno previsto il lancio della “Sustainable product initiative”. Finora l’ecodesign, a livello legislativo, era confinato al tema dei consumi energetici: l’iniziativa punta invece ad estendere la progettazione ecocompatibile al di là dei prodotti connessi all’energia, “in modo che il quadro della progettazione ecocompatibile possa applicarsi alla più ampia gamma possibile di prodotti nel rispetto dei principi della circolarità”, chiariscono gli autori.

Obiettivo della Commissione è stabilire principi, regole e altre modalità per disciplinare aspetti quali la durabilità, la riutilizzabilità, la possibilità di upgrading e la riparabilità dei prodotti, la presenza di sostanze chimiche pericolose e l’efficienza sotto il profilo energetico e delle risorse, il contenuto di materiale riciclato e la possibilità di rifabbricazione e di riciclaggio di elevata qualità. Contestualmente, l’iniziativa prefigura la messa a punto di strumenti di policy volti a limitare la diffusione dei prodotti monouso, contrastare il fenomeno dell’obsolescenza programmata, vietare la distruzione dei beni durevoli invenduti, promuovere la diffusione e il consolidamento dei modelli “PAAS”.

Vista la complessità dell’obiettivo, la Commissione ha dato priorità ad alcune tipologie di prodotti, come l’elettronica, l’ICT e i tessili, i mobili e i prodotti intermedi ad elevato impatto, come l’acciaio, il cemento e le sostanze chimiche.

Il 30 marzo 2022 la Commissione Europea, in attuazione del Piano di Azione per l’economia circolare, ha licenziato un pacchetto di proposte finalizzate a garantire che “tutti” i prodotti immessi sul mercato europeo siano progettati secondo i principi dell’eco-design, coerenti con i principi dell’economia circolare ed efficienti sotto il profilo delle risorse:

Leggi anche: Ecodesign the future, al via il corso dedicato alle batterie. Le riflessioni dell’evento di apertura

La proposta di Regolamento europeo sull’ecodesign, il diritto alla riparazione e il riciclo

Nello specifico, la proposta di Regolamento europeo sull’eco-design si pone l’obiettivo di estendere la gamma di prodotti oggetto di regolazione e di stabilire ulteriori regole (oltre a quelle intorno all’efficienza energetica) relative alle caratteristiche che tali prodotti devono avere (e alle informazioni che devono essere garantite ai consumatori) per poter essere immessi sul mercato europeo.

Nel campo, sempre più ampio, dei dispositivi elettrici ed elettronici, eco-design “significa anche progettare prodotti che possono essere facilmente riparati”, sottolineano Azzurro e Berardi. Il cosiddetto “Diritto alla riparazione”, di cui il nostro magazine ha scritto spesso e che è già al centro delle risoluzioni del 25 novembre 2020 e del 10 febbraio 2021, si pone come il tema unico della Risoluzione del Parlamento europeo del 7 aprile 2022. In essa si chiedono interventi per garantire che i prodotti immessi sul mercato europeo durino più a lungo e possano essere riparati; che i consumatori abbiano accesso ad informazioni chiare e confrontabili sulla durata attesa e sulla riparabilità dei prodotti; misure volte. a promuovere e incoraggiare i consumatori, i produttori e i commercianti a optare per la riparazione piuttosto che per la sostituzione.

A ciò si affianca il cosiddetto Design for recycling ovvero la progettazione dei prodotti al fine di favorire la riciclabilità degli stessi una volta giunti a fine vita: “La crescente complessità dei prodotti immessi sul mercato e il diffuso utilizzo di sostanze chimiche problematiche, specie nel mondo dei polimeri plastici – leggiamo nel position paper – è un ostacolo per l’aumento del riciclo (e del riciclo di qualità) rendendo in molti casi impossibile (per ragioni di natura tecnica e/o economica) per chi opera a valle della filiera (le imprese di selezione e di riciclo) recuperare i materiali contenuti nei prodotti a fine vita al fine di un loro reinserimento nel ciclo economico”.

L’Italia

Guardando all’Italia, la diffusione dell’eco-design, insieme alla riparazione e al riutilizzo dei beni, rientra tra i macro-obiettivi della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare che punta all’eco-progettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo per la creazione di nuove catene di approvvigionamento di materie prime seconde, in sostituzione delle materie prime vergini.

Leggi anche: I ritardi della politica sull’ecodesign costano caro ai consumatori e all’ambiente

Il ruolo del digitale

Passare dal consumismo lineare ad un nuovo paradigma produttivo e di consumo in cui riparazione, riutilizzo, allungamento della vita dei prodotti e tracciabilità delle materie prime funzionale ad aumentare la quota di materia prima riciclata non sarà facile, e dovrà evidentemente essere sostenuto da importanti innovazioni nelle tecnologie dell’informazione, “mobilitando il potenziale di digitalizzazione delle informazioni relative ai prodotti lungo il loro ciclo di vita al fine di garantire trasparenza, tracciabilità e fruibilità delle informazioni da parte di consumatori e imprese della filiera, incluse ovviamente le imprese che operano nel settore del trattamento dei relativi rifiuti”.

Il concetto del limite

Se l’ecodesign è necessario, sottolineano Berardi e Azzurro, non è però sufficiente. Eco-design e innovazione in chiave ambientale dei prodotti e dei processi, inclusi i processi di riciclo, potranno certamente fornire un contributo determinante alla riduzione del consumo di risorse naturali e degli impatti ambientali della produzione e del consumo di beni e servizi. Ma tale contributo, “dovrà essere necessariamente accompagnato da una trasformazione profonda dei modelli di produzione e consumo, a partire dall’accettazione e dal riconoscimento del concetto stesso di limite: della presenza di limiti fisici nei sistemi naturali che delimitano lo ‘spazio operativo sicuro’ all’interno del quale possiamo prosperare”.

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